Iraq, cambiano gli inviati della Rai.Sospetti di avvicendamento politico.Replica del presidente Annunziata: "C'erano rischi di sequestro"
L'ordine arriva direttamente dai piani alti di viale Mazzini. I volti simbolo dell'informazione Rai in Iraq devono immediatamente rientrare per ragioni di sicurezza. Al loro posto saranno inviati altri giornalisti. La decisione, subito contestata dai comitati di redazione, dalla Federazione nazionale della stampa e dall'opposizione, viene comunicata al termine di una giornata scandita dai continui attacchi della maggioranza contro Lilli Gruber (Tg1), colpevole di aver parlato di ostaggi italiani nelle mani della «resistenza irachena». L'avvicendamento imposto dal direttore generale Flavio Cattaneo riguarda anche Giovanna Botteri (Tg3) e Ferdinando Pellegrini (Giornaleradio Rai) che insieme alla Gruber dovranno, loro malgrado, rientrare a oggi a Roma. Perché questo passaggio del testimone? I comitati di redazione delle testate interessate fanno sapere che i loro colleghi in Iraq non hanno chiesto di rientrare in Italia e chiedono all'azienda di conoscere i motivi di questa decisione. «Se ci sono motivi di sicurezza» si chiedono i Cdr di Tg1, Tg3 e Gr Rai «questi riguardano solo la Gruber, Botteri e Pellegrino? O forse le loro corrispondenze non sono gradite?». Sulla questione interviene anche la Federazione nazionale della stampa che parla di una decisione «incomprensibile» mentre dall'opposizione si alza forte la protesta. Beppe Giulietti (Ds) vede una «vicenda inquietante» a adombra il sospetto che alcuni «furibondi attacchi» degli esponenti del centrodestra abbiano «orientato» le scelte del servizio pubblico. Renzo Lusetti (Margherita) concentra invece la sua attenzione sugli attacchi di Gustavo Selva alla Gruber e parla di una «inaccettabile aggressione». Perchè l'avvicendameto? La risposta arriva in serata, prima con una nota della direzione generale e poi con una spiegazione della presidente di garanzia, Lucia Annunziata. Nel comunicato dell'azienda si afferma che la Rai «non lascia l'Iraq» e si precisa che l'avvicendamento «era già previsto». Passano pochi minuti e arriva anche la versione della Annunziata, che stigmatizza i «toni sprezzanti» usati da Selva e assicura che dietro al passaggio del testimone non c'è nessuna manovra politica: «La decisione presa non ha nulla a che fare con il lavoro svolto dai giornalisti». La presidente di garanzia spiega che l'avvicendamento degli inviati in Iraq «non vuol dire ritiro» ma è necessario per non farli diventare definitivamente «degli obiettivi dei sequestratori». La Annunziata fa sapere che giovedì scorso ha ricevuto un «dettagliato e credibile rapporto» secondo il quale almeno due giornalisti Rai in Iraq rischiavano di essere «oggetto di sequestro». «Dopo il rapimento dei quattro italiani mi è arrivata una seconda dettaglaita informazione che riguardava rischi sempre crescenti per i nostri giornalisti. A quel punto l'azienda ha deciso di avvicendare l'intero gruppo, avvicendamento che avviene solo alla vigilia del naturale scadere dell'incarico». (Agl)