«Nulla cambia rispetto al passato: la spartizione delle poltrone resta. Chi dai banchi dell'opposizione contrastava la legge 'Renzi' sulla governance della Rai ora che ha i numeri in Parlamento per cambiarla preferisce usarla per occupare i vertici dell'azienda del servizio pubblico radiotelevisivo». Il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, è perentorio nel denunciare quello che sta accadendo intorno alle nomine dei nuovi vertici di viale Mazzini.
«La verità è che l'informazione libera dà fastidio. Mentre noi contestavamo quella legge già quando la discutevano e continuiamo a contestarla anche oggi, chi all'epoca urlava allo scandalo dai banchi dell'opposizione oggi vuole farla propria», spiega Lorusso aprendo la conferenza stampa convocata insieme con Ordine dei giornalisti e Usigrai per illustrare la posizione dei rappresentanti dei giornalisti alla vigilia del voto per la nomina dei componenti del Cda Rai di competenza di Camera e Senato.
«Siamo accanto all'Usigrai in una battaglia che è antica: quella per l'autonomia del servizio pubblico. Oggi nessuno può dirsi innocente: chi prima urlava di liberare la Rai dai partiti e dal governo ora può liberarla cambiando la legge di nomina del Cda. Se si dovesse decidere di applicare questa legge nessuno sarà più innocente», è il commento del presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, Carlo Verna.
Mentre Vittorio Di Trapani, segretario dell'Usigrai, evidenzia come la conferenza stampa sia «un atto collettivo di tutta la categoria e delle associazioni e movimenti che hanno a cuore la libertà del servizio pubblico». Fra i presenti, nella sede della Fnsi, ci sono anche la presidente dell'Ordine dei giornalisti del Lazio, Paola Spadari, la portavoce di Articolo21, Elisa Marincola, la presidente della Cpo Fnsi, Alessandra Mancuso.
«Domani – prosegue Di Trapani – ci saranno le nomine. Abbiamo convocato oggi questa conferenza stampa perché non facciamo una questione di nomi: è questione di regole. Da tempo siamo convinti che da una pessima legge non possono nascere buoni frutti. Lo ripetiamo da quando la legge era ancora in discussione. Se cambiamento doveva essere, bisognava cambiare la legge 'Renzi'. L'attuale maggioranza parlamentare non lo ha fatto. Gli chiediamo: vogliono dare o no centralità ai temi e ai valori del servizio pubblico? O si limitano a discutere di spartizione di poltrone?».
Il segretario dell'Usigrai lancia quindi due proposte: «Dopo il decreto dignità, il governo prenda l'impegno di approvare una 'legge libertà' per liberare la Rai dal controllo della politica e per liberare il Paese dai conflitti di interessi. E poi: perché non aprire una procedura trasparente, con presentazione di curricula e audizioni pubbliche, per individuare il nuovo amministratore delegato e chiedere a chi si candida a guidare l'azienda quale idea di Rai Servizio Pubblico ha per il futuro?».
Da un lato, dunque, la trasparenza nella nomina dei vertici aziendali, dall'altra la certezza delle risorse economiche. «Da tempo diciamo che se si continua a non assicurare alla Rai risorse certe e congrue si finisce per limitarne ulteriormente l'autonomia. Il vero cambiamento deve viaggiare su un doppio binario: nuove norme per le nomine e risorse certe», conclude Di Trapani.
Il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, pone invece l'accento sul «silenzio complice» che c'è intorno a questa tornata di nomine da parte della politica e ribadisce che «sindacato e Ordine sono e saranno al fianco dell'Usigrai in questa battaglia per una nuova Rai», assicurando che tutte le strutture di Fnsi e Cnog saranno a disposizione dei colleghi del servizio pubblico per ogni iniziativa che intenderanno porre in essere per tutelare il lavoro delle redazioni.
«Insieme contrastiamo una legge che ritenevamo pessima mentre veniva approvata e consideriamo pessima ancora oggi. Mentre chi prima ha contrastato quella norma ora la applica, senza neanche fingere di mettere in cantiere norme contro il conflitto di interessi e per una nuova governance Rai», rileva Giulietti.
«Noi – ripete – non parliamo di nomi, ma di principi, di regole e metodi. Sarà opportuno nelle prossime ore non tanto fare polemica su chi sarà l'amministratore delegato, ma pensare a fondare un osservatorio con giornalisti e costituzionalisti che verifichino la possibilità di un esposto alla Corte costituzionale, che lavorino a testare le distanze tra questa legge e le sentenze della Corte e monitorino gli scostamenti dai principi contenuti nel Contratto di servizio che regola il servizio pubblico».
Per il presidente della Fnsi, infine, «è intollerabile che la Rai venga additata come un luogo dove sono tutti raccomandati e dove si consumano le peggiori nefandezze. Dove non si vuole il cambiamento perché sono i lavoratori a non volerlo. Chi ha affossato i piani di riforma lo ha fatto nelle stanze dei bottoni. Chi si è visto bocciare i piani di riforma ci dica quali poteri sono intervenuti e perché. Se ora c'è un governo del cambiamento noi siamo pronti al confronto per innovare. Questo è l'unico cambiamento possibile: quello dei fatti».
In chiusura, il segretario Lorusso, rispondendo alla domanda se non pensa che sia tardi per cambiare le regole, osserva: «Noi riteniamo che, ove ci fosse la volontà politica, si potrebbe cambiare la legge già prima della pausa estiva. Ma non credo che questa volontà ci sia».