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Il giornalista Paolo Berizzi (Foto: repstatic.it)
Minacce 07 Dic 2021

Minacce a Paolo Berizzi, la procura di Bergamo apre una seconda inchiesta. La Fnsi al fianco del collega

Dopo la prima indagine che ha portato a rintracciare 13 persone, un nuovo fascicolo sulla base di insulti e intimidazioni arrivate sui social all'inviato di Repubblica, unico cronista sotto scorta in Europa perché finito nel mirino di gruppi neonazifascisti.

"Sarà guerra". "Inginocchiati viscido schifoso". "Stai sereno, ti controlliamo anche in vacanza". "Stai a casa tua verme". E ancora: "Infame, è giusto che tu viva blindato", "Il drone ti sorveglia sempre, anche al cesso", "gli hanno già bruciato il portone di casa, e continua". Ancora minacce aggravate, ancora via social, ancora contro Paolo Berizzi, inviato di Repubblica, sotto scorta dal 2019 per attacchi e minacce da parte di gruppi neofascisti e neonazisti e impegnato da anni a raccontare con le sue inchieste e i suoi libri il mondo dell'estrema destra.

Dopo la recente chiusura indagini su 13 persone per minacce seriali e continuate durante il 2019, la procura di Bergamo ha aperto un nuovo procedimento sulla base di altri recenti insulti e minacce gravi ricevute dal giornalista negli ultimi mesi: tutte indirizzate online, in particolare attraverso Twitter.

Al momento la nuova indagine è contro ignoti: ma nella lunga scia di attacchi in rete acquisiti dalla procura dopo le denunce presentate dal legale di Berizzi compaiono nomi, cognomi e fotografie degli odiatori da tastiera, molti dei quali - stando ai post e agli scritti - chiaramente riconducibili alla galassia di estrema destra. Diversi messaggi intimidatori sono stati postati anche da No Vax e No Green Pass.

Il 10 novembre scorso sempre la procura di Bergamo, dopo 3 anni, aveva chiuso le indagini su 13 persone che avevano preso di mira Berizzi. Le indagini di polizia postale e carabinieri - coordinate dal pm Emanuele Marchisio - hanno portato a identificare in mezza Italia - dalla Lombardia al Veneto, dal Piemonte alla Toscana e fino al Lazio - i server da cui sono partite le aggressioni telematiche al giornalista, spesso da profili anonimi e quindi di non immediata identificazione.

Gli indagati dovranno rispondere di minacce (anche di morte) oltre che di diffamazione nei confronti del cronista, unico in Europa ad essere sotto scorta per minacce neonazifasciste, da anni nel mirino dei gruppi della galassia nera. I rapporti di alcuni indagati con formazioni del mondo neofascista sono emersi già con le perquisizioni nelle abitazioni degli indagati, nel 2020.

Oltre a pc, telefonini, memorie usb, le forze dell'ordine hanno sequestrato anche volantini di associazioni nazifasciste, bandiere con croci celtiche e svastiche, persino un'ascia. Documentati anche rapporti con ultrà di estrema destra delle curve e tifoserie calcistiche. Per i tredici indagati si avvicina così il processo: il pm chiederà per tutti la citazione diretta a giudizio.

Da anni Paolo Berizzi, difeso dall'avvocato Fabio Pinelli, è oggetto di minacce e atti intimidatori per il suo lavoro d'inchiesta sul mondo del neofascismo. Ben sedici i procedimenti aperti in diverse procure, sempre per minacce e atti intimidatori nei suoi confronti, dal 2017 a oggi. Dal 2019 il giornalista è sotto scorta, rafforzata recentemente dopo nuove minacce e dopo l'inchiesta di Fanpage sulla "brigata nera": in un video - tra saluti romani e inni a Hitler - viene citato il nome di Berizzi in tono canzonatorio durante una cena.

La Federazione nazionale della Stampa italiana anche in questo caso, come sempre, si schiera al fianco del collega. «L'auspicio è che si giunga al più presto a far luce su queste nuove minacce e che gli autori vengano individuati e sanzionati. Il sindacato – rileva la Fnsi – è e sarà dalla "parte civile" di Paolo Berizzi».

@fnsisocial

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