Ordine Puglia: "Cronista
non corretta nell'inchiesta
sull'Università di Bari
Il Comando dei Carabinieri
valuti le modalità"
Serventi Longhi:
"Sconcertato dall'iniziativa
dell'Ordine pugliese
Rispettata la deontologia"
Siddi: "La giornalista
va premiata"
Il presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Puglia, Michele Partipilo, ritiene «in contrasto con il corretto svolgimento della professione giornalistica» il comportamento della giornalista della redazione barese di Repubblica che da cronista si è trasformata in esca nel giro di poche ore, consentendo ai carabinieri di arrestare un impiegato dell'Università di Bari: l'uomo è accusato di aver offerto a studentesse le soluzioni dei test di ammissione ad una facoltà a numero chiuso in cambio di favori sessuali. Partipilo annuncia in una nota di aver «segnalato il caso al competente Ordine di Bologna - presso il quale la collega risulta iscritta». «La vicenda - afferma ancora Partipilo - sarà portata anche all' attenzione del Comando generale dell'Arma dei carabinieri per le singolari modalità d'indagine adottate». Anche l'Ordine dei Giornalisti della Puglia si occuperà della questione, «per una più approfondita valutazione e per altre iniziative che si rendessero necessarie": lo farà nella prossima riunione del Consiglio dell'Ordine, già fissata per il 7 ottobre. (ANSA). Il segretario generale dela Federazione nazionale della Stampa, Paolo Serventi Longhi, si dice «sconcertato dall'iniziativa del collega Michele Partipilo, un collega che stimo». Per l'esponente del sindacato, la cronista della redazione barese della Repubblica, «la collega Cristina Zagaria, ha rispettato le leggi e i canoni deontologici della professione e non comprendo come possa essere sottoposta a sanzioni da parte dell'Ordine». Serventi sottolinea di non condividere l'intervento di Partipilo, «che contrasta con l'esigenza sostenuta dai giornalisti italiani di promuovere e rilanciare le inchieste e le indagini, anche scomode, come elementi qualificanti del nostro mestiere e dell'informazione». «La libertà dell'informazione - conclude - si combatte soprattutto sul fronte della professionalità e della capacità di denunciare le malefatte di piccoli e grandi potenti, chiunque essi siano, ovunque essi operino. Naturalmente ciò vale a maggior ragione nei casi odiosi di ricatto morale o fisico, come nella vicenda che ha riguardato l'Università di Bari». (ANSA). «Lo 'scandalo' sollevato dalla mia iniziativa mi lascia allibito». Il presidente dell'Ordine dei giornalisti della Puglia, Michele Partipilo, torna con una nota diffusa in serata sull'iniziativa assunta oggi sottolineando tra l'altro che «la sete di scoop non può portare a trasformarci nè in agenti provocatori nè in improvvisati carabinieri». «Non riesco ad accettare l'idea che colleghi esperti e autorevoli, compreso il caro amico Serventi Longhi, non colgano la distinzione che passa tra l'inchiesta giornalistica e l'inchiesta giudiziaria. Il giornalista va a caccia di notizie, fa informazione, raccoglie le denunce che gli giungono dai lettori ma certamente la sua attività non può svolgersi sotto la 'direzione di magistratura e forze dell'ordine»'. «Non mi risulta - continua Partipilo - che in democrazia siano questi i referenti dei giornalisti, la cui libertà credo debba fermarsi solo di fronte al rispetto delle persone. Nè mi risulta che Montanelli, Biagi, Scalfari o altri grandi giornalisti siano mai stati protagonisti di operazioni di polizia». Per il presidente dell'Ordine dei giornalisti di Puglia, «la 'denuncia di malefatte e soprusi' si può fare restando tranquillamente in borghese, altrimenti credo che l'amico Serventi Longhi si troverebbe a dirigere il Cocer dei giornalisti». «Ricordo a chi l'avesse dimenticato - conclude Partipilo - che l'Ordine professionale ha il dovere di far rispettare ai suoi iscritti quelle regole di comportamento che liberamente si sono dati scrivendo carte e codici deontologici. Una rilettura ogni tanto di quei documenti non fa male». (ANSA). Anche il presidente della Federazione nazionale della stampa, Franco Siddi, è intervenuto sulla iniziativa del presidente dell'ordine dei giornalisti della Puglia sostenendo la correttezza dell'operato della cronista di Repubblica. «Va sottolineato - dice Siddi - l'impegno civile della cronista che ha riscoperto ciò che molti hanno dimenticato, il giornalismo d'inchiesta. E nel caso specifico, essendo lei stessa vittima, ha evitato la perpetuazione del reato». «Piuttosto che sottoporla a procedimenti disciplinari - suggerisce Siddi - andrebbe proposta per un premio giornalistico». (ANSA).