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Cronaca 04 Giu 2009

Minacce di morte a un artigiano siciliano, che ha denunciato gli usurai e vuole vendere un rene, e al giornalista Michele Guccione che ha lanciato il caso La solidarietà della Fnsi e dell'Assostampa siciliana

Minacce di morte a Bennardo Raimondi, l’artigiano di Palermo vittima di usura, rimasto solo dopo avere denunciato i “cravattari”, che vuole vendere un rene per curare il figlio disabile, e al cronista de “La Sicilia” Michele Guccione, addetto stampa di Confindustria Sicilia, che da direttore del settimanale gratuito “nell’attesa...” ha lanciato a marzo il “caso Raimondi”

Minacce di morte a Bennardo Raimondi, l’artigiano di Palermo vittima di usura, rimasto solo dopo avere denunciato i “cravattari”, che vuole vendere un rene per curare il figlio disabile, e al cronista de “La Sicilia” Michele Guccione, addetto stampa di Confindustria Sicilia, che da direttore del settimanale gratuito “nell’attesa...” ha lanciato a marzo il “caso Raimondi”

Ignoti hanno disegnato davanti alla casa di Raimondi, in via della Mimosa (ex Fondo Caruso, zona Borgo Molara) la sagoma di un cadavere (tipica dei rilievi della Scientifica) con a fianco le sagome di una pistola e di un coltello; sotto c’è la scritta “welcome to Fondo Caruso 41” più una scritta cancellata, e a seguire il chiaro nome “Michele”. Sul muro perimetrale della casa sono state disegnate una pistola e una bomba. Del fatto si occupa la Squadra Mobile. Ne dà notizia l’avv. Alfredo Galasso che, dopo il clamore nazionale suscitato da quegli articoli, ha deciso di assistere gratuitamente Raimondi chiedendo recentemente alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo la prosecuzione delle indagini contro gli usurai, per ottenere il riconoscimento di Raimondi quale vittima di usura e il suo accesso ai benefici di legge. Bennardo Raimondi, che aveva dovuto chiudere l’azienda e da allora si arrangia come può, grazie all’appello di marzo ha ottenuto tanta solidarietà e qualche aiuto economico. LA FNSI E L’ASSOCIAZIONE SICILIANA DELLA STAMPA COMUNICANO: Le minacce di morte rivolte al giornalista Michele Guccione, cronista della Sicilia di Catania, per avere reso pubblico la terribile storia di un artigiano palermitano vittima degli usurai confermano quanto sia difficile e rischioso informare correttamente l’opinione pubblica, specie in regioni ad alta densità malavitosa e mafiosa come la Sicilia. Il giornalista è finito nel mirino della malavita perché ha raccontato la storia di un artigiano che vuole vendere un rene per curare il figlio disabile, non avendo altre risorse economiche dopo essere caduto nella spirale degli strozzini. Avere dato voce alla disperazione di un uomo, avere raccontato senza alcun commento una vicenda di cronaca in Sicilia, e non solo in Sicilia, può costare caro. Ma il Paese non può affrancarsi da oppressioni come quelle della mafia e della malavita senza una corretta e libera informazione, senza che i cittadini siano informati tempestivamente, senza che nelle famiglie si parli di ciò che avviene, senza che la coscienze vengano stimolate da questi fatti. Ecco perché, nel confermare la massima solidarietà al collega Michele Guccione, la Fnsi e l’Associazione siciliana della stampa, sottolineano ancora con forza come l’elementare e basilare principio della libera circolazione delle notizie e dell’accesso alle fonti anche giudiziarie restano beni irrinunciabili per un Paese civile che nessun disegno di legge e nessuna forzatura di un governo possono pensare di cassare.

@fnsisocial

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