Nuove minacce e aggressioni nei confronti degli operatori dei media durante le proteste contro il green pass e le misure disposte dal governo per contrastare la pandemia. Teatro delle violenze, sabato 30 ottobre, è stata Milano. Sotto i portici di piazza Duomo, un videomaker della trasmissione di La7 Tagadà è stato insultato, ha ricevuto uno sputo e un calcio alla videocamera. Nella stessa piazza, una troupe del programma Controcorrente di Rete4 è stata circondata e aggredita verbalmente da un gruppo di manifestanti. La giornalista è stata insultata e disturbata al punto da dover interrompere il collegamento per evitare che la situazione degenerasse. E non sono mancati cori e insulti indirizzati ai giornalisti, etichettati come "terroristi" e venduti dai manifestanti che sono arrivati a sfilare fin sotto la sede Rai di corso Sempione.
«Chi non si dissocia è connivente. Per questo sarebbe importante una presa di posizione pubblica e ufficiale degli organizzatori delle manifestazioni quando accadono questi fatti. Invece non arriva mai», denuncia Paolo Perucchini, presidente dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti.
«È curioso – prosegue – come sui social una pletora di persone definisca illiberale il green pass e dittatoriale il governo che lo ha istituito, ma poi non esprima nemmeno una critica nei confronti di chi, durante le manifestazioni di piazza insulta, minaccia e aggredisce i lavoratori dei media».
Per Perucchini, «è fondamentale tutelare il diritto all'informazione dei cittadini identificando e perseguendo chi si rende protagonista di fatti contro giornalisti e operatori dell'informazione. Le autorità hanno le capacità e le prerogative per prevenire e perseguire tali atti violenti. Siamo certi che prefettura e questura sapranno identificare e incriminare chi si è reso protagonista di reati nei confronti dei colleghi che stavano svolgendo il loro lavoro nelle strade di Milano».