Il segretario del Sindacato Giornalisti Marchigiani esprime preoccupazione per il silenzio stampa deciso giovedì 22 ottobre dall’Ac Ancona calcio nei confronti del Messaggero. Preoccupazione perché non può essere condivisa – mai – la scelta di una società sportiva di interrompere i rapporti con un quotidiano e con i mezzi di comunicazione in generale.
Da quanto si apprende dalla testata del Gruppo Caltagirone, il silenzio stampa è stato deciso direttamente dal direttore sportivo dell’Ac Ancona il quale non ha gradito l’intervista che il Messaggero ha dedicato all’avvocato del club biancorosso in merito al rischio di penalizzazione dovuto ai ritardi sul pagamento degli stipendi ai tesserati. In sostanza, secondo l’Ac Ancona il cronista del Messaggero, Michele Natalini, avrebbe dato fastidio perché si è informato direttamente alla fonte, analizzando a fondo il caso e riportandolo poi sulle colonne del Messaggero. Siamo al paradosso. L’Ac Ancona non contesta la veridicità della notizia; contesta il modo in cui è stata approfondita, dimenticando che verificare un’informazione e riportarla correttamente ai lettori è alla base della deontologia e del lavoro giornalistico. Non piacciono questi tentativi, mossi contro i giornalisti, finalizzati a tenere a freno le notizie scomode. Non è la prima volta che il Messaggero subisce tentativi di bavaglio da parte dell’Ac Ancona. Era già accaduto all’inizio dell’attuale stagione sportiva. L’auspicio è che l’Ac Ancona capisca l’errore e ripari subito, lasciando liberi i giornalisti di svolgere una professione le cui regole sono sancite in primo luogo dalla Costituzione.
Roberto Mencarini (segretario del SIGIM)
USSI SU CASO ANCONA – MESSAGGERO
L'Unione Stampa Sportiva Italiana condanna la decisione dell'Ac Ancona di attuare un silenzio stampa nei confronti della testata 'Il Messaggero', e in particolare di un suo redattore, Michele Natalini, 'responsabile' – a giudizio del direttore sportivo del club marchigiano – di aver scritto un articolo non gradito. Una decisione che segue una serie di comportamenti 'punitivi' nei confronti del collega e della testata: l'Ancona, che non contesta la verità dei fatti, ma il metodo scelto dal giornalista e anche i tempi di pubblicazione, arrogandosi così un potere assoluto di mettere il bavaglio alla verità e al diritto – dovere di informare e di essere informati e di farlo, da parte del cronista, secondo le regole, i principi e le deontologia della professione giornalistica . Un atteggiamento inaccettabile: nessuno è detentore del potere di veto e di silenzio, non lo è neppure l'Ac Ancona, che così facendo nega anche il diritto fondamentale di accesso alle fonti e ricorrere a atteggiamenti 'sanzionatori' , mai giustificabili. L'Ussi auspica che l'Ac Ancona receda da questo comportamento repressivo e si impegna a portare il caso all'esame del presidente del Lega A e B Maurizio Beretta, in occasione di un prossimo incontro, già a inizio della prossima settimana, perché anche dagli organismi federali venga un forte richiamo al rispetto delle regole della professione giornalistica e di chi questa professione esercita.