Orlando e Giulietti
(Articolo 21):
"Lo sciopero è un atto
d'amore per la libertà"
Butti (An): "La Fnsi
è la vera anomalia"
Bonatesta (An); "Spero
che lo sciopero fallisca"
Pezzotta (Cisl): "Sempre
giusta la battaglia
per la difesa
della libertà
di espressione"
Lo sciopero dei giornalisti del Corriere della Sera "non è un atto contro il nuovo direttore Stefano Folli, tesi davvero stravagante: al contrario è stato un vero e proprio atto di amore per la libertà, ed ha alzato un muro di solidarietà a tutela dell'autonomia editoriale e professionale". Così commentano il presidente di Art.21 Federico Orlando, e il portavoce Giuseppe Giulietti, gli ultimi sviluppi legati al cambio di direzione nel quotidiano di via Solferino. «Le accuse - spiegano Orlando e Giulietti - rivolte da alcuni ambienti dell'imprenditoria italiana ai giornalisti del Corriere e alla Federazione della stampa, di aver proclamato uno sciopero politico, rappresenta un capolavoro di ipocrisia, un monumento all'ignavia di chi ha giudicato 'un atto ordinario' anche l'espulsione dal video dei giornalisti sgraditi al presidente Berlusconi». Per spiegare il loro allarme, i due esponenti politici ricordano che quando l'emittente La7 fu acquistata da Tronchetti Provera, dopo poche settimane «furono rimossi Gad Lerner, Fabio Fazio, Rizzo Nervo perchè osarono rivendicare la continuità del progetto editoriale: ma anche in quell'occasione ci furono silenzi, opportunismi, gravi errori di analisi politica». «Le manovre già in atto per cambiare l'assetto proprietario del Corriere si dovranno ora svolgere sotto i riflettori di un'opinione pubblica, che non è tutta disponibile a credere che gli asini possano volare nei cieli di Arcore. Coloro che hanno scioperato al Corriere e quanto sciopereranno il 6 giugno, con ogni probabilità saranno gli stessi che dovranno ancora lottare per tutelare il lavoro del direttore Folli, della sua redazione e tante altre redazioni italiane». Per queste ragioni, Art.21 ha indetto per il 5 giugno una grande manifestazione a Milano, alla Casa della Cultura, e il 17 una grande manifestazione europea a Bruxelles. (ANSA). "La proclamazione per il 6 giugno, da parte della Fnsi, dello sciopero in favore della cosiddetta libertà di stampa, non può chiudersi con una semplice e supina accettazione», afferma Alessio Butti, responsabile di editoria e dell'informazione di Alleanza Nazionale, per il quale: «La Fnsi ha incassato una sfilza di pensantissime critiche non solo da autorevoli politici, ma anche da prestigiose firme del giornalismo che considerano le argomentazioni di Serventi Longhi pretestuose, dannose ed inutili». Butti ritiene «metabolizzato» il cambio della guardia al Corriere e dimostrata la falsità delle accuse di «complotto berlusconiano» al proposito, e punta l'attenzione sulla Fsni e Serventi Longhi: «E' singolare la stroncatura subita anche dalla Fieg che senza mezzi termini accusa la Fsni di creare danni economici ai giornali e di immagine alla categoria. Ma ora c'è di più perchè anche la Associazione Articolo21, legata a Giulietti e Orlando, nega con una nota elegante il sapore politico dello sciopero del 6 giugno che tanto sta a cuore alla Fnsi». Per il deputato di An «Questa è la vera anomalia italiana. Una Federazione nazionale della stampa sempre pronta a gridare al regime nonostante il paese offra una gamma sterminata di giornali in cui riconoscersi senza patemi o drammi; una federazione che non gode più di autorevoli appoggi e che ignora quando la grande forza della stampa italiana sia proprio la sua libertà, tutto ciò nonostante Serventi Longhi che forse vorrebbe imporre agli editori non solo i direttori ma anche i vice». E il responsabile dell'informazione di An conclude: «Lo sciopero, così come è stato concepito, risulta offensivo anche per tutti gli elettori italiani che sanno esattamente non esistere il pericolo di regime e che vorrebbero leggersi in pace il giornale anche il 6 giugno. Soprattutto Serventi ricordi che gli italiani sanno cosa leggere, come leggere e quando leggere, non necessitano di regie rigide nè tantomeno di burattinai».(ANSA). «Voler accreditare la tesi, anche proclamando scioperi generali dei giornalisti - afferma Michele Bonatesta, della direzione di An e membro della commissione di vigilanza Rai - secondo cui l'avvicendamento tra De Bortoli e Folli alla direzione del Corsera significa che Berlusconi ha messo le mani sul quotidiano di via Solferino, che si è preso anche quello, come dice l'Unità, equivale a sostenere che Folli è un uomo di Berlusconi, anzi un suo servo. E anche che la stessa composita e plurale casa editrice del Corsera esegue senza fiatare i suoi diktat». Bonatesta definisce questa tesi «ridicola» e aggiunge che «anche la propaganda politica deve avere un limite, quello della decenza». Per quel che riguarda le iniziative di lotta indette dalla Fnsi, l'esponente di An conclude: «Auspichiamo che lo sciopero politico di Serventi Longhi sia un flop, che tante, importanti testate, come del resto già avvenuto in passato, non vi aderiscano, facendolo fallire come merita». (ANSA). «Ho sempre stimato Ferruccio De Bortoli, lo ritengo un giornalista attento e capace. Ma ho la stessa stima nei confronti di Stefano Folli, per cui credo e spero che la linea politica ed editoriale del giornale non cambi». Così il leader della Cisl Savino Pezzotta commenta, a margine della manifestazione Arena di Pace a Verona, le ultime vicende del Corriere della Sera. Quanto allo sciopero dei giornalisti che ha determinato oggi la mancata uscita del Corriere, Pezzotta ha detto di rispettare sempre le motivazioni di ogni organizzazione. «Se è una battaglia per la difendere la libertà di espressione di una testata, bene», ha osservato. Discorso analogo anche per lo sciopero della categoria proclamato per il 6 giugno dalla Fnsi, «la cui autonomia ~ ha aggiunto ~ non è in discussione». (ANSA).