Inpgi, "lavori in corso" nel tentativo di raggiungere l'accordo
"Giornalisti uniti": "Dopo la nuova fumata nera, no a inciuci e a voti di scambio"
Il Consiglio generale dell’Inpgi, riunito il 12 febbraio, ha approvato – con 1 no e 3 astensioni – un documento nel quale si “rileva che non ha finora avuto esito positivo la mozione, approvata all’unanimità lo scorso 14 gennaio, in base alla quale lo stesso Consiglio aveva espresso la necessità di trovare un accordo tra le varie componenti, per superare lo stallo elettorale derivante dal mancato raggiungimento del quorum previsto dall’articolo 16 dello Statuto”. “Il Consiglio – prosegue il documento - ritiene urgente e compito comune di tutti i membri dell’Assemblea discutere concretamente delle linee programmatiche, al fine di concordare un percorso nel quale maggioranza e opposizione, nel rispetto dei rispettivi ruoli, possono procedere a dare all’Inpgi una dirigenza rinnovata e stabile. Di conseguenza il Consiglio generale decide di aggiornare i lavori e di fissare un calendario di incontri fra le varie componenti. I risultati di tali confronti saranno esaminati alla ripresa dei lavori che il Presidente è impegnato a convocare entro la prima decade di marzo, con all’ordine del giorno l’elezione del Consiglio d’amministrazione”. A vuoto anche il terzo tentativo di elezione del nuovo consiglio di amministrazione dell’Inpgi, l’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani. Dopo il voto nullo del dicembre scorso per mancanza del numero legale dei due terzi, a causa dell’abbandono della minoranza di “Inpgi si cambia”, il rinvio unanime del 14 gennaio scorso con lo scopo di trovare un’intesa tra le varie componenti, oggi un nuovo aggiornamento. A larga maggioranza, dopo l’ennesimo annuncio della minoranza che non avrebbe votato, è stato deciso di rinviare la votazione a una nuova seduta da convocare entro la prima decade di marzo. Nel frattempo le componenti dovrebbero trattare con decisione per una soluzione definitiva. Sin qui le notizie che, tuttavia, a giudizio dei “Giornalisti uniti per la libera informazione” – componente dell’attuale maggioranza della Fnsi e di quella degli eletti dell’Inpgi - sono sin qui sconfortanti. Sono infatti passati 4 mesi dal momento dell’elezione del Consiglio generale e, se non si sblocca la situazione, l’autonomia dell’Istituto dei giornalisti rischia di finire nelle mani di un commissario governativo. Per i “Giornalisti uniti” questa soluzione va evitata con la massima determinazione e con un impegno di grande autonomia, responsabilità e trasparenza da parte di tutti. Sarebbe sbagliato immaginare che problemi complessi che attraversano tutta la categoria da tempo possano essere risolti con formule di basso profilo o peggio con un deleterio voto di scambio, pagato con “buoni viaggio” e “buoni pasto”. C’è l’indispensabile esigenza di una gestione dell’Inpgi in un quadro di certezze programmatiche, cui faccia riscontro una chiara e rigorosa compatibilità del gruppo dirigente. Barattare il commissariamento con gli inciuci sarebbe il vero disastro che la categoria non si può permettere. La trattativa, sinora non è mai decollata per una scelta secca della minoranza. Con i suoi 19 consiglieri ha infatti solo pensato a far mancare il quorum dei 2/3 all’elezione del Cda, in nome di un veto posto alla candidatura del Presidente uscente Gabriele Cescutti sostenuta dalla maggioranza (36 consiglieri). Da qui alla prossima seduta del Consiglio la trattativa dev’essere comunque conclusiva e trasparente. Se ci sono da fare ragionamenti seri su una maggiore collegialità di gestione, sul limite e sulla durata dei mandati, sulla riforma delle pensioni e sugli ammortizzatori sociali la si faccia con serietà e si proceda. Con rigore. Maggioranza e minoranza – determinate dalla consultazione generale del novembre scorso - possono incontrarsi ed è doveroso lo facciano ma non sono, sin qui, la stessa cosa. Tutto il resto a giudizio dei Giornalisti Uniti, rischia di essere insensato. Il voto di novembre non può essere tradito.