Le proposte emerse dal Convegno “Lo stadio è zona franca?” promosso da Stampa Romana. L’intervento di Siddi
Un centro di monitoraggio permanente delle trasmissioni radio-TV e dei siti Internet gestiti dai tifosi più scalmanati, per denunciare e bloccare sul nascere istigazioni e minacce. Leggi che consentano l’arresto dei colpevoli di violenze anche nelle ore successive alla partita. Sanzioni degli organismi di categoria nei confronti dei giornalisti che si rendono corresponsabili dell’esasperazione e dell’imbarbarimento del fenomeno sportivo. Sono queste alcune delle proposte scaturite dalla tavola rotonda “Lo stadio è zona franca?” organizzato questa mattina dall’Associazione Stampa Romana a cui hanno partecipato il direttore del Messaggero Paolo Gambescia, il direttore di Rai Sport Paolo Francia, il vice direttore della Gazzetta dello Sport Ruggero Palombo, il vice direttore del Corriere dello Sport Luigi Ferrajolo, il Vice Questore Vicario di Roma Aldo Vignati e il sociologo Franco Ferrarotti, coordinati da Enrico Varriale della Rai. Per il sindacato il nodo resta comunque la difesa della qualità dell’informazione, nelle pagine della politica come in quelle dello spettacolo e in quelle dello sport: il convegno di oggi rappresenta solo un punto di partenza per un rinnovato impegno a fianco dei colleghi che si occupano dello sport. Siddi (Fnsi), promuovere cultura dello sport 13 dicembre 2002. ANSA - Il Presidente della Federazione della Stampa, Franco Siddi, ha lanciato un appello alla categoria e soprattutto ai direttori dei giornali e delle TV e alle Società sportive per la promozione di una cultura dello sport antitetica a quella degli abusi e della violenza negli stadi. Lo ha fatto intervenendo al Convegno ''Lo Stadio è zona franca?'' organizzato dall'Associazione stampa Romana. ''E' importante - ha detto Siddi - che i giornali, al di là delle legittime competizioni editoriali, ma anche le organizzazioni dei giornalisti, la Federazione della Stampa e l'Ordine professionale sappiano fare cartello per rispondere con coerenti azioni di solidarietà ogni qualvolta fenomeni di devianza e violenza, anche contro un solo giornalista, si manifestano in forme tali da limitare la libertà di cronaca e l'indipendenza dell'attività professionale. Ai teppisti, camuffati da ultras, l'informazione non deve fare alcuno sconto e contro di essi è necessaria una legislazione e un'attività preventiva e repressiva piu' efficace. E' scandaloso che noti capi fazione, che poco hanno a che vedere con la bellezza dell'evento sportivo e del fatto atletico, vengano addirittura ascoltati come opinionisti. La violenza in se non è mai manifestazione di libertà. Il clima attorno ad alcune grandi società sportive è pesante. Aggressioni e intimidazioni verso i giornalisti non si contano piu': vanno di pari passo con le devastazioni e gli scontri tra tifosi negli stadi non è un caso che nell'ultimo anno il numero dei feriti è salito da 42 a 150 tra i tifosi e da 97 a 357 tra le forze dell'ordine''. Secondo Siddi ''altrettanto grave è la pretesa di taluni dirigenti e manager che pretendono di voler stabilire il diritto di accesso alla fonte dell'informazione, cioè all'evento, sulla base di personali valutazioni di convenienza. Talvolta le violenze di presunti tifosi nascondono manovre per costringere direttori ed editori ad allontanare dall'incarico il giornalista giudicato scomodo solo perché esige, come gli compete, di dire la verità''.