Una perquisizione e' stata compiuta nella redazione milanese di cronaca del quotidiano 'La Repubblica' e nella redazione de 'Il Piccolo' a Trieste
'Alcuni ufficiali di polizia giudiziaria - fa sapere il Comitato di Redazione di Repubblica, esprimendo 'forte preoccupazione' - hanno perquisito la redazione e in particolare la scrivania ed il computer della collega Cristina Zagaria, alla quale va la nostra completa solidarietà, per acquisire e sequestrare del materiale di lavoro'. 'Denunciamo e condanniamo fermamente - prosegue la nota del Cdr - questo ennesimo attacco alla liberta' di stampa e all'indipendenza della professione giornalistica da parte della magistratura. Perseguito oltretutto ancora una volta con un metodo intimidatorio inaccettabile'. Il Segretario Generale della Fnsi, Paolo Serventi Longhi, ha dichiarato: “Condivido la preoccupazione espressa dalla comitato di redazione di 'Repubblica'. Ormai nel nostro Paese vi è un clima di caccia al giornalista, alle sue fonti e al materiale informativo. Dopo la legge sulle intercettazioni, riprende fiato una attività investigativa di parte della magistratura per scoprire i responsabili delle violazioni del segreto che di fatto prende di mira solo i giornalisti. Chiederemo al Ministro della Giustizia Mastella, negli incontri previsti per l’inizio di settembre, di chiarire definitivamente se le Istituzioni ed il Governo intendono difendere la libertà di informazione” SIDDI (FNSI): "PERQUISIZIONI A REPUBBLICA E AL PICCOLO IN UN CLIMA ALLARMANTE PER L'INFORMAZIONE. URGE UN RAPIDO CHIARIMENTO" “E’ sempre più sconcertante e incomprensibile che, davanti a ipotesi di gravi illeciti su cui anche i giornalisti sono riusciti a mettere i loro occhi e a scoprire e far sapere che ci sono verità diverse da quelle ufficiali, si continuino a mettere sotto inchiesta proprio giornalisti. La perquisizione in corso nella redazione Cronaca del quotidiano la Repubblica a Milano è indice di un allarme ormai altissimo per il libero esercizio dell’attività professionale e per il diritto dei cittadini a un’informazione piena, non reticente e non inquinata. I sequestri di documenti e note dell’archivio della collega Cristina Zagaria, con relazione alla vicenda Sismi-Abu Omar e al ruolo del capocentro di Trieste Pillirini, finiscono per palesarsi come un’interferenza pesante nel rapporto che ogni giornalista deve avere con le sue fonti, che ha il dovere di tutelare. Se poi è stato pubblicato qualche documento che l’autorità giudiziaria voleva tenere riservato ma è in arrivato ai giornalisti, che hanno il dovere di darne conto alla pubblica opinione, appare ancora più sconcertante che questi possano essere indagati addirittura per ricettazione. E’ allarmante e grave che si guardi al giornalista che documenta quanto scrive su vicende di primario interesse pubblico, come a un soggetto pericoloso mentre chi compie reati anche gravi esca quasi di scena, senza che ci siano ancora chiare e convincenti risposte alle inquietanti domande che le inchieste, anche quelle giornalistiche, hanno proposto. Alla collega e alla redazione di Repubblica va una convinta solidarietà mentre alle autorità competenti, alla Procura di Brescia in primis, va l’invito a volere fare chiarezza al più presto perché sia superato il clima di tensione che si sta abbattendo non solo su una collega e su un giornale ma, ogni giorno di più, sull’informazione che non accetta di farsi guidare da dossier prefabbricati. Quello di oggi a Repubblica non è il primo ordine di sequestro che viene eseguito in un giornale per presunta violazione del segreto istruttorio (stavolta mascherato dal richiamo all’ipotesi di ricettazione), ma nessun giornalista italiano può rassegnarsi a considerarlo un fatto di routine. E’ in atto nel Paese un gioco pericoloso al quale si ribellano tutti i giornalisti italiani e che la Federazione della Stampa Italiana non accetterà mai in silenzio. C’è un clima che non va, che vorrebbe considerare colpevole chi scrive dei misfatti di cui viene a conoscenza e non chi dei misfatti ne è l’autore. C’è una voglia dei poteri forti di condizionare e limitare l’informazione. lasciati liberi di lavorare. Le notizie di grande interesse pubblico non possono essere insabbiate. E questo interesse democratico deve tornare ad essere presto primario per tutti. Prima che sia tardi. Ai motivi di grande allarme per la perquisizione e l’accusa di ricettazione a una giornalista della redazione milanese di Repubblica, si aggiunge ora un enorme turbamento per analoghe iniziative in corso al Piccolo di Trieste, quotidiano dello stesso Gruppo editoriale. Pare sia scattato un meccanismo infernale quanto assurdo e inconcepibile. Piaccia o no, i giornalisti le notizie di pubblico interesse le diffondono non le nascondono, chi lo fa o lo facesse sarebbe fuori dalla legge e dalla professione, che li obbligano a rendere notti fatti di pubblico interesse di cui vengono a conoscenza. E assume significato profonda la solidarietà della Fnsi ai colleghi. La magistratura vuole individuare chi ha fatto uscire notizie riservate sul caso Abu Omar e in particolare sulla posizione del capocentro del Sismi di Trieste Lorenzo Pillinini. Cristina Zagaria di Repubblica e Claudio Ernè, cronista di nera e giudiziaria del Piccolo, ne avevano dato conto, documentatamente, sui lori giornali. Da stamani subiscono perquisizioni, anche domiciliari e interrogatori, come fossero autori di grandi misfatti. A casa di Erné la polizia giudiziaria ha suonato il campanello per la perquisizione addirittura alle 7,30 del mattino. Per cercare di far cadere il doveroso richiamo al segreto professionale sulle fonti, i due giornalisti sono stati indagati per ricettazione dalla Procura di Brescia. E’ già accaduto in passato in altre realtà ma questa non è risultata la strada maestra per tutelare la riservatezza delle indagini, che è competenza assoluta di altre funzioni non certo di quella giornalista. Quanto sta accadendo in questa giornata mina il diritto dei cittadini all’informazione pulita e il diritto dovere di cronaca dei giornalisti. Brutta giornata, in un brutto clima nel quale c’è ancora chi vuole leggi museruola o occhi bendati per i giornalisti. Il Paese e i cittadini stanno meglio con qualche informazione in più, che con notizie in meno e divieti che riducano la sfera delle libertà. La magistratura avrà pure le sue strategie per risalire agli obiettivi reali (non vorremmo credere che i cronisti siano considerati dei criminali perché hanno pubblicato le brutte notizie che hanno scoperto), ma quanto sta succedendo viene percepito come una pressione e un’invadenza di campo. Rimane alta l’istanza di un rapido chiarimento. A Claudio Erné del Piccolo, come già alla collega Zagaria di Repubblica, va una rinnovata e forte solidarietà della Federazione Nazionale della Stampa italiana e delle Associazioni regionali, insieme a un impegno civile per la trasparenza e la tutela da ogni interferenza esterna. Nessun giornalista che abbia fatto con coscienza e rigore professionale il proprio lavoro sarà lasciato solo”.