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Metro, i giornalisti in stato di agitazione: «Dall'azienda nessun piano di rilancio»
Vertenze 14 Set 2020

Metro, i giornalisti in stato di agitazione: «Dall'azienda nessun piano di rilancio»

«Il 18 maggio il giornale fu venduto da Mario Farina all'attuale editore, Paola Garagozzo. Da allora nulla è stato fatto per portare avanti la testata che per prima portò la free press in Italia», denuncia l'Assemblea dei redattori in lotta per difendere la qualità  del giornale e la professionalità  di chi ci lavora.

«L'assoluta mancanza di un piano di rilancio. Il dimezzamento delle pagine locali di cronaca e la sostanziale soppressione del servizio degli spettacoli locali su tutte le tre edizioni (Roma, Milano, Torino). L'annuncio non rispettato di un restyling del sito internet. La notifica della "sospensione" dell'edizione del quotidiano su Torino. I continui ritardi sui pagamenti degli stipendi. La totale assenza del rispetto delle più banali procedure sindacali. La mancanza di garanzie, che pure sono state più volte richieste, sulla sanificazione delle redazioni. L'assemblea dei giornalisti di Metro indice lo stato di agitazione per sostenere, di fronte al nulla di fatto dell'azienda, la qualità del giornale e la professionalità dei giornalisti che ci lavorano». È quanto si legge in un comunicato sindacale dell'Assemblea dei giornalisti di Metro.

«Lo scorso 18 maggio – si legge nel documento – Metro fu venduto da Mario Farina all'attuale editore, Paola Garagozzo. Da allora nulla è stato fatto per portare avanti la storica testata che per prima portò la free press in Italia, nel 2000. Anzi. A dispetto delle parole e delle promesse, un editore totalmente privo di idee e prospettive è stato solo capace, da un lato, di aggrapparsi agli ammortizzatori sociali pagati dalla categoria e dalla generalità dei contribuenti, e, dall'altro, di imporre ridimensionamenti o insensati quanto brutali tagli, come quelli alle pagine locali. Pagine di importanza fondamentale per reperire quelle risorse pubblicitarie che invece, a quanto sembra, sono trasmigrate verso giornali settimanali con una testata quasi identica a quella di Metro, appartenenti ad altro editore e perciò concorrenti. La figura che si occupa di mantenere i rapporti con la concessionaria di pubblicità è la medesima per Metro e per le altre testate».

I giornalisti di Metro, incalza l'Assemblea, «ormai da mesi non percepiscono più lo stipendio con regolarità. Malgrado ciò, si sono impegnati, e continueranno a farlo, affinché il giornale restasse appetibile tanto ai lettori quanto agli inserzionisti pubblicitari. Di contro l'azienda non ha fatto altro che impoverire il prodotto cancellando intere sezioni o parti di esse (con danno anche per i collaboratori che ci lavoravano). L'ultima novità dell'azienda, poi, è una scarna comunicazione in viene "notificata" al Cdr la "sospensione" dell'edizione torinese perché "non conveniente a livello economico"».

I giornalisti di Metro, conclude il comunicato sindacale, «rigettano con forza questi atteggiamenti e queste decisioni unilaterali; invitano l'azienda al rispetto del Contratto in materia di comunicazioni sindacali; stigmatizzano, infine, la strana coincidenza per cui i pagamenti degli stipendi avvengono sempre dopo aver firmato le continue richieste di Cassa integrazione Covid, tanto che il Cdr, d'accordo con l'assemblea, ha deciso di non confermare l'ultimo incontro in cui si sarebbe dovuto firmare l'accordo per la Cassa Integrazione Covid al 50% nel mese di agosto come richiesto dall'azienda, poiché lo stipendio relativo al mese di luglio non era stato pagato».

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