Iran: nuove condanne ed arresti a Tehran mettono in crisi libertà di stampa e democrazia
Fonte: Informazione Senza Frontiere Traduzione: Sara Mannocci Forte condanna dell’International Federation of Journalists verso la nuova serie di misure restrittive della libertà di stampa che sta imbavagliando il processo di riforma in corso in Iran. Dopo una settimana di manifestazioni di protesta contro il governo, la situazione della stampa e dei giornalisti nel paese sembra avere imboccato una strada senza uscita. Due giornalisti, Taghi Rahmani, del settimanale Omid-e-Zangan e Reza Alijani, direttore del mensile Iran-e-Farda, sono stati arrestati il 14 giugno scorso a Tehran, accusati di aver incontrato segretamente alcuni studenti per supportare il movimento di protesta cominciato pochi giorni fa nel principale campus universitario della capitale iraniana. Alcuni ufficiali di polizia hanno prelevato i due uomini nelle loro abitazioni, sulla base degli ordini del procuratore di Tehran, Said Mortasavi, sequestrando dischetti di pc, documenti personali e fotografie. Il procuratore ha anche ordinato l’arresto di un terzo giornalista, Hoda Saber, con le stesse accuse. Secondo quanto riportato dall’Agenzia ISNA, la sera del 12 giugno il Consiglio Supremo per la Sicurezza Nazionale ha impedito ai giornalisti di fare ingresso al campus dove stavano cominciando le manifestazioni, e la polizia ha aggredito molti operatori sequestrando loro le videocamere. Gli arresti di Rahmani e Alijani appaiono scollegati dalle sentenze emesse, e non ancora eseguite, contro di loro e di altri cinque giornalisti dal tribunale rivoluzionario di Tehran il 10 maggio scorso. Dopo un processo condotto a porte chiuse, il tribunale ha condannato ben sette giornalisti da un minimo di quattro ad un massimo di undici anni di carcere, oltre alla privazione dei diritti civili per un periodo di dieci anni. I giornalisti, Ezatollah Sahabi, Saide Madani dell’Iran-e-Farda, Ali-Reza Redjai dell’Asr-e-Azadegan, Morteza Khazemian del quotidiano ora soppresso Fath, oltre ai tre già citati, sono tutti membri del Movimento Religioso Nazionale, raggruppamento liberale nazionalista islamico, bandito nel paese dal marzo 2001. “I fatti dimostrano che è un momento critico per la libertà di stampa e la democrazia” ha commentato Aidan White, Segretario Generale IFJ, “se gli attacchi ai giornalisti continuano l’evoluzione del paese sarà messa profondamente in crisi”.