Legge Gasparri: dipendenti Rai
manifestano davanti
a sedi Azienda
Il testo del volantino,
polemica del Ministro,
comunicato Azienda,
repliche dei sindacati
La Cgil, la Cisl, la Uil della Rai e l’Usigrai hanno organizzato manifestazioni davanti alla sede del Servizio pubblico per protestare contro il ddl Gasparri e l’ordine del giorno del Senato che prevede ammortizzatori sociali per i dipendenti della stessa Rai. Questo il testo di un volantino distribuito ai cittadini: “Care colleghe e cari colleghi Rai, potete leggere qui dietro, riprodotto integralmente, il testo dell’ordine del giorno che il 17 luglio il Governo ha accolto al Senato, durante la discussione e la votazione degli articoli del disegno di legge Gasparri riguardanti la Rai. Il Governo viene impegnato a garantire “adeguati ammortizzatori sociali” (cioè cassa integrazione ed altro) per rispondere alle conseguenze che il calo della raccolta pubblicitaria potrebbe avere sui livelli di occupazione, ed in vista della cessione di rami di azienda che la Gasparri renderà possibile dal gennaio 2006. Giudichiamo pericolosissimo il segnale che viene inviato ai dipendenti Rai: attraverso questo ordine del giorno si lascia intendere che i posti di lavoro possono essere a rischio. Nei mesi scorsi le organizzazioni sindacali della comunicazione avevano chiesto che la possibile applicazione degli ammortizzatori sociali fosse riconosciuta al settore dell’emittenza privata (dove talvolta piccole tv e radio sono in situazione di crisi). Perché oggi si sceglie di estendere questi strumenti anche alla Rai? Perché l’eventuale cessione di rami di azienda deve essere accompagnata dall’introduzione della cassa integrazione? Si pensa di allettare chi vorrà comprare parti della Rai rendendogli più agevole l’espulsione dei dipendenti? Evidentemente gli stessi promotori della legge non credono che essa assicurerà al servizio pubblico un futuro di rafforzamento e di sviluppo. Vanno nella stessa direzione - quella di un declino della Rai - i “consigli” venuti in questi giorni da esponenti del governo e della maggioranza: per finanziare il passaggio al digitale terrestre “l’azienda venda i suoi immobili”. Nei progetti c’è dunque una Rai più povera, con meno dipendenti, meno competitiva. Ma a questo disegno il Direttore Generale sta rispondendo con un impressionante silenzio. Cosa pensa Flavio Cattaneo della legge Gasparri? Ritiene che essa assicuri alla Rai risorse adeguate ai nuovi compiti? Se la sente di spiegare ai dipendenti quale impatto avranno le nuove norme sulle casse dell’azienda? I sindacati della Rai non possono accettare che il servizio pubblico venga costretto al declino dalle scelte politiche esterne e dalle obbedienze interne. Ma la nostra risposta può avere la necessaria forza soltanto se ogni lavoratrice ed ogni lavoratore della Rai comprenderanno la gravità della crisi che la Rai sta attraversando e la pericolosità dei progetti che si stanno realizzando ai danni del servizio pubblico. Il nostro futuro dipende anche da noi.” "Si tratta di una protesta assolutamente priva di motivo. Non risulta, infatti, alcun intento da parte dell'Azienda e dell'azionista di ridurre l'occupazione in Rai". Lo fa presente, in una nota, il ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri a proposito dell'allarme lanciato dai sindacati su un imminente pericolo di cassa integrazione. "Se nelle ragioni del sit in ci si riferisce all'ordine del giorno presentato da alcuni parlamentari al Senato in occasione del voto sul ddl che definisce il riassetto del Sistema delle comunicazioni, attraverso cui si chiede l'introduzione di ammortizzatori sociali, è vero semmai il contrario – prosegue Gasparri - perché l'ordine del giorno auspica che in casi ipotetici, e finora non ipotizzati né ipotizzabili, di dismissione e privatizzazione dell'Ente si possano attivare meccanismi di garanzia sociale. Così come si auspica, nello stesso ordine del giorno, un coinvolgimento dei dipendenti nelle future fasi di privatizzazione". Per il ministro Gasparri "non è il caso di protestare contro nulla, ma semmai di prendere atto che queste sollecitazioni che l'Aula del Senato e il Governo hanno fatto proprie, sono venute proprio da ambienti sindacali che avevano chiesto all'esecutivo di assumere impegni sia sul fronte della partecipazione dei lavoratori che di quello delle garanzie che devono investire tutto il mondo delle comunicazioni". "Non ci risulta del resto che ci siano pericoli imminenti né futuri per quanto riguarda i dipendenti - conclude il ministro - visto che semmai la legge ha l'obiettivo di rilanciare e potenziare la Rai anche con un confronto sempre più aperto con il mercato". (AGI) "E' assolutamente priva di fondamento l'affermazione fatta da CGIL, CISL , UIL e Usigrai in un volantino nel quale si sostiene che "per la Rai stanno preparando la cassa integrazione". Non solo non c'è alcuna ipotesi di questo tipo, ma non ci sono neanche le condizioni economico finanziarie per ricorrere a questi interventi che sono riservati alle aziende in crisi. I conti della Rai sono in ordine, non ci sono debiti, e gli interventi fatti e in corso danno garanzie per il futuro in quanto sono di tipo strutturale e non contingente". E' questa la secca replica di viale Mazzini alla nota di CGIL,CISL, UIL e USIGRAI. "Il fatto poi che alcune organizzazioni sindacali, invece di procedere, come previsto dalle normali relazioni industriali, a chiedere chiarimenti e risposte in sede aziendale, preferiscano diffondere volantini allarmistici e privi di fondamento, si commenta da sè". (AGI) I sindacati hanno così replicato al Ministro e all'Azienda: "Se davvero l’ordine del giorno si occupa – come sostiene il ministro Gasparri - di “casi ipotetici, e finora non ipotizzati né ipotizzabili”, viene da chiedersi perché il Senato abbia tempo da perdere in astruse fantasticherie. In realtà la vendita di parti della Rai è, nel disegno di legge, un’ipotesi assai concreta, che dal gennaio 2006 potrà essere praticata senza ostacoli, e ad essa l’ordine del giorno si collega esplicitamente nel sollecitare l’introduzione di ammortizzatori sociali per il servizio pubblico. Su questo punto il ministro Gasparri può fornire una sola credibile assicurazione: elimini la data del gennaio 2006 come inizio della vendita di pezzi della Rai. Egualmente preoccupante é il silenzio suo e del suo disegno di legge sul fondamentale tema delle risorse: se il passaggio al digitale terrestre dovrà essere affrontato dalla Rai senza alcun finanziamento specifico, l’azienda sarà ulteriormente spinta verso la crisi finanziaria. Registriamo infine che il Ministro continua a sobbarcarsi, pur con tutti gli oneri che gravano sul suo dicastero, anche il mestiere di Direttore Generale della Rai. Arrivano infatti soltanto da Gasparri le indicazioni sul futuro dell’azienda, mentre Cattaneo continua a tacere". ---------------------------------------------------- “La questione della data di uscita del vertice Rai è un aspetto certo rilevante della legge Gasparri, ma non può essere l’unico tema sul quale si concentra l’attenzione degli amministratori. Sarebbe assai opportuno che il CdA e il Direttore Generale cogliessero l’occasione della riunione di oggi per discutere approfonditamente degli impatti che il disegno di legge avrà sull’azienda. I dipendenti sono molto interessati a sapere se, a giudizio del vertice, la Gasparri assegni alla Rai risorse adeguate ai compiti vecchi e nuovi; se e come si farà fronte alle spese per il digitale terrestre, e con quali conseguenze per gli investimenti sul prodotto; se il testo salvaguardi l’unitarietà aziendale contro i rischi di frammentazione; se le dismissioni possibili a partire dal 2006 siano compatibili con il ruolo ancora centrale chiesto per il servizio pubblico anche dal Presidente della Repubblica. Su tutti questi temi i dipendenti attendono che il vertice Rai esca dal silenzio con il quale – tranne pochissime eccezioni – ha accompagnato il dibattito parlamentare. Cgil-Cisl-Uil Rai e l’Usigrai riaffermano l’interesse al confronto con il vertice aziendale su questi problemi, realmente decisivi per il futuro della Rai. Ma a voler dialogare bisogna essere in due. Fin qui il vertice ha preferito invece evitare ogni confronto”.