Sono passati 29 anni dalla strage di Mostar: nella città bosniaca il 28 gennaio 1994 il cessate il fuoco fu violato da un colpo di mortaio che uccise i giornalisti Marco Luchetta, Alessandro Saša Ota e Dario D’Angelo.
I tre componenti della troupe tv della sede Rai di Trieste erano tornati nella Bosnia-Erzegovina assediata, entrando con un convoglio umanitario per testimoniare la tragedia dei bambini del posto: nei mesi precedenti erano stati più volte a Mostar ed erano preparati e attrezzati.
In quei drammatici istanti il loro ultimo gesto fu quello di proteggere la vita di Zlatko, un bambino di 4 anni che stavano per intervistare.
Poche settimane più tardi il mondo del giornalismo fu funestato da un’altra tragedia, quella che costò la vita all’altro triestino Miran Hrovatin e a Ilaria Alpi, uccisi da un agguato a Mogadiscio in Somalia.
Poco dopo quei fatti venne costituita a Trieste la Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin, che accoglie e sostiene i bambini affetti da malattie non curabili nei loro Paesi d'origine. Dal 1994 la Fondazione ha ospitato più di 2mila tra bambini e loro familiari provenienti dall'Africa, dall'Asia, dal Sud America, dall'Europa Orientale e penisola balcanica.
“Per non dimenticare Luchetta, Ota e D’Angelo uccisi a Mostar mentre documentavano guerra, massacri, sofferenza dei più piccoli”: con questo tweet il presidente dell’Fnsi Giuseppe Giulietti ha ricordato i tre giornalisti tragicamente scomparsi 29 anni fa.
PER APPROFONDIRE
Tutte le informazioni sulle attività della Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin sono disponibili sul sito fondazioneluchetta.eu.
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— Beppe Giulietti (@BeppeGiulietti) January 28, 2023