Marilù Mastrogiovanni non ha diffamato la Igeco né il suo rappresentante Tommaso Ricchiuto. Nel suo lavoro di inchiesta sulle presunte infiltrazioni mafiose nella gestione dei rifiuti in alcuni comuni del Salento, la giornalista ha, infatti, «esercitato il diritto di critica politica nei limiti della pertinenza e di continenza delle forme di espressione».
Per questi motivi il Gip di Lecce, Edoardo D'Ambrosio, ha accolto la richiesta del pm di archiviare il procedimento a carico della direttrice del Tacco D'Italia, difesa dagli avvocati Francesco Paolo Sisto e Roberto Eustachio Sisto.
I fatti si riferiscono ad una delle querele per diffamazione presentate dai rappresentati della Igeco, holding che pochi giorni prima dell'archiviazione ha ricevuto una interdittiva antimafia, inerente tre articoli che Marilù Mastrogiovanni ha scritto citando «rigorosamente», come evidenzia l'ordinanza di archiviazione, atti amministrativi e giudiziari.
«Ancora una volta un giudice riconosce che una querela ai danni di una cronista si basava sul nulla. Ancora una volta una giornalista ha dovuto lottare per dimostrare la correttezza del suo lavoro al servizio della collettività», commentano Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana.
«L'ennesima decisione di archiviare una querela per diffamazione senza arrivare al procedimento – concludono i vertici della Fnsi – ripropone con forza la necessità di un intervento legislativo contro questa forma di 'bavaglio' che tuteli il lavoro dei cronisti e, soprattutto, il diritto dei cittadini ad essere informati».