«Il libero esercizio del diritto di critica, protetto dall'articolo 21 della Costituzione, consente oggi in Italia di affermare l'esistenza di opacità ancora non chiarite nel percorso iniziale di approvvigionamento delle risorse da parte di Fininvest spa senza incorrere in una condanna civile per risarcimento dei danni a causa di diffamazione». Così l’Associazione siciliana della stampa in una nota pubblicata sul suo sito web venerdì 12 dicembre 2025.
«L'efficiente macchina di fabbricazione del consenso messa in piedi in questo Paese oltre 30 anni fa si è dovuta arrendere di fronte ad una pronuncia della Cassazione: la consideriamo una vittoria della libertà di stampa». Lo affermano i giornalisti Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, autori, con l'ex pm di Palermo Antonio Ingroia, del libro ''Io so'', edito da Chiarelettere, destinatari 12 anni fa di un'azione di risarcimento dei danni da parte di Fininvest a causa di alcune affermazioni nel libro ritenute diffamatorie. «Muovendosi nel solco di altre pronunce, la Cassazione ha ritenuto il contenuto del libro espressione del libero esercizio di critica, come peraltro da noi affermato in premessa, e non di mera cronaca giudiziaria – sostengono Rizza e Lo Bianco – rafforzando la nostra consapevolezza di avere agito sempre nel pieno rispetto delle norme deontologiche e, naturalmente, anche in quelle di legge».
Il sindacato regionale conclude: «Riteniamo e auspichiamo che questa sentenza possa oggi da un lato rafforzare l'impegno di quanti ritengono che il giornalismo d'inchiesta, ovunque esercitato, costituisca il midollo spinale di una democrazia compiuta, e dall'altro costituire un ulteriore stimolo di riflessione ad approfondire la storia recente di questo Paese, ancora segnata da numerosi punti oscuri». (anc)