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Il presidente Sergio Mattarella nel corso del recente incontro con i Capi delle Delegazioni del "Pacific Island Forum" (Foto: quirinale.it)
Anniversario 16 Nov 2017

Il presidente Mattarella ricorda Carlo Casalegno a 40 anni dall'omicidio: «Uccidere un giornalista distrugge la democrazia»

La lettera del Capo dello Stato inviata in occasione del convegno, promosso a Torino in collaborazione con l'Università  di Torino e con l'Ordine dei giornalisti, per commemorare il vicedirettore della Stampa ucciso dalle Brigate Rosse.

«Quando si uccide un giornalista viene distrutto un pezzo di democrazia». Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una lettera inviata in occasione del convegno 'Il coraggio di informare, Carlo Casalegno'. L'appuntamento è stato promosso dal quotidiano La Stampa, in collaborazione con l'Università di Torino e con l'Ordine dei giornalisti, per ricordare la figura di Carlo Casalegno, il vicedirettore della Stampa ucciso 40 anni fa dalle Brigate Rosse.

«Sui valori di libertà e autonomia del giornalismo si misura la qualità della società democratica», scrive ancora il Capo dello Stato per cui quella di Casalegno è «una lezione e un sacrificio che valgono come monito che interroga la società nella sua capacità di riconoscere la libertà di informazione come fondamento della società democratica». (Ansa – Roma, 16 novembre 2017)

Ecco di seguito il testo della lettera.

Carlo Casalegno moriva quarant'anni fa, primo giornalista ucciso dai terroristi nella stagione tragica degli anni di piombo.
L'allora Vice Direttore della Stampa fu vittima di un'esecuzione decisa da chi attraverso l'eliminazione fisica voleva minare alle fondamenta la società democratica. Con l'attentato del 16 novembre del 1977 i giornalisti entrarono nell'elenco delle vittime del terrorismo politico. Pochi mesi prima era sopravvissuto a questa sorte Indro Montanelli, anch'egli oggetto a Milano di un agguato delle brigate rosse. Pochi anni dopo nel capoluogo lombardo verrà assassinato Walter Tobagi. Quando si uccide un giornalista, quale sia la sua età, personalità, identità, viene distrutto un pezzo di democrazia.
Sui valori della libertà e dell'autonomia del giornalismo si misura la qualità delle società democratiche. Quei valori che, coerentemente, Carlo Casalegno così descriveva in un articolo del 30 settembre 1969: "Dovrebbe essere superfluo spiegare che, per i laici democratici, il senso dello Stato non conduce all'imposizione di un dogma profano, politico, al posto di un dogma confessionale, ma è rifiuto di ogni dogmatismo. Se lo stato democratico ha una religione, è - per quanto sembri retorico - la religione della libertà: eguaglianza dei cittadini, distinzione tra reato e peccato, fiducia nell'uomo, neutralità del potere di fronte alle idee". 
Una lezione e un sacrificio, il suo, che valgono come monito. Che interrogano la società riguardo alla sua capacità di riconoscere nella libertà di informazione un fondamento della dialettica democratica.

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