Iran: morta giornalista, choc a Teheran. Kathami ordina un inchiesta, ma l'autopsia verrà fatta in Iran e non in Canada
La comunità dei giornalisti stranieri e iraniani a Teheran è sotto choc per la morte, avvenuta dopo il suo arresto, di Zahra Kazemi, fotografa e giornalista con doppia cittadinanza iraniana e canadese. Il Canada chiede urgenti spiegazioni all'Iran, mentre il presidente iraniano Mohammad Khatami promette un'inchiesta in tempi rapidi. Il capo del Dipartimento per la stampa straniera presso il ministero della Cultura, Mohammad Hossein Khoshvaqt, ha detto che la giornalista, che aveva 54 anni, si è sentita male subito dopo essere stata fermata e sottoposta ai primi accertamenti. E quindi sarebbe stata portata immediatamente in ospedale. Ma l'anziano padre ha invece affermato che per 12 giorni ha cercato inutilmente notizie della figlia, fino a che l'ha ritrovata ormai in fin di vita nel reparto di rianimazione dell'ospedale Baqiyatollah, appartenente al corpo dei Pasdaran, i guardiani della rivoluzione. Anche il presidente Khatami, del resto, ha fatto capire oggi di non essere soddisfatto della prima ricostruzione e ha ordinato un'inchiesta rapida dei ministeri dei servizi segreti, dell'interno, della giustizia e della cultura che dovrà essere resa pubblica in tempi rapidi. «È necessario - ha detto - rimuovere le ambiguità e gettare luce su questa vicenda». Zahra Kazemi, che viveva a Montreal, era arrivata a Teheran in giugno ed aveva ottenuto un accredito dal ministero della cultura per conto dell'agenzia britannica Camera Press per seguire le manifestazioni di protesta degli studenti e della gente comune. Il motivo per cui è stata arrestata è quello di avere scattato fotografie del carcere di Evin, nel nordest della capitale, la prigione tristemente nota per i molti prigionieri politici che vi sono stati rinchiusi e uccisi prima ai tempi dello Scià e poi sotto il regime islamico. Che cosa le sia successo dopo, è un mistero. Ieri lo stesso Khoshvaqt ha detto che è morta la sera di venerdì per un ictus cerebrale. La notizia è piombata in un'atmosfera ancora tesa per le manifestazioni di giugno e quelle del 9 luglio, quarto anniversario della rivolta studentesca del 1999, che hanno portato complessivamente a migliaia di arresti. Anche oggi dalla stampa si è appreso che altri quattro giornalisti iraniani sono stati arrestati negli ultimi giorni. Si è invece sgonfiato il caso di due cittadini della Repubblica ceca fermati venerdì perchè effettuavano riprese televisive non autorizzate nel centro della capitale. Non si trattava di giornalisti, ha detto la loro ambasciata, ma di uomini d'affari che giravano un video amatoriale e che sono stati rilasciati dopo che le forze di sicurezza hanno visionato la cassetta. La pressione internazionale sull'Iran in materia di diritti umani rimane comunque forte. Questo spiega anche la pronta reazione di Khatami. «Se qualcuno viola la legge - ha detto - la reazione nei suoi confronti deve essere legale. E se questa reazione non rispetta a sua volta la legge, i trasgressori devono essere puniti ancora più severamente». Le autorità iraniane non sembrano tuttavia intenzionate a lasciare che il corpo della giornalista sia sottoposto ad autopsia in Canada. La salma è stata già trasferita all'istituto di medicina legale, ha detto Khoshvaqt, «e in base alla sua nazionalità iraniana, sarà trattata come tutti gli altri cittadini iraniani». Il ministro della cultura, Ahmad Masjed-Jamei, ha inviato un messaggio di condoglianze alla famiglia, assicurando che il suo dicastero seguirà da vicino l'inchiesta «per conoscere tutti gli aspetti della vicenda».Gli anziani genitori di Zahra Kazemi attendono ora che alle parole seguano i fatti. (ANSA).