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Fnsi 04 Apr 2003

Inpgi e caso Nicolò: il Consiglio Nazionale approva la relazione di Cescutti rinnovandogli la fiducia

Inpgi e caso Nicolò: il Consiglio Nazionale approva la relazione di Cescutti rinnovandogli la fiducia

Inpgi e caso Nicolò: il Consiglio Nazionale approva la relazione di Cescutti rinnovandogli la fiducia

Il Consiglio generale dell’Inpgi ha ascoltato, discusso ed approvato, con 31 voti a favore ed un astenuto su 47 consiglieri presenti (15 consiglieri non hanno partecipato al voto) e su 56 aventi diritto, la relazione del Presidente Gabriele Cescutti sui risultati di un’indagine interna iniziata il 17 ottobre 2002, che ha ripercorso le tappe della vicenda giudiziaria la quale, iniziata nel 1994, condusse il 16 gennaio 2002 alla condanna definitiva per truffa dell’ex consigliere Inpgi Raffaele Nicolò. Il danno complessivo procurato all’Inpgi era stato quantificato dalla Corte dei Conti in 2 milioni di lire, interamente restituite il 23 ottobre ’95. "Il Consiglio generale dell’Inpgi, ascoltata la relazione, ha affrontato – si legge in una nota dell’Istituto – l’argomento in tre ore di dibattito al termine delle quali era doveroso, nonostante la minoranza cercasse di evitarlo, concludere con un voto che indicasse con chiarezza se la relazione del Presidente era condivisa e se la vicenda dallo stesso ricostruita portava davvero ad un rapporto di fiducia, come tutti affermavano". "Ciò – prosegue la nota – è avvenuto con 31 voti a favore ed un astenuto su 47 consiglieri presenti (15 erano usciti per evitare il confronto del voto). Un voto chiaro, che su iniziativa di 18 consiglieri appartenenti a varie Associazioni regionali ha preso atto dell’intenzione del Presidente di presentare un esposto denuncia alla magistratura per fare ulteriore e definitiva chiarezza sulla vicenda ed ha formalizzato ufficialmente la fiducia nei confronti del Presidente e del Direttore generale come tutti gli interventi, anche dei consiglieri di minoranza, avevano sostenuto". "Quindi – aggiunge il comunicato dell’Inpgi – non c’è stata alcuna chiusura degli approfondimenti, dei quali si chiederà si occupi la magistratura. E nessuna violazione dei diritti di alcuno: votare alla fine di un dibattito non ha mai rappresentato una prevaricazione". Sull’argomento interviene Autonomia e Solidarietà, componente di maggioranza degli organismi sindacali e previdenziali della categoria dei giornalisti, che "giudica in modo positivo la conclusione del consiglio generale dell’Inpgi svoltosi oggi, mercoledì 2 aprile. Nel documento con il quale si rinnova la fiducia al Presidente, si ricordano i brillanti risultati conseguiti dall’istituto sotto questa gestione e si prende atto di quanto è emerso sul caso Nicolò, compreso il prossimo deposito presso la magistratura di un esposto del presidente Gabriele Cescutti perché gli organismi giudiziari facciano piena chiarezza sulla vicenda, è stato giustamente votato dalla maggioranza assoluta dei consiglieri". "Gran parte degli stessi colleghi che non hanno votato il documento – prosegue il comunicato di Autonomia e Solidarietà – nei propri interventi hanno peraltro dichiarato la propria fiducia nell’operato del presidente e del direttore generale, questione che, secondo loro, non era e non poteva essere messa in discussione. Continuare a pestare il mortaio su una vicenda sulla quale l’istituto giustamente chiamerà a intervenire la magistratura è a questo punto solo una mera impuntatura in vista delle prossime elezioni per l’Inpgi. L’ennesima querelle destinata a impegnare gli organismi dirigenti dell’istituto come ha già fatto, e per anni, la vicenda di viale Missaglia, finita proprio in questi giorni in una bolla di sapone". «La presidenza dell' Inpgi ha scelto di imporre la fiducia sul caso Raffaele Nicolò, l'ex consigliere di amministrazione dell'Inpgi condannato in Cassazione per truffa ai danni dell'istituto». A denunciarlo sono quindici consiglieri dell'Inpgi, che, per protestare contro il voto di fiducia, hanno abbandonato l'aula nella quale si stava svolgendo il consiglio dell'Ente. "Si tratta – spiegano i quindici consiglieri – di un pronunciamento che di fatto fa calare il sipario, senza prima aver fatto chiarezza all'interno dell'Istituto, sul perché per anni il Consiglio di amministrazione sia stato tenuto all'oscuro dei procedimenti giudiziari a carico di Nicolò». Nel motivare la loro decisione, i 15 consiglieri (Pierluigi Franz, Maurizio Andriolo, Lino Zaccaria, Silvana Mazzocchi, Francesco Gerace, Giuseppe Gallizzi, Marco Volpati, Enrico Castelli, Marcello Ugolini, Marco Sassano, Marcella Ciarnelli, Massimo Signoretti, Romano Bartoloni, Giorgio Di Nuovo, Mario Petrina), avevano chiesto di non arrivare al voto di fiducia e che non venisse approvato alcun documento sulla vicenda Nicolò prima del completamento dell'indagine interna. "Un'indagine – spiegano ancora i 15 – che doveva continuare, anche perchè, in seguito agli accertamenti effettuati dal consigliere Franz, lo stesso presidente Cescutti aveva annunciato di voler presentare un esposto alla magistratura per fare luce sulla questione. In particolare sulla strana sparizione di alcuni documenti, fra i quali l'avvenuta notifica del procedimento penale a carico di Nicolò, giunta sicuramente nella sede dell'Inpgi alla fine del '96 (ne esiste traccia nel protocollo dell'Istituto) e che Cescutti assicura di non avere mai visto". I 15 consiglieri dell'Inpgi denunciano quindi "l'incredibile evolversi degli eventi, in base ai quali la vicenda di un ex consigliere inquisito per truffa nei confronti dello stesso istituto, e in seguito condannato in tre gradi di giudizio, non sia mai stata resa nota al consiglio di amministrazione. Non è stato sufficiente contrastare i ripetuti tentativi della maggioranza di chiudere in fretta la commissione d'inchiesta; non è bastato l'appello ad approfondire doverosamente la questione, come peraltro suggerito anche dal rappresentante del ministero del Lavoro che siede nel Cda dell'Inpgi". "Ancora una volta – concludono – a colpi di maggioranza, è stata imposta una scelta che privilegia gli schieramenti a danno della ricerca della verità". Sulla conclusione del Consiglio generale dell’Inpgi intervengono anche i 18 consiglieri firmatari della mozione approvata: "Non è stata la Presidenza – dicono – ad imporre la fiducia, ma la votazione è scaturita dalla volontà dei 18 consiglieri di porre fina a una campagna elettorale denigratoria nei confronti dell’Inpgi. Non cala il sipario sulla vicenda Nicolò. Con la nostra mozione, abbiamo inteso supportare la volontà annunciata dal Presidente di fare aprire un’indagine della magistratura sull’intera vicenda".

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