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Cronaca 31 Lug 2007

Inchiesta Catanzaro: L'Ordine e il sindacato dei Giornalisti della Calabria contro le perquisizione

L'Ordine e il sindacato dei Giornalisti della Calabria esprimono forte preoccupazione, dopo aver appreso delle perquisizioni disposte dalla Procura di Catanzaro nell'abitazione e nella residenza estiva della giornalista professionista Chiara Spagnolo, nonché nella redazione de "Il quotidiano della Calabria", giornale presso il quale la Spagnolo lavora, nell'ambito delle indagini su una presunta fuga di notizie relativa all'inchiesta denominata "Why not".

L'Ordine e il sindacato dei Giornalisti della Calabria esprimono forte preoccupazione, dopo aver appreso delle perquisizioni disposte dalla Procura di Catanzaro nell'abitazione e nella residenza estiva della giornalista professionista Chiara Spagnolo, nonché nella redazione de "Il quotidiano della Calabria", giornale presso il quale la Spagnolo lavora, nell'ambito delle indagini su una presunta fuga di notizie relativa all'inchiesta denominata "Why not".

"Alla collega Spagnolo - sostengono Ordine e sindacato dei Giornalisti calabresi - sono stati sequestrati due computer oltre che materiale cartaceo ed informatico relativo anche ad altre due inchieste della Procura catanzarese, la Poseidone e la 'Toghe lucane' sul presunto comitato d'affari che avrebbe agito in Basilicata. Il provvedimento, che richiama alla mente una recente analoga iniziativa della Procura di Matera a carico di altri professionisti dell'informazione, ancora una volta pone nel mirino un giornalista per la presunta violazione del segreto istruttorio quando è noto a tutti che i giornalisti, pubblicando le notizie di cui vengono, previa adeguata verifica, a conoscenza, fanno soltanto il proprio lavoro. Nel doveroso rispetto per l'attività della magistratura – prosegue il comunicato - Ordine e sindacato dei Giornalisti calabresi sottolineano come strumenti investigativi particolarmente invasivi, come certamente è quello della perquisizione, vanno normalmente ad impattare con un'alta caratura criminale e tendono a disvelare, utilizzando l'elemento sorpresa, elementi che il criminale intende sottrarre alla attività investigativa. Con i giornalisti, che sono dei professionisti e non dei criminali, attività istruttorie meno invasive potrebbero essere altrettanto o ancor più efficaci, soprattutto se le stesse attività sono finalizzate, come certamente sono, alla individuazione dei veri artefici dell'eventuale reato e non di un 'capro espiatorio'. È infatti di assoluta evidenza - conclude la nota - che se un giornalista pubblica un documento segreto, vuol dire che qualcuno, a contatto col segreto per il proprio ruolo o la propria funzione, tale segreto ha violato". (AGI)

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