Palermo, 8 febbraio - Il procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco Messineo, definisce "apprendisti stregoni" i giornalisti che hanno pubblicato il libro mastro del racket di Salvatore Lo Piccolo. Lo fa durante una lezione alla scuola di giornalismo "Mario Francese" dell'Università di Palermo, coordinata dal condirettore del Giornale di Sicilia, Giovanni Pepi. Era stato il quotidiano la Repubblica a rivelare quei retroscena. Scoppia, così, la polemica.
"È grave che un procuratore della Repubblica definisca 'apprendisti stregoni' dei giornalisti che hanno fatto solo il loro lavoro", afferma il segretario dell'Assostampa provincia di Palermo, Enrico Bellavia. "È gravissimo - aggiunge - che tutto questo avvenga di fronte ad aspiranti giornalisti di una facoltà universitaria pubblica e in un dibattito alla presenza del direttore di un giornale contro il quale i colleghi hanno scioperato per rivendicare il diritto a una informazione libera e senza censure". Per Bellavia la scuola di giornalismo "Mario Francese" "ha perso una grande occasione negando preventivamente il contraddittorio su un tema così delicato quale il diritto di cronaca. Ci auguriamo che in futuro la scuola Francese, in linea con il nome che porta, inviti i propri studenti a riflettere anche su un giornalismo non subalterno a qualsiasi potere". Il procuratore di Palermo nel suo intervento aveva aggiunto: "Non mi pare una buona pagina di giornalismo pubblicare l'elenco delle persone estorte. Ci sono dei casi nei quali il diritto di cronaca deve cedere di fronte ad altre esigenze di tutela della collettività. Se attraverso la stampa trapela il nome di un investigato, questo può comportare delle difficoltà per l'attività investigativa. Non è questo il ruolo del giornalista, che, in generale, "non deve tendere a diventare un apprendista stregone, perché il suo compito è informare". Parole dure. Parole "gravissime, per l'Assostampa provinciale di Palermo, che suscitano "sdegno, incredulità e preoccupazione" del Cdr di Repubblica che torna a chiedere con forza al Consiglio superiore della magistratura "di intervenire per porre un argine al comportamento di quei giudici che, anziché perseguire chi non tutela il segreto istruttorio, si accaniscono contro i giornalisti che esercitano il proprio diritto-dovere di informare". Per l'Unci Sicilia, "non è stata una buona lezione di giornalismo quella offerta alla scuola 'Mario Francese' di Palermo. Crediamo che nessuno possa dire ad un cronista che vada o non vada pubblicato. Il cronista trova notizie, il cui unico limite alla pubblicazione è la loro veridicità. È grave che nessuno tra i responsabili della scuola lo abbia fatto notare. E non appare casuale che tutto ciò si avvenuto durante una lezione di giornalismo che ha visto la partecipazione dello stesso collega che ha responsabilità direttive e che durante le manifestazioni per ricordare Mario Francese, ha sostenuto che le notizie giudiziarie si pubblicano solo con l'assenso del procuratore". Il responsabile del laboratorio della Scuola di giornalismo, Natale Conti, replica che Messineo "è stato ospite nel corso di una lezione sul tema del segreto professionale. Non c'era dunque alcun contraddittorio da garantire, non trattandosi di un dibattito o di una pubblica iniziativa. Alla domanda di uno degli allievi il procuratore ha stigmatizzato la pubblicazione integrale dei nomi degli imprenditori contenuti nel libro mastro dei Lo Piccolo, sostenendo che ciò ha prodotto un danno alle indagini". "Prendo atto - risponde Bellavia, segretario dell'Assostampa - che dal punto di vista del direttore della scuola di giornalismo che, evidentemente vive in un altro pianeta, il miglior docente per affrontare il tema del segreto professionale fosse il direttore del Giornale di Sicilia, contestato dal suo giornale proprio per aver preteso di violare quel segreto". "La scuola di giornalismo 'Mario Francese' ha perso una grande occasione negando preventivamente il contraddittorio su un tema così delicato quale il diritto di cronaca", ha detto Pasquale Barranca, consigliere nazionale dell'Ordine dei giornalisti. (AGI) La Federazione Nazionale della Stampa Italiana comunica: “Siamo veramente stupefatti che un procuratore della Repubblica come quello di Palermo si permetta di insultare alcuni giornalisti definendoli ‘apprendisti stregoni’. Il Procuratore dovrebbe invece sapere che questi colleghi hanno fatto il loro mestiere pubblicando il libro mastro del racket del boss mafioso Salvatore Piccolo mentre dovrebbe ragionare sul perché non riesca a gestire la segretezza degli atti dei suoi uffici. Lo hanno già ricordato in molti, tra cui il vicepresidente del Csm Nicola Mancino, quando il giornalista viene a conoscenza di qualcosa di rilevante lo deve pubblicare. Queste esternazioni del Procuratore offendono gravemente i colleghi e l’intera categoria dei giornalisti. E questo è inaccettabile. Sarebbe finalmente ora che il tanto atteso e programmato incontro con il Csm si faccia al fine di porre un argine ad un conflitto tra magistratura e informazione che non serve francamente a nessuno”. Dichiarazione di Alberto Cicero, segretario regionale Assostampa: “È davvero preoccupante che il procuratore della Repubblica di Palermo usi certi termini per definire il lavoro di chi, con coscienza e onestà, svolge il compito di informare i cittadini. È la riprova che il diritto all'informazione su argomenti di grandissima rilevanza come la lotta alla mafia viene messo in discussione proprio da chi, su un altro fronte, combatte le stesse battaglie. I colleghi che hanno pubblicato gli elenchi hanno solo svolto il proprio dovere. Se si trattava di dati che dovevano restare segreti per esigenze di indagine gli uffici della Procura dovevano usare maggiori cautele. È davvero fuorviante gettare le responsabilità su chi ha proprio il compito di informare”. ASSOSTAMPA, GRAVE DEFINIRE GIORNALISTI 'APPRENDISTI STREGONI' "È grave che un procuratore della Repubblica definisca "apprendisti stregoni" dei giornalisti che hanno fatto solo il loro lavoro, pubblicando il libro mastro del racket di Lo Piccolo". È quanto afferma il segretario provinciale dell'Assostampa di Palermo, Enrico Bellavia. "È gravissimo che tutto questo avvenga di fronte ad aspiranti giornalisti di una facoltà universitaria pubblica e in un dibattito alla presenza del direttore di un giornale contro il quale i colleghi hanno scioperato per rivendicare il diritto a una informazione libera e senza censure - ha detto Bellavia- La scuola di giornalismo "Mario Francese" ha perso una grande occasione negando preventivamente il contraddittorio su un tema così delicato quale il diritto di cronaca. Ci auguriamo che in futuro la scuola Francese, in linea con il nome che porta, inviti i propri studenti a riflettere anche su un giornalismo non subalterno a qualsiasi potere". (ADNKRONOS) ORDINE GIORNALISTI, DA MESSINEO LEZIONE SCONCERTANTE (AGI) - Roma, 8 feb. - "Il primo dovere dei giornalisti è informare i cittadini" e quella del procuratore capo di Palermo Francesco Messineo agli studenti della scuola di giornalismo Mario Francese è stata "una cattiva lezione". Lo dichiara il segretario dell'Ordine nazionale dei Giornalisti Enzo Iacopino, secondo il quale "è sconcertante che il procuratore della Repubblica di Palermo possa recarsi in una scuola di giornalismo, riconosciuta dall'Ordine, e definire, senza contraddittorio alcuno, 'apprendisti stregoni' i giornalisti che hanno fornito ai cittadini informazioni rilevanti sul libro mastro del boss mafioso Lo Piccolo". Inoltre, continua Iacopino, "è sconcertante che il Procuratore della Repubblica di Palermo possa, senza contraddittorio alcuno, dichiarare che quella 'non è stata una pagina di gran giornalismo' e che, anzi, si è trattato di 'un assist lanciato a qualcun altro', verosimilmente a mafiosi", così come "è sconcertante che il Procuratore della Repubblica di Palermo ritenga di poter dire ai giornalisti che cosa possano pubblicare e che cosa debbano mantenere segreto in base a quelli che sono suoi desideri che, in tutta evidenza, non vengono rispettati proprio da quanti sono sottoposti alla sua direzione". E ancora: "è sconcertante - aggiunge il segretario dell'Ordine - che il Procuratore della Repubblica di Palermo si esprima così su colleghi che sono sottoposti ad indagini da lui coordinate e continui ad ignorare i pubblici richiami del vice presidente del Csm, Nicola Mancino, il quale ha ribadito che non sono i giornalisti ad avere l'obbligo del segreto sulle inchieste giudiziarie, ma che ai giornalisti spetta il dovere di pubblicare le notizie", nonché "che si ritenga di insegnare così, in una scuola riconosciuta dall'Ordine, quali sono i doveri dei giornalisti che sono certamente sottoposti alla legge, ma che debbono onorare prima di ogni cosa il dovere costituzionale di garantire ai cittadini una informazione veritiera e completa che non deve avere il preventivo assenso di questo o di quel Procuratore della Repubblica". Per Iacopino, "non si tratta di solidarizzare con i colleghi di Repubblica di Palermo, che meritano il rispetto dell'Ordine per il prezioso lavoro che svolgono, ma di ribadire un principio e di avviare una riflessione urgente, che non mancherà, su come si ritiene di insegnare a dei praticanti, violando la regola prima che impone di non ascoltare una sola voce, per quanto autorevole possa essere, soprattutto - conclude il segretario dell'Ordine - quando manifesta giudizi sommari su persone assenti, giornalisti o no che siano". (AGI) CDR REPUBBLICA, SDEGNO E INCREDULITÀ PER PAROLE MESSINEO "Sdegno, incredulità e preoccupazione per le gravi dichiarazioni che il procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco Messineo, ha pronunciato ieri davanti agli studenti della scuola di giornalismo 'Mario Francese', dell'Università di Palermo; riferendosi alla pubblicazione su 'Repubblica' del libro mastro di Lo Piccolo, Messineo ha definito 'apprendisti stregoni' i colleghi autori dei servizi". Così il cdr di 'Repubblica' che definisce "questo comportamento grave e inaccettabile per almeno tre ragioni. La prima è che il procuratore Messineo, contravvenendo al divieto di parlare di indagini di cui è titolare, si è lasciato andare a simili dichiarazioni nei confronti di giornalisti che, pur avendo fatto soltanto il proprio dovere di informare i lettori, sono stati da lui stesso indagati per presunto favoreggiamento. La seconda è che tali dichiarazioni sono state fatte in un dibattito in cui era presente anche il direttore di un giornale di Palermo contro il quale i giornalisti hanno scioperato per rivendicare il diritto ad un'informazione libera e senza censure. La terza ragione riguarda invece la scuola di giornalismo 'Mario Francese', che non ha garantito il contraddittorio in una vicenda così delicata, venendo meno al proprio compito di formare i giornalisti di domani nel rispetto delle opinioni di tutti". Il Comitato di Redazione di Repubblica torna a chiedere con forza al Consiglio superiore della magistratura "di intervenire per porre un argine al comportamento di quei giudici che, anziché perseguire chi non tutela il segreto istruttorio, si accaniscono contro i giornalisti che esercitano il proprio diritto-dovere di informare". (AGI) CDR GIORNALE DI SICILIA, DA MESSINEO RIPETUTI ATTACCHI (AGI) - Palermo, 8 feb. - "Dopo avere indagato i colleghi con la singolare contestazione del favoreggiamento aggravato dall'agevolazione di Cosa nostra, il procuratore Messineo ricorre a una metafora inammissibile e offensiva". Lo afferma il Cdr del Giornale di Sicilia che si dice "vicino ai colleghi Alessandra Ziniti e Franco Viviano. Chi cerca e pubblica le notizie, rischiando in prima persona, sotto tutti i punti di vista, per informare i lettori e l'opinione pubblica, non può essere oggetto di attacchi ripetuti, soprattutto quando si è in presenza di un'imputazione insussistente e pretestuosa". (AGI)