«Siamo ostaggi. Non c'è altro modo per definire la assurda e drammatica condizione in cui versano da settimane i lavoratori de l'Unità. Ostaggi di una azienda che ha di fatto sospeso le pubblicazioni, non avendo provveduto a saldare i debiti con lo stampatore che ha fermato le rotative, ma che non ne dà comunicazione ufficiale chiedendo l'attivazione della cassintegrazione». Lo sottolinea il Cdr dell'Unità in una nota.
I giornalisti si dicono ostaggi anche «di una proprietà che non paga gli stipendi ma non provvede a garantire gli ammortizzatori sociali e rifiuta qualsiasi tentativo di mediazione sindacale esperito al tavolo con la Federazione Nazionale della Stampa e Stampa Romana. Ostaggi di un azionista di maggioranza – prosegue la nota – la Piesse di Guido Stefanelli e Massimo Pessina, che rifiuta qualsiasi confronto per uscire da una situazione kafkiana che loro stessi hanno creato avendo abbandonato questa azienda alla deriva fin dalla sua nascita».
Ma anche ostaggi «di un azionista di minoranza, il Partito Democratico, che dopo aver gestito tempi, modi e contenuti del ritorno in edicola de l'Unità ora per bocca del suo segretario Matteo Renzi liquida la questione come se tutto questo potesse essere derubricato ad una "semplice" vertenza sindacale in una azienda di proprietà privata. In questo braccio di ferro, in questo continuo ricatto che va in scena da più di un anno, gli unici a pagare sono i lavoratori de l'Unità, privati di un posto di lavoro, di uno stipendio, del pur minimo paracadute degli ammortizzatori sociali, di un progetto in grado di spiegare cosa ne sarà del quotidiano e del proprio futuro e presto anche di una sede fisica vista l'intimazione di sfratto notificata ieri per morosità della società editrice. Siamo ben oltre l'assurdo, ben oltre l'umiliazione. E siamo stanchi di parole vuote, solidarietà di facciata e silenzi colpevoli».
È arrivato il momento, prosegue la nota, «che chi davvero ha responsabilità in questa vicenda, tanto il Partito Democratico quanto la Piesse di Guido Stefanelli e Massimo Pessina, si attivi per porre fine a questa drammatica sospensione dei diritti dei lavoratori e che gli azionisti de l'Unità Srl, tutti, compiano i passi necessari per chiudere questo limbo in cui i lavoratori sono stati cacciati da settimane. Per parte nostra continueremo ad usare gli unici strumenti che non potranno mai toglierci: la voce innanzitutto, per denunciare le responsabilità di azionisti che pretendono di lavarsi la coscienza rimpallandosi accuse e colpe senza sporcarsi le mani del fango che hanno creato; e le aule giudiziarie, come quella in cui proprio oggi, giovedì 15 giugno, si è tenuta la prima udienza della causa mossa dal sindacato all'azienda per comportamento antisindacale». (Agi – Roma, 15 giugno 2017)