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Cronaca 25 Giu 2007

L'ex direttore generale della Juventus Moggi ricorre al Garante della privacy e chiede di distruggere le intercettazioni che lo riguardano

Ordinare la cancellazione, l'eliminazione e la distruzione di tutti i testi, in qualunque formato (video, audio, scritto), relativi alle intercettazioni di conversazioni telefoniche di Luciano Moggi nell'ambito della vicenda denominata 'Calciopolì. È il contenuto del ricorso presentato dall'ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi al Garante della privacy, al quale non solo ha chiesto espressamente di essere sentito, ma anche di vietare la pubblicazione futura di altro materiale che lo riguardi

Ordinare la cancellazione, l'eliminazione e la distruzione di tutti i testi, in qualunque formato (video, audio, scritto), relativi alle intercettazioni di conversazioni telefoniche di Luciano Moggi nell'ambito della vicenda denominata 'Calciopolì. È il contenuto del ricorso presentato dall'ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi al Garante della privacy, al quale non solo ha chiesto espressamente di essere sentito, ma anche di vietare la pubblicazione futura di altro materiale che lo riguardi

Il ricorso, redatto dagli avvocati Federico Tedeschini, Pierluigi Giammaria, Paolo Trofino e Fulvio Gianaria, è stato proposto contro Rcs Quotidiani, La Gazzetta dello Sport, Gazzetta.it, Gruppo Editoriale L'Espresso, La Repubblica e Repubblica.it. Nel testo si ricostruisce la vicenda che ha visto protagonista Moggi, che "continua - si legge - ad essere relegato nello scomodo ruolo del 'capro espiatoriò di situazioni molto più complesse ed articolate rispetto alla media di quelle che una sola persona potrebbe ragionevolmente governare". Nel ricorso si ricorda come ad "aprile si sono concluse le indagini della Procura di Napoli", e "immediatamente i quotidiani nazionali Repubblica e La Gazzetta dello Sport hanno pubblicato, attraverso i rispettivi siti web, ampi stralci contenenti il testo di cosiddette intercettazioni", nonostante la legge stabilisca "il divieto assoluto ed inderogabile di pubblicazione degli atti processuali fino alla conclusione di almeno un grado di giudizio". Tutto l'impianto accusatorio "della vicenda disciplinare ruota attorno all'inverosimile numero di intercettazioni acquisite dall'autorità giudiziaria che - si legge nel ricorso - prima di assurgere ad elemento o fonte di prova, sono state date in pasto alla stampa ed all'opinione pubblica, del che, prima o poi, qualcuno sarà chiamato a rispondere". Nessun interesse per Moggi a "conoscere come e perchè atti ancora endoprocessuali, che tutt'al più potrebbero e dovrebbero essere nella disponibilità degli indagati e dei loro difensori, siano arrivati in mano alla stampa: non è nostro dovere nè questa, comunque, sarebbe la sede per siffatta indagine. Quel che è certo è che la diffusione delle intercettazioni è in palese violazione della normativa sulla privacy". Alla fine, nel ricorso, le domande: "Chi stabilisce se le intercettazioni in questione siano legalmente formate o acquisite? Il Direttore responsabile di un giornale? O il giornalista che se le procura?". La riposta: "Lo stabilirà un giudice, con ogni probabilità sopranazionale, attesa la completa illegittimità ed arbitrarietà di tutto il sistema generale italiano delle intercettazioni". Per l'ex dg della Juventus "il punto è che, se si vuol dare un senso ai richiami alla Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, il cittadino Luciano Moggi, mancando ancora, perfino, il rinvio a giudizio, ha diritto ad essere tutelato almeno come l'onorevole D'Alema e l'onorevole Fassino, perlomeno fino a quando: le intercettazioni non siano diventate atto processuale; non si sia concluso almeno un grado di giudizio". (ANSA)

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