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Cronaca 28 Apr 2010

Insi (Istituto per la sicurezza della Stampa): "Nel 2010 uccisi 42 cronisti nel mondo, i Governi si attivino per la sicurezza dei giornalisti"

Almeno 42 giornalisti sono stati uccisi nel mondo dall'inizio del 2010, 17 solo in aprile, a una media di due ogni tre giorni, che ne fanno il mese più sanguinoso per la stampa in  cinque anni: lo rileva da Ginevra l'Istituto per la Sicurezza della Stampa (Insi, InternationalNesw safety Institute), che chiede ai governi di adottare provvedimenti per proteggere i giornalisti e per portare io loro assassini davanti alla giustizia.

Almeno 42 giornalisti sono stati uccisi nel mondo dall'inizio del 2010, 17 solo in aprile, a una media di due ogni tre giorni, che ne fanno il mese più sanguinoso per la stampa in  cinque anni: lo rileva da Ginevra l'Istituto per la Sicurezza della Stampa (Insi, International
Nesw safety Institute), che chiede ai governi di adottare provvedimenti per proteggere i giornalisti e per portare io loro assassini davanti alla giustizia.

    L'Insi ha sottolineato come negli ultimi anni in otto casi di uccisioni di giornalisti su dieci nessuno è stato perseguito: "E' un sinistro promemoria - ha detto Rodney Pinder, direttore dell'Insi - del prezzo che paghiamo per le notizia che diamo nel mondo e il terribile bilancio di morte di aprile dà  a questo problema una urgenza ancora maggiore. Ognuno di questi casi chiede disperatamente che si faccia qualcosa, sia nei Paesi coinvolti che in tutto il mondo".
   Finora, secondo i dati dell'istituto, l'anno più sanguinoso per i giornalisti è stato il 2007, quando ne furono assassinati  172, seguito dal 2006, quando i cronisti morti furono 168, molti dei quali in Iraq. Ma oggi si assiste a un aumento del numero di assassini di cronisti che indagavano su storie locali di corruzione o di crimine ad alto livello.    Dall'inizio dell'anno, rileva l'Insi, sette giornalisti sono stati uccisi nell'Honduras, sei in Messico, quattro in Pakistan, tre in Colombia e in Nigeria, uno in Nepal, Venezuela, Cipro, Russia, Ecuador e Turchia e in altri Paesi. In 27 casi su 42, è stato accertato che l'omicidio era legato al lavoro che il cronista stava svolgendo, dice l'istituto. (ANSA-REUTERS)

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