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Fnsi 06 Mag 2003

Presentato a Firenze da Isf e Regione Toscana per giornata Onu Rapporto su Ex Urss

Presentato a Firenze da Isf e Regione Toscana per giornata Onu Rapporto su Ex Urss

Presentato a Firenze da Isf e Regione Toscana per giornata Onu Rapporto su Ex Urss

Firenze, 5 maggio 2003. ANSA - ''Vladimir Putin ama i media? Certo che li ama, altrimenti non cercherebbe di prenderne il controllo''. Si può forse sintetizzare in questa battuta di Alexander Pumpiansky, caporedattore del ''Novoye Vremya'' di Mosca, la situazione dei mezzi di informazione in Russia e negli altri paesi dell' ex Unione sovietica. A quell' area è dedicato quest' anno il tradizionale Rapporto che Informazione senza frontiere e la Regione Toscana realizzano in occasione della Giornata internazionale per la libertà di stampa, e che è stato presentato nel pomeriggio a Firenze. Il Rapporto þ ''La lunga notte dell' est'' - analizza l'evoluzione dei media nella regione, dal buio assoluto della censura ai tempi dell' Urss fino all'impasto di luci e ombre che caratterizzano il faticoso cammino di quelle repubbliche verso la democrazia. Dove il riconoscimento formale della libertà e dell'indipendenza dell'informazione, che subito dopo la caduta del Muro sembrava a portata di mano, è divenuto spesso - secondo il rapporto - un semplice valore di facciata, da sbandierare a livello internazionale come uno dei tanti standard di presunta crescita democratica, ma che viene contraddetto nei fatti da forme di controllo altrettanto strette e soffocanti. Al di là di alcune differenze e specificità dei vari paesi, il Rapporto documenta come nella regione si sia messa in moto una dinamica comune con l' affermarsi di ''governi presidenziali'', ''dove la tradizione sovietica del dominio incontrastato del partito è aggiornata dal dominio esclusivo dell' autocrate-presidente in prima persona''. Emblematico il caso russo che Pumpiansky descrive ricostruendo le violentissime battaglie che Putin ha intrapreso e vinto contro Vladimir Gusinsky e Boris Berezovsky, i due tycoon che nell'era di Eltsin si erano costruiti due grandi imperi mediatici ora sotto il controllo di Putin. Anche attraverso l'informazione, rileva Vittorio Strada nella sua introduzione al volume, Putin ha lavorato per imporre la sua idea di ''una inflessibile verticale del potere'', il potere dello Stato, ''rispetto al quale devono collocarsi tutti gli altri poteri 'orizzontali'''. In questo quadro, sottolinea il Rapporto, ''proprio il caso russo porta alle più esasperate conseguenze i nessi tra controllo dei media e lotta politica'', dove l'uno è essenziale al dispiegarsi dello scontro per conservare e rafforzare il potere statale. Analisi, reportage e schede sulle varie repubbliche ricostruiscono le contraddizioni che dominano la situazione dell' informazione nell' area, e gli sforzi che il giornalismo più coraggioso sta compiendo per costruire una reale praticabilità della libertà di espressione. Spesso con sacrifici durissimi, come il Rapporto testimonia ripercorrendo i casi di Grigory Pasko, o di Sergej Duvanov , di Olka Kitova o dell' italiano Antonio Russo, una delle più dolorose testimonianze þ come scrive Furio Colombo nel suo contributo al volume -, di ''quando di libertà d'informazione si muore''. Una carica di coraggio e di sofferenza di fronte a cui, denuncia nell' introduzione il presidente della Regione Toscana Claudio Martini, appare ''veramente fragoroso il silenzio al quale la comunità internazionale (e, in primis, il cartello internazionale degli editori) ha condannato senza appello'' quelle storie terribili. Silenzio e ''disinteresse più completo da parte dei colleghi e del pubblico'' occidentale, aggiunge Martini, che equivalgono purtroppo ''all' abbandono e alla condanna, perché si può più facilmente colpire chi non gode dell' attenzione dei media'' internazionali.

@fnsisocial

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