E' stata intitolata a Maria Grazia Cutuli, l'inviata del 'Corriere della Sera' uccisa dai terroristi il 19 novembre del 2001, in Afghanistan, la nuova sala stampa del Tribunale di Roma destinata ad ospitare i cronisti giudiziari che quotidianamente frequentano la citta' giudiziaria di Piazzale Clodio
A favorire la ristrutturazione della sala stampa creata nell'estate del 1970, quando il Tribunale si trasferi' in seguito ai crolli avvenuti nel 'Palazzaccio' di Piazza Cavour e' stato il presidente Paolo De Fiore, con i suggerimenti del capo dell'ufficio stampa, il primo ad essere istituito in un tribunale in tutta Italia, Giorgio Parnasi. Questa mattina, nell'Aula intitolata al magistrato Vittorio Occorsio, vittima nell'estate del 1976 dei terroristi neri di Ordine Nuovo, si e' svolta la cerimonia ufficiale per la consegna ai giornalisti delle chiavi della sala stampa, cerimonia presieduta dal primo presidente della Corte d'appello di Roma Giorgio Santacroce. Insieme con lui hanno ricordato la figura di Maria Grazia Cutuli e gli scopi per i quali e' stata istituita la sala stampa, Paolo De Fiore, presidente del tribunale, Alessandro Cassiani, presidente del Consiglio dell'ordine degli avvocati di Roma, Roberto Natale, presidente della Federazione nazionale della stampa e i familiari della Cutuli, il fratello Mario, presidente dell'omonima fondazione, e la sorella Donata. Alla cerimonia erano presenti i vertici della magistratura capitolina, i rappresentanti dell'Anm nazionale e distrettuale, quelli dell'avvocatura e della camera penale romana. Tutti i relatori hanno ricordato il sacrificio dell'inviata del Corriere della Sera ai rappresentanti della magistratura e delle Autorita' civili e militari partecipanti alla cerimonia, esaltandone le doti professionali e umane e sottolineando i diritti e i doveri dei giornalisti nello svolgimento del loro lavoro. Al termine della cerimonia monsignor Vincenzo Apicella, vescovo di Velletri ha benedetto la nuova sala stampa che, dopo il taglio del nastro e' stata consegnata al decano dei cronisti giudiziari Mario Sarzanini. (Adnkronos) "Una giornalista coraggiosa, intrepida, leale e trasparente". Ecco chi era Maria Grazia Cutuli, l'inviata del Corriere della Sera uccisa il 19 novembre del 2001 in Afghanistan in un agguato dei talebani. Ed ecco perché da oggi porterà il suo nome la sala stampa del tribunale penale di Roma dove saranno ospitati i cronisti giudiziari. Per rimettere completamente a nuovo il locale che, all'inizio degli anni '70 fu ricavato da un corridoio al piano terra della cittadella di piazzale Clodio, sono stati necessari l'impegno e la disponibilità del presidente Paolo De Fiore e del capo ufficio stampa Giorgio Parnasi. Mario Cutuli, fratello di Maria Grazie, si è detto emozionato e onorato dell'omaggio del presidente De Fiore: "Intitolare la sala stampa a Maria Grazia (proprio oggi ricorre l'anniversario della morte, ndr) significa che lei non è stata dimenticata dalle istituzioni e dall'opinione pubblica e che i principi che hanno ispirato la sua esistenza e la sua professione continuano a essere trasmessi come messaggi di vita, all'insegna di una profonda umanità e dei valori di fatica e lavoro". Mario Cutuli, presidente della Fondazione costituita lo scorso marzo a Catania, ha annunciato l'ulteriore iniziativa di solidarietà in nome della sorella a favore dei bimbi afghani e ha lanciato un appello al ministro della Giustizia affinché vengano definitivamente "rimossi quegli ostacoli burocratici che fino ad oggi hanno impedito agli indagati dell'omicidio di vedersi notificato l'atto di conclusione dell'inchiesta (il 23 febbraio 2009 sarà il gup Luciano Imperiali a esaminare la richiesta di rinvio a giudizio firmata dall'ex procuratore aggiunto Italo Ormanni, ndr). Arrivare alla celebrazione di un processo sarà motivo di grande conforto per noi familiari". Roberto Natale, rappresentante della Fnsi, ha detto che Maria Grazia "ha pagato con la vita il suo coraggio e la passione per la ricerca della notizia e il racconto all'opinione pubblica di ciò che ancora non si conosce", al pari di un numero crescente di altri giornalisti "che ogni anno, in qualunque parte del mondo, vengono ammazzati". L'avvocato Alessandro Cassiani, presidente del Consiglio dell'Ordine forense, ha "apprezzato la creazione del primo ufficio stampa in Italia di un tribunale e della sua sala stampa, che costituisce un motivo di vanto anche per l'avvocatura. Roma è un esempio di civiltà e di democrazia. Il giornalista che si espone fisicamente ha qualità morali che dopo l'estremo sacrificio lo trasformano in un simbolo. La sala stampa sarà un punto di incontro anche per noi". "Il presidente della corte d'appello Giorgio Santacroce ha esaltato "il coraggio e l'onestà" di una cronista "che, invece di starsene chiusa in un albergo", maneggiando le veline altrui, "ha preferito informare i suoi lettori andando sul posto. Un gesto intrepido che ha pagato con la vita". Nella seconda parte dell'inaugurazione, c'è stato il taglio delnastro davanti all'ingresso della nuova sala stampa, con tanto di benedizione di monsignor Vincenzo Apicella, vescovo di Velletri e consegna delle chiavi al decano dei giornalisti, Mario Sarzanini, dal 1967 a palazzo di giustizia: "La costante presenza dei giornalisti a piazzale Clodio - ha detto Sarzanini - rappresenta una garanzia di continuità democratica nel rispetto del diritto-dovere di informare i cittadini come ha fatto, pagando con la vita, Maria Grazia Cutuli". (AGI) Prendendo la parola nel corso della cerimonia per dedicare alla memoria di Maria Grazia Cutuli la nuova sala stampa del Tribunale di Roma, il presidente del Tribunale della capitale, Paolo De Fiore ha ricordato che ''il livello di interesse dell'opinione pubblica per le vicende giudiziarie e' in costante aumento sottolineando poi che l'interesse del pubblico e' cosi' invasivo e dirompente e tanto gonfiata l'attenzione mediatica ai processi che sono capaci di coinvolgerlo maggiormente sul piano emotivo che spesso sembra che il verdetto sia sottratto al giudice e affidato al cronista o al conduttore televisivo''. Uno degli obiettivi ''che ci siamo posti con l'istituzione dell'ufficio stampa (il Tribunale di Roma e' stato il primo ufficio giudiziario a dotarsi di questa struttura) - ha spiegato- e' proprio quello di calmierare e mitigare questo fenomeno, proponendo un'immagine della giustizia meno mediatica e piu' tecnica e restituendo al giudice il ruolo che gli e' proprio, usurpato agli occhi del pubblico, dalla figura del conduttore televisivo il cui scopo non e' quello di scrivere la giustizia, ma di incrementare gli ascolti. Intendiamo anche tentare di accreditare presso i media e presso l'opinione pubblica un'immagine della giustizia diversa da quella che solitamente viene rappresentata: cioe' una giustizia inadeguata sempre in ritardo; vi e' una giustizia di cui si parla meno, che si impegna quotidianamente a rendere un servizio''. ''Tengo, tuttavia a chiarire -ha detto De Fiore- che non intendiamo assolutamente canalizzare l'informazione su binari prestabiliti, imporre bavagli o qualsiasi limite. La liberta' di espressione e' uno dei fondamenti della societa' italiana e trovo la solenne proclamazione nell'articolo 21 della Costituzione: si e' detto - giustamente - che il valore della liberta' della manifestazione del pensiero e' uno di quei beni di cui non si sente la mancanza finche' lo si possiede, se ne avvertira' la mancanza soltanto quando si perde''. (Adnkronos)