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Governo 30 Gen 2008

Napolitano affida l'incarico a Marini: "Ho chiesto al presidente del Senato di verificare la possibilità di consenso su un progetto di riforma della legge elettorale"

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha fatto la sua scelta sulla crisi di governo, ad una settimana dal voto negativo a Palazzo Madama e dalle dimissioni di Romano Prodi, affidando al presidente del Senato Franco Marini l'incarico di ''verificare la possibilita' di consenso su una riforma della legge elettorale e di sostegno a un governo funzionale all'approvazione di tale riforma e all'assunzione delle decisioni piu' urgenti''. Il capo dello Stato ha chiesto al presidente incaricato di ''riferirgli'' sull'esito della sua verifica ''nel piu' breve tempo possibile''

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha fatto la sua scelta sulla crisi di governo, ad una settimana dal voto negativo a Palazzo Madama e dalle dimissioni di Romano Prodi, affidando al presidente del Senato Franco Marini l'incarico di ''verificare la possibilita' di consenso su una riforma della legge elettorale e di sostegno a un governo funzionale all'approvazione di tale riforma e all'assunzione delle decisioni piu' urgenti''. Il capo dello Stato ha chiesto al presidente incaricato di ''riferirgli'' sull'esito della sua verifica ''nel piu' breve tempo possibile''

"La crisi della maggioranza di governo - scrive Napolitano - è intervenuta dopo che in Parlamento si erano aperti spiragli di dialogo tra le forze politiche per una modifica della legge elettorale vigente e di alcune, importanti norme della Costituzione. La preoccupazione che senza tali modifiche non si possa realizzare la necessaria stabilità politica ed efficienza istituzionale, si è negli ultimi tempi – e ancora in questi giorni – chiaramente espressa, nel modo più imparziale, in seno all’opinione pubblica e a significative rappresentanze del mondo economico e della società civile. Una modifica della legge elettorale è stata, d’altronde, sollecitata attraverso una richiesta di referendum dichiarata ammissibile dalla Corte Costituzionale. Ho perciò prospettato, a tutti i partiti e i gruppi politici da me consultati, l’esigenza di una soluzione della crisi di governo che in tempi brevi dia almeno avvio agli indispensabili processi di riforma e a credibili impegni di più costruttivo e fruttuoso dialogo tra gli opposti schieramenti : dialogo da me costantemente auspicato e obbiettivamente necessario qualunque sia il risultato di nuove elezioni. Questa soluzione è stata considerata impraticabile da quelle forze politiche che hanno indicato nello scioglimento delle Camere e nella convocazione delle elezioni sulla base della legge vigente il solo sbocco della attuale crisi politica. Nel ribadire attenzione e rispetto per tutte le posizioni illustratemi, ricordo tuttavia che sciogliere anticipatamente le Camere ha sempre rappresentato la decisione più impegnativa e grave affidata dalla Costituzione al Presidente della Repubblica. E questa volta la decisione dovrebbe essere assunta a meno di due anni dalle ultime elezioni. Considero perciò mio dovere riservarmi un’adeguata ponderazione e valutazione conclusiva ; il che non può essere da nessuna parte inteso come scelta rituale o dilatoria. Ho pertanto chiesto al Presidente del Senato – facendo appello al suo senso di responsabilità istituzionale – di verificare le possibilità di consenso su un preciso progetto di riforma della legge elettorale e di sostegno a un governo funzionale all’approvazione di quel progetto e all’assunzione delle decisioni più urgenti in alcuni campi".

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