"Il divieto di pubblicare gli atti di indagine preliminare fino al termine dell'udienza è una pietra tombale sulla libertà di stampa. I cittadini hanno il diritto di conoscere i fatti". Interviene così Armando Spataro, Procuratore Aggiunto della Repubblica nel tribunale di Milano e dirigente dell'Anm, sul tema del disegno di legge del Governo in materia di intercettazioni telefoniche giudiziarie.
"Il vero problema - continua Spataro - è un abuso della stampa per fini scandalistici, nell'impossibilità nel sistema attuale di impedire intercettazioni che non hanno rilevanza per l'interesse pubblico. Non si capisce la correlazione fra questo problema e la restrizione per i magistrati della possibilità di usare intercettazioni: avrebbe senso piuttosto estendere il segreto, e inasprire le pene per chi pubblica intercettazioni integrali. È assurdo anche che si limiti temporalmente l'uso delle intercettazioni a tre mesi quando è già fissato il termine per le indagini preliminari". Spataro, durante l'incontro organizzato dall'Anm a Milano, ha parlato anche delle critiche mosse all'uso delle intercettazioni per i suoi costi eccessivi per le casse dei tribunali. "Le stime sui costi sono completamente sbagliate, piuttosto pesa il grande business che fiorisce attorno alle intercettazioni: le società di telefonia fanno pagare cifre esorbitanti per fornire informazioni che per legge sono tenute a dare. Falsa è anche l'affermazione che nei processi ci sia un abuso di intercettazioni". Sullo stesso tema è intervenuto anche Luca Poniz, magistrato del tribunale di Milano, citando i dati del capoluogo lombardo. Nel 2007, su oltre 200mila processi, in 6.137 sono state usate intercettazioni. Dal 2008, su circa 100mila, sono state usate in 3.475. Un'incidenza, osserva il magistrato, di meno del 3%. (AGI)