«Apprendiamo con grande sconcerto e preoccupazione dell'iniziativa intrapresa dalla Camera Penale di Modena di istituire un osservatorio per monitorare l'attività dei media locali sui temi di cronaca e politica giudiziaria sostenendo che l'analogo Osservatorio nazionale dell'Unione delle Camere Penali, dopo un'approfondita indagine, è giunto alla conclusione che spesso l'informazione 'diventa strumento dell'accusa per ottenere consensi e così inevitabilmente condizionare l'opinione pubblica e di conseguenza il giudicante'». Lo affermano, in una nota congiunta, la presidente dell'Aser, Serena Bersani, il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, il presidente dell'Ordine dei giornalisti dell'Emilia Romagna, Giovanni Rossi e il presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, Carlo Verna.
«La Camera Penale di Modena - spiegano - fa esplicitamente riferimento al processo 'Aemilia', in corso da oltre un anno a Reggio Emilia, che per la prima volta ha alzato il velo sulle infiltrazioni mafiose in Emilia Romagna, per decenni sottovalutate. E lo fa proprio in concomitanza con un'udienza dello stesso processo in cui un pentito ha rivelato che, tra i progetti degli 'ndranghetisti in Emilia, c'era anche quello di uccidere un giornalista scomodo. Notizia che pare non aver toccato in maniera altrettanto significativa la sensibilità degli avvocati».
La Camera Penale replica spiegando che «la finalità dell'Osservatorio sull'informazione giudiziaria non è indagare un singolo processo e tantomeno il processo di 'Ndrangheta 'Aemilia'» e che le ragioni della costituzione e le finalità dell'Osservatorio sono state travisate dai rappresentanti dei giornalisti, «dando ai lettori un'interpretazione che offende gravemente chi ha deciso di costituire l'Osservatorio e tutta la classe forense».
Non è, tuttavia, la prima volta che sindacato e Ordine dei giornalisti sono costretti a occuparsi di intimidazioni, esplicite o velate, fatte a chi si occupa di informare i cittadini sul processo 'Aemilia'. «Ricordiamo - proseguono i rappresentanti della categoria - le minacce in aula ai cronisti reggiani, le richieste dei legali degli imputati di celebrare il processo a porte chiuse, le proteste contro i giornalisti già manifestate da alcuni difensori alle Camere Penali di competenza».
Per questo, Associazione Stampa dell'Emilia Romagna e Federazione nazionale della Stampa, in accordo con l'Ordine dei giornalisti dell'Emilia Romagna e con l'Ordine dei giornalisti nazionale, esprimono «grande preoccupazione di fronte a un'iniziativa che pare avere sapore intimidatorio. Gli eventuali comportamenti scorretti dei giornalisti sono di competenza del Consiglio di disciplina dell'Odg, al quale qualunque cittadino può rivolgersi per segnalarli. Riteniamo grave e inquietante che i media debbano essere messi sotto osservazione da un organismo composto solo da avvocati e non da tutte le altre parti chiamate in causa dalla decisione della Camera Penale di Modena. Altrettanto grave e intollerabile riteniamo l'affermazione che i media vengano strumentalizzati dall'ufficio del pubblico ministero e condizionino l'imparzialità dei giudici. Più che di osservatori su chi racconta e su come vengono svelati fatti criminosi sottaciuti per anni in Emilia Romagna - concludo sindacato e Ordine - sarebbe forse opportuno dotarsi di strumenti per mettere immediatamente a fuoco, se non per prevenire, tali delitti».