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Sindacale 10 Nov 2008

Immigrazione, Roberto Natale: “Bene lo stop alla parola ‘clandestino’”

“E’ un segno importante di sensibilità deontologica la scelta annunciata oggi dalle agenzie Redattore Sociale e Dire di non usare più, nel notiziario che insieme producono, la parola “clandestino”, a meno che non si tratti di riportare dichiarazioni virgolettate. Questa decisione, nata sulla scia di un appello contro il razzismo lanciato nei mesi scorsi da un gruppo di giornalisti, indica come stia crescendo nell’informazione la consapevolezza del ruolo essenziale che essa ha quando informa su una materia come l’immigrazione, socialmente e politicamente tanto rilevante nell’Italia di questi anni.

“E’ un segno importante di sensibilità deontologica la scelta annunciata oggi dalle agenzie Redattore Sociale e Dire di non usare più, nel notiziario che insieme producono, la parola “clandestino”, a meno che non si tratti di riportare dichiarazioni virgolettate. Questa decisione, nata sulla scia di un appello contro il razzismo lanciato nei mesi scorsi da un gruppo di giornalisti, indica come stia crescendo nell’informazione la consapevolezza del ruolo essenziale che essa ha quando informa su una materia come l’immigrazione, socialmente e politicamente tanto rilevante nell’Italia di questi anni.

E’ dallo stesso tipo di preoccupazione che è nata la “Carta di Roma”, il protocollo deontologico che la Fnsi e l’Ordine dei Giornalisti hanno recentemente varato, condividendo le sollecitazioni dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Anch’essa indica la necessità di adottare termini giuridicamente appropriati, e per questo propone a tutti i giornalisti italiani un mini-glossario che va da “richiedente asilo” a “rifugiato”, da “beneficiario di protezione umanitaria” a “vittima della tratta”, da “migrante” a “migrante irregolare”: uno strumento di lavoro quotidiano la cui chiarezza didascalica ha ricevuto l’apprezzamento del Presidente della Repubblica. Come giornalisti non vogliamo in nessun modo edulcorare i problemi che siamo chiamati a raccontare. Ma sentiamo per intero la responsabilità del fatto che le nostre parole, se usate in modo improprio, possano contribuire ad alimentare un clima di diffidenza e di ostilità.”

@fnsisocial

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