La Repubblica Italiana non ha dimenticato il Vajont. L'onda che distrusse la valle del Piave è un monito imprescindibile affinché non si abbassi mai la guardia sulla tutela dell'ambiente. Concetti espressi da Sergio Mattarella dalla diga del Vajont nel 60° anniversario della catastrofe.
La memoria «deve rappresentare il filo conduttore della giustizia, che deve essere restituita senza ombra alcuna, non solo a chi perse la vita» ma anche «a chi sopravvisse, a quelli che hanno dovuto lasciare le loro case e quelli che hanno lottato strenuamente per ricostruirle, per rimanervi», evidenzia il presidente della Repubblica.
Una testimonianza, la sua, della presenza dello Stato accanto ai superstiti e alle nuove generazioni dei paesi colpiti dal disastro, Longarone e Fortogna, in Veneto, Erto e Casso, in Friuli Venezia Giulia. Per sottolineare in primo luogo il valore della memoria, l'obbligo morale a far sì che fatti del genere non si ripetano più.
Nel giorno delle commemorazioni, alle quali per la Fnsi è presente la componente della Giunta esecutiva e segretaria del Sindacato giornalisti Veneto, Monica Andolfatto, Mattarella parla anche dei «silenti monumenti alle vittime, a quelle inumate nei cimiteri, a quelle sepolte per sempre nei greti dei corsi d'acqua, sulle pendici: donne, uomini, bambini». «Sono tormenti che, tuttora, sessant'anni dopo, turbano e interrogano le coscienze».
L'anniversario è l'occasione per affrontare un tema – la conservazione degli atti del processo, tenutosi nel 1968 all'Aquila – che sta facendo tribolare gli abitanti della valle. I documenti fanno da tempo parte dell'Archivio di Stato di Belluno, ma rischiano di dover tornare nella sede del Tribunale abruzzese, dove si tenne, nel 1970, anche l'appello.
«Ritengo che sia non soltanto opportuno ma doveroso – osserva il capo dello Stato – che la documentazione del processo celebrato a suo tempo sulle responsabilità rimanga in questo territorio. Quella documentazione era stata, necessariamente, raccolta nei luoghi del giudizio penale perché aveva allora una finalità giudiziaria. Conclusi, da tanti anni, i processi, oggi riveste una finalità di memoria e ciò che attiene alla memoria deve essere conservato vicino a dove la tragedia si è consumata».
E poi ancora il monito sulla tutela dell'ambiente. «Occuparsi dell'ambiente, rispettarlo, è garanzia di vita», rimarca Mattarella, che esorta ad evitare atteggiamenti di indifferenza o superiorità rispetto ai segnali della natura «pagati qui a così caro prezzo».