È Michele Albanese il nuovo presidente dell'Unci Calabria, il Gruppo di specializzazione dei cronisti del Sindacato Giornalisti della Calabria, che conta 267 iscritti ed è stato intitolato a Franco Cipriani, lo storico cronista reggino, scomparso il 3 dicembre 1998, socio fondatore dell'Ansa, direttore dell'unico quotidiano d'informazione autorizzato dagli Alleati in Calabria dopo la Liberazione (Il Tempo) e successivamente del Corriere di Calabria, nonché giornalista di punta del Notiziario di Messina, della Tribuna del Mezzogiorno, del Roma, del Giornale di Sicilia, della Rai e corrispondente di guerra nei Balcani.
Un giornalista sempre al servizio degli istituti di categoria, sin dal I Congresso della ricostituita Fnsi a Palermo, primo segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria (dal 1974 al 1983) e consigliere nazionale Fnsi, Odg e della Stampa Cattolica e Turistica.
Franco Cipriani è stato un gran signore nella vita e nella professione, animato da un amore viscerale per il giornalismo, la cultura, la storia, le tradizioni, ma soprattutto un uomo profondamente rispettoso della deontologia professionale e della sensibilità altrui, soprattutto quella dei più deboli e più indifesi.
Michele Albanese, consigliere nazionale Fnsi con delega alla legalità è stato eletto, all'unanimità, dal Consiglio Direttivo riunitosi, a Reggio Calabria, alla presenza del segretario generale aggiunto della Fnsi e segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, che ha ricostituito il Gruppo Cronisti Calabria nel 2009 per dare «pieno sostegno ai colleghi che hanno il ruolo determinante di informare, ovvero raccontare soprattutto quello che è scomodo, quello che 'non si deve dire'».
Parisi ha sottolineato «l'importanza dell'azione sinergica tra il sindacato e i cronisti che devono assumere il ruolo di 'antenne del territorio' non solo per la raccolta di notizie al servizio dell'informazione professionale di qualità, ma anche nel contrasto alle fake news, nella denuncia di ogni comportamento finalizzato a soffocare o limitare la libertà di stampa, nell'interlocuzione con le istituzioni, la magistratura e le forze dell'ordine, nella formazione e nell'attivazione di tutte le forze di tutela interne ed esterne alla categoria per il pieno rispetto della deontologia professionale ed a garanzia del cittadino».
Sempre all'unanimità, nel delicato compito di tutelare il diritto-dovere di informare, sono stati eletti vicepresidenti Gabriella D'Atri (con delega per Cosenza), Nicola Lopreiato (con delega per Catanzaro e Vibo Valentia) e Giusy Regalino (con delega per Crotone), segretario Pietro Comito e tesoriere Piero Gaeta.
Il Consiglio Direttivo ha, quindi, nominato Orazio Cipriani garante dell'applicazione delle carte deontologiche, Lucio Musolino rappresentante della Calabria nell'Osservatorio nazionale sulla legalità, Maria Teresa Criniti delegata per la Locride, Carmelo Idà delegato per l'Alto Tirreno Cosentino, Mario Meliadò delegato per Reggio Calabria e l'online e Angela Panzera delegata alla formazione.
Nel corso dell'assemblea, Michele Albanese ha sottolineato l'esigenza di «ricondurre il lavoro dei cronisti nell'alveo della compostezza di fondo, ricreare una condizione di verità, avviare un serio confronto con le istituzioni per porre fine al dilagante abusivismo e alla concorrenza sleale favorita persino dalle forze dell'ordine con l'indiscriminato invio dei comunicati stampa anche a non iscritti all'Albo professionale».
Tema, questo, approfondito da Orazio Cipriani che ha denunciato «il proliferare di conferenze stampa ridotte a meri incontri con il compare di turno» e la «pericolosa azione di sedicenti giornalisti che fabbricano fake news a getto continuo».
Dei «problemi di comunicazione con le forze dell'ordine che, spesso, costringono i cronisti a mendicare agli avvocati, a volte persino indagati, le ordinanze di custodia cautelare», ha parlato Pietro Comito, il quale ha evidenziato anche la difficoltà di svolgere correttamente la professione, considerato che «sempre più spesso i comunicati stampa delle forze dell'ordine sono privi delle generalità degli arrestati (e le relative foto consegnate con i volti oscurati) e di ogni altro elemento essenziali per 'fare cronaca'».
«Persino gli omicidi – ha incalzato, dal canto suo, Piero Gaeta – a volte vengono secretati dalle forze dell'ordine» che – ha aggiunto Lucio Musolino – «aprono, invece, le chat a chiunque ne faccia richiesta, piuttosto che garantirne l'accesso agli addetti ai lavori».
Problemi che Mario Meliadò ha esteso alle conferenze stampa «popolate di abusivi che spesso si dilettano, indisturbati, a fare dirette sui social» e mettendo in cattiva luce i cronisti 'colpevoli' di fare domande scomode.
Se il vice segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, Andrea Musmeci, e Orazio Cipriani hanno auspicato «il ritorno ai tempi in cui i giornalisti facevano squadra disertando o abbandonando le conferenze stampa farsa o parata», ricordando che «il mondo è cambiato e la deriva è difficile da arginare», Nicola Lopreiato ha ammonito che «per superare il disagio enorme vissuto quotidianamente dai cronisti è indispensabile recuperare etica, professionalità e deontologia».
«Una preoccupante deriva – ha chiosato Gabriella D'Atri – davanti alla quale i giornalisti devono avere un ruolo essenziale: essere riferimenti certi per l’opinione pubblica». (Da: giornalistitalia.it)