«Colleghi che, segnati in corta o in ferie il 17 febbraio 2023 già prima della giornata di sciopero indetta, sono stati messi forzatamente in sciopero da parte degli uffici perdendo così parte dello stipendio di quel mese». Lo denuncia il Comitato di redazione de La Stampa che, dopo «diverse segnalazioni», ha deciso di scrivere all'azienda.
Lo sciopero è quello proclamato dai giornalisti del gruppo Gedi contro la vendita di alcune testate il 16 febbraio per il giorno dopo. La mail di contestazione è datata 27 aprile 2023. Le richieste: ripristinare al più presto «la regolarità del foglio presenze dei colleghi e che venga immediatamente reintegrata al primo stipendio disponibile la giornata indebitamente sottratta».
«Ricordiamo che lo sciopero è un diritto costituzionalmente garantito e che aderire o meno all'astensione dal lavoro è una scelta del singolo lavoratore e non è certo nella disponibilità del datore di lavoro», rileva il Cdr, che rimarca: «Le presenze sono stabilite dai singoli responsabili dei settori del giornale e, una volta certificate, fanno fede».
La mattina del 29 aprile Fabiano Begal, amministratore delegato di Gedi News Network, risponde al Cdr che l'azienda «ha operato nel pieno rispetto di tutte le norme legali e contrattuali rilevanti» e che «anteriormente al 16 febbraio, in un solo caso, il giornalista aveva comunicato che il 17 febbraio avrebbe usufruito della "corta"», mentre «in tutti gli altri casi contestati, le relative comunicazioni sono state tutte successive al 17 febbraio 2023. Né, del resto, i giornalisti in esame hanno dichiarato prima del 17 febbraio di non aderire allo sciopero».
La mail si chiude specificando che «ove ci fossero dei casi in cui il giornalista avesse comunicato alla direzione del personale entro il 16 febbraio che: (i) non aderiva allo sciopero e che (ii) il giorno 17 febbraio intendeva usufruire di un giorno di ferie o della "corta", sarà nostra cura correggere il listino paga emesso per quanto di competenza».
La replica dei giornalisti arriva lo stesso pomeriggio e viene così sintetizzata dal Cdr: «La vostra risposta non è condivisibile in alcuno dei suoi punti». Le motivazioni sono spiegate nel dettaglio prima di tornare a chiedere «l'immediato ripristino dei fogli presenza originali e il reintegro della giornata di lavoro».
Fra i rilievi mossi dal Cdr: «Nella nostra azienda mai si è adottato un sistema di comunicazione preventiva di adesione a uno sciopero». E ancora: «La programmazione delle presenze non può tener conto di eventi non programmabili come scioperi, malattie e quant'altro»; «la volontà di adesione o meno a uno sciopero è sempre stata dichiarata, nella nostra azienda, attraverso il sistema adottato dall'azienda stessa, ovvero un foglio presenze certificato dal caposettore»; «non esiste alcuna norma legale o contrattuale che consenta a un'azienda di manomettere il foglio presenze, tanto più senza darne alcuna comunicazione al diretto interessato e al caposettore che ha certificato quelle presenze»; e, comunque, «l'organizzazione del lavoro, e dunque le presenze, le ferie, i giorni di corta, i giorni di servizio e quant'altro, sono compito e responsabilità della gerarchia editoriale e non di quella aziendale».