di Raffaele Lorusso
Nella Rai 'legastellata' è già tempo di liste di proscrizione. L'invettiva del vicepremier Luigi Di Maio contro 'raccomandati e parassiti' lascia presagire tempi difficili per chi lavora per assicurare agli utenti un'informazione di qualità, secondo i canoni del servizio pubblico. Il tentativo non è soltanto quello di imporre il pensiero unico, ma anche di intimidire i giornalisti Rai. Parlare di 'raccomandati e parassiti' significa alimentare l'odio della rete nei confronti di chi fa informazione pubblica. Una notizia falsa – Di Maio è il primo a saperlo – funzionale al tentativo di far passare in secondo piano l'occupazione della governance della Rai. Il vicepremier sa bene che da dieci anni, ormai, i giornalisti Rai vengono reclutati con selezioni pubbliche, nelle quali ai partecipanti viene richiesta la laurea. Non lo stesso, invece, avviene per i membri del cda, per i quali valgono le regole della spartizione partitocratica, alla faccia di chi, nel governo, predica la trasparenza e alimenta il falso mito della democrazia digitale.
La combinazione di questi due fattori – meccanismi di nomina e insulti ai giornalisti da parte di membri del governo – contribuirà a far sì che l'Italia perda altre posizioni nelle classifiche internazionali sulla libertà di stampa. La Federazione nazionale della Stampa italiana non permetterà che venga messa in atto un'operazione di delegittimazione dei giornalisti del servizio pubblico e si attiverà in ogni sede per denunciarla e impedirla. Intanto, d'intesa con l'Ordine dei giornalisti e l'Usigrai, metterà a punto un dossier, con la documentazione di quanto avvenuto nelle ultime ore con le nomine e gli insulti ai giornalisti, da sottoporre agli organismi internazionali che si occupano di libertà di informazione e libertà di espressione.