E' Jill Carrol, collaboratrice dall'Iraq del quotidiano americano 'Christian Science Monitor' (Csm), la giornalista sequestrata stamane a Baghdad da un commando che ha ucciso l'interprete iracheno che la accompagnava
È quanto risulta da una serie di riscontri effettuati dall'Ansa, interpellando varie fonti a Baghdad e negli Stati Uniti. Il nome della giornalista, indicato come Jewel Carrol, viene fatto anche dall'agenzia di stampa del Kuwait, Kuna, che in relazione all'episodio del rapimento cita fonti del ministero dell'interno iracheno. L'autista e interpete rimasto ucciso, secondo la Kuna, si chiamava Elen al-Ghazi. L'ambasciata americana a Baghdad non ha voluto confermare la notizia. Raggiunto nella redazione del giornale a Boston, Marshall Ingwerson, il 'managing editor', ha detto di essere a conoscenza delle informazioni che circolano. "Le stiamo verificando", ha aggiunto. Il 'Christian Science Monitor' è un quotidiano quasi centenario specializzato nella copertura di eventi internazionali, pubblicato dalla chiesa scientista 'First Church of Christ' di Boston. L'ultima corrispondenza di Jill Carroll da Baghdad è stata pubblicata dal 'Csm' ieri e riguardava le violenze seguite in Iraq alle elezioni dello scorso dicembre e le conseguenze che possono avere sui rapporti tra le varie etnie. Fino ad un anno e mezzo fa, la giornalista aveva collaborato anche con l'Ansa, della quale era stata una dei primi stringer dalla capitale irachena, firmando numerosi servizi. (ANSA) Il Segretario Generale della federazione Nazionale della Stampa Italiana, Paolo Serventi Longhi, ha dichiarato: "Il Sindacato dei giornalisti italiani promuoverà tutte le iniziative possibili e utili, d'intesa con la Federazione Internazionale dei Giornalisti, per ottenere la liberazione della collega statunitense Jill Carroll, inviata del "Christian Science Monitor" e già collaboratrice dell'Ansa, rapita ieri in Iraq. Jill è una giornalista intelligente e sensibile, fiera della propria indipendenza ed impegnata a raccontare la realtà come si presenta ai suoi occhi di inviato. E' stata sequestrata mentre faceva il suo mestiere, quello di ricercare notizie per informare. Proprio come tanti altri giornalisti che in Iraq hanno perso la vita, come Enzo Baldoni, oppure hanno dovuto subire violenze terribili come Giuliana Sgrena e Florence Aubenas. Proprio in questi giorni sono stati resi noti i dati drammatici dei giornalisti uccisi nel mondo ed in Iraq in particolare (oltre 60 nel 2005). Mentre dobbiamo tornare a mobilitarci per creare le condizioni della liberazione di Jill Carroll, dobbiamo affermare ancora una volta il diritto di raccontare la terribile guerra irachena che continua a uccidere centinaia di persone tra militari e civili. Le esortazioni delle autorità a rinunciare ad una presenza autonoma dell'informazione in Iraq oppure ad "arruolarsi" nei contingenti militari non sono accettabili. Bisogna che l'opinione pubblica conosca la tragica realtà, magari grazie ai racconti che giungono da un telefono satellitare come quelli di Jill Carroll. E non possono essere accettati i silenzi o le reticenze con cui molti media Usa hanno accolto la notizia del sequestro di Jill. Rimuovere la verità, magari su richiesta delle autorità, significa mortificare il giornalismo libero e la stessa democrazia".