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Cronaca 19 Ott 2009

Il direttore di Videonews Claudio Brachino si scusa con Raimondo Mesiano, per il Governo il caso è chiuso

Claudio Brachino si scusa con Raimondo Mesiano e per il governo il caso è chiuso. In realtà la tensione resta alta. Si dimette oggi l'intero comitato di redazione di Videonews, seguendo il gesto di Pietro Suber, il quale venerdì scorso aveva lasciato il sindacato in polemica con una reazione che a lui è sembrata troppo fiacca. La giornata si apre con il direttore di Videonews che presenta le proprie scuse a Mesiano, il giudice della sentenza Fininvest-Cir, invitandolo negli studi di Mattino 5.

Claudio Brachino si scusa con Raimondo Mesiano e per il governo il caso è chiuso. In realtà la tensione resta alta. Si dimette oggi l'intero comitato di redazione di Videonews, seguendo il gesto di Pietro Suber, il quale venerdì scorso aveva lasciato il sindacato in polemica con una reazione che a lui è sembrata troppo fiacca. La giornata si apre con il direttore di Videonews che presenta le proprie scuse a Mesiano, il giudice della sentenza Fininvest-Cir, invitandolo negli studi di Mattino 5.

Un gesto riparatorio dopo il servizio trasmesso giovedì scorso che lo ritraeva nel suo privato mentre passeggiava indossando i famosi calzini azzurri. Brachino fa ammenda ma non accetta lezioni e dice basta alla campagna di insulti. Infine rilancia con tre domande a Mesiano e cioè se l'orientamento politico abbia influenzato il suo giudizio; se la sua promozione sia effettivamente avvenuta per meriti professionali e perchè non abbia consultato dei tecnici prima di emettere la sentenza. Le scuse del direttore - secondo il ministro della Giustizia Angelino Alfano - chiudono la vicenda anche se ''il diritto alla privacy vale solo quando c'è di mezzo un magistrat quando tocca i comuni cittadini e il premier è stata considerata un diritto di serie B''. Il caso tuttavia non sembra archiviato: da un lato finisce nel mirino la giornalista assunta a tempo determinato, Annalisa Spinoso, autrice del servizio in cui venivano definiti stravaganti alcuni atteggiamenti del magistrato. Anche se Brachino si assume la piena responsabilità, la Spinoso diventa oggetto di una campagna di insulti che spinge la Federazione Nazionale della Stampa a scendere in campo in sua difesa. Dall'altro lato i giornalisti continuano a discutere e a schierarsi: il Cdr di La 7 prima, quelli del Tg1, Tg2 e Tg3 dopo esprimono indignazione e preoccupazione per l'accaduto. ''L'episodio - sottolinea il comitato di redazione di La 7 - porta discredito alla professione giornalistica e rinnova l'allarme per l'emergenza informazione nel nostro paese''. ''Solidarietà ai giornalisti e agli autori di Mediaset e ai colleghi dei cdr Pietro Suber e Paolo Trombin, che in queste ore fanno sentire la loro indignazione per il caso di 'pestaggio mediatico' di Mattino 5 contro il giudice Raimondo Mesiano'', arriva dalle rappresentanze sindacali di Tg1, Tg2 e Tg3. ''Non è accettabile - scrivono in una nota congiunta – che testate televisive e della carta stampata vengano usate come clave contro chi dissente e non è gradito al potere. Saremo sempre al fianco di chi si batte con dignità e coraggio per difendere l'indipendenza e la professionalità dell'informazione''. In casa Mediaset infuocata assemblea di Videonews culminata con le dimissioni dei restanti componenti del Cdr, Sandra Magliani e Ida Molaro.I giornalisti di Videonews - con un documento approvato a maggioranza (12 sì, 7 no e 3 astenuti)- rivendicano il diritto di esercitare la propria professione ''al di fuori di una logica di scontro politico, nel rispetto delle regole deontologiche fondamentali, ma rifiutano al contempo ogni strumentalizzazione del 'caso Mesiano'''. ''Essere giornalisti Mediaset - scrivono - non significa essere giornalisti militanti: non portiamo nessun elmetto e vogliamo poter fare il nostro mestiere nel rispetto della nostra coscienza, delle nostre convinzioni politiche (che sono varie e diverse) e del dovere di informare correttamente il pubblico''. Prendono decisamente le distanze dal servizio su Mesiano ma con altrettanta fermezza dicono no al ricorso a colleghi assunti a tempo determinato per la realizzazione di questo tipo di servizi. Continua la raccolta di firme proposta da un gruppo di giornalisti trasversali a tutte le testate del gruppo estesa ad autori e dipendenti. Tra le adesione giunte anche quella delle Jene. (ANSA)  

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