I responsabili di otto emittenti televisive del Ragusano sono stati denunciati dalla guardia di finanza del comando provinciale ibleo per presunte irregolarità nelle domande per la concessione delle frequenze del digitale terrestre. Secondo le indagini delle Fiamme gialle, le emittenti pur non avendo i requisiti per partecipare al bando del ministero dello Sviluppo economico sarebbero riuscite a piazzarsi nella graduatoria in posizione utile per l'assegnazione.
Le emittenti, consorziatesi tra loro mediante sottoscrizione di un patto d'intesa, sostiene la guardia di finanza di Ragusa, avrebbero presentato dichiarazioni e attestazioni non veritiere per indurre in errore il ministero e l'attribuzione di un punteggio utile a ottenere le frequenze televisive del digitale terrestre per la Sicilia, rilasciate il 12 giugno del 2012.
I reati ipotizzati sono di truffa aggravata ai danni del ministero dello Sviluppo economico e di falsità ideologica commessa da privati in atto pubblico. Gli atti sono stati inviati alla Procura della Repubblica di Ragusa e al Dipartimento per le Comunicazioni del ministero, per il rifacimento della graduatoria. In corso ulteriori accertamenti e verifiche sui contributi della legge 488 erogati alle stesse emittenti televisive oggetto dell'indagine. (RAGUSA, 20 FEBBRAIO - ANSA)
"L'indagine della Guardia di finanza che ha denunciato i responsabili di otto emittenti televisive del Ragusano e che ipotizza i reati di truffa aggravata e di falso ideologico in atto pubblico conferma quanto l'Associazione siciliana della stampa sostiene da tempo in merito al settore dell'emittenza televisiva privata in Sicilia". Lo afferma in una nota il sindacato dei giornalisti.
"Il quadro generale che l'Associazione siciliana della Stampa ha ben chiaro da tempo - si legge nella nota - e che è stato oggetto di un accurato dossier già presentato da tempo alla Commissione nazionale antimafia, al Corecom e al Nucleo dei carabinieri per la tutela del lavoro di Palermo, vede ormai troppe emittenti che non riuscendo a confrontarsi con un mercato pubblicitario sempre più asfittico non trovano di meglio che scaricare sui dipendenti i problemi della crisi con stipendi, spesso letteralmente da fame, sempre più rarefatti e versamenti contributivi visti come autentici 'optional'. Troppo spesso le leggi in materia vengono eluse, i contratti di lavoro diventano carta straccia, le regole deontologiche vengono ritenute obsolete e si assiste a una generale e drammatica precarizzazione del lavoro".
"Questi comportamenti, oltre a costituire gravi violazioni delle leggi, anche in materia penale - aggiunge l'Assostampa - diventano un modello che diverse televisioni assumono pur di restare su un mercato che, obiettivamente, tende ormai con forza a espellere le aziende più deboli. E, cosa altrettanto rilevante e preoccupante, diventano un metodo con cui le ormai poche aziende sane e in regola con le leggi devono, loro malgrado, confrontarsi al momento di cercare introiti pubblicitari sempre più rari o provvidenze che vanno divise con soggetti che violano costantemente ogni norma in materia".
L'Associazione siciliana della stampa, "di fronte a una situazione così grave che prelude a scenari ancora più cupi, chiede con forza a ogni organismo deputato per legge di eseguire controlli sempre più severi e, se il caso, intervenire nei confronti di chi continua la propria attività nel settore televisivo in sprezzo di ogni legge e norma".
"Al presidente della Regione - conclude l'Assostampa - invece, spetta un intervento ormai ineludibile per varare una legge quadro che sostenga l'intero settore in crisi e garantisca realmente l'occupazione". (CATANIA, 20 FEBBRAIO - ANSA)