Il 13 marzo 1979 moriva Graziella Fava, vittima di un attentato terroristico ai danni della sede dell’Associazione stampa dell’Emilia-Romagna. Per ricordarne la memoria, l’Aser e l’Ordine dei giornalisti, anche quest’anno hanno deciso di fare un’offerta in beneficenza. Su indicazione della famiglia Fava, il contributo è stato devoluto all’Ant di Bologna, per l’assistenza ai malati di tumore
Graziella Fava, 50 anni, sposata, un figlio, lavorava come collaboratrice in una famiglia che abitava al terzo piano di via San Giorgio 6, a Bologna. In quel tragico 13 marzo 1979, due uomini e una donna, armati e mascherati, entrarono negli uffici di via San Giorgio, sequestrarono un impiegato e un ospite, poi diedero fuoco alla sede dei giornalisti. Il fumo invase anche l’appartamento al piano superiore dove si trovavano una signora di 81 anni, la figlia e la collaboratrice. Graziella Fava restò accanto alla padrona di casa, ma raggiunta dal fumo e dai vapori tossici morì asfissiata mentre cercava di aprire la porta ai vigili del fuoco. L’attentato, seguito da altre due incursioni incendiarie alle abitazioni private di due cronisti bolognesi, fu rivendicato dai sedicenti ‘Gatti selvatici’, che nelle loro deliranti azioni facevano riferimento all'estremismo di sinistra. I responsabili non sono mai stati identificati.