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Cronaca 03 Set 2009

Il direttore di Avvenire Dino Boffo si dimette: "La mia vita violentata". Franco Siddi (Fnsi): "Gesto estremo per la libertà". Per l'Ucsi: "Giornate orribili per il giornalismo italiano".

In un lettera indirizzata al cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, il direttore di Avvenire  Dino Boffo ha presentato  le sue dimissioni,  irrevocabili e immediate, dalla direzione di 'Avvenire', di 'Tv2000' e da 'Radio Inblu'.

In un lettera indirizzata al cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, il direttore di Avvenire  Dino Boffo ha presentato  le sue dimissioni,  irrevocabili e immediate, dalla direzione di 'Avvenire', di 'Tv2000' e da 'Radio Inblu'.

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"Non posso accettare che sul mio nome si sviluppi ancora per giorni e giorni una guerra di parole che sconvolge la mia famiglia e soprattutto trova sempre più attoniti gli
italiani",  spiega Boffo  nella lunga missiva, in cui parla di "una colossale montatura romanzata e diabolicamente congegnata" contro la sua persona. "L'attacco smisurato, capzioso, irritualmente feroce che è stato sferrato contro di me dal quotidiano Il Giornale guidato da Feltri e Sallusti, e subito spalleggiato da Libero e dal Tempo, non ha alcuna plausibile, ragionevole, civile motivazione: un opaco blocco di potere laicista si è mosso contro chi il potere, come loro lo intendono, non ce l'ha oggi e non l'avrà  domani", spiega Boffo. 
  "La mia vita e quella della mia famiglia, le mie redazioni, sono state violentate con una volontà dissacratoria che non immaginavo potesse esistere. Se si fa così con i giornalisti indipendenti, onesti e per quanto possibile, nella dialettica del giudizio, collaborativi, quale futuro di libertà  e responsabilità  ci potrà  mai essere per la nostra informazione?", si chiede ancora il direttore di 'Avvenire', suggerendo che sulla sua testa si è combattuta una guerra di ben altre proporzioni: "Fin dall'inizio - spiega  - si era trattato  d'altro. Questa risultanza è ciò  che mi dà più pace, il resto verrà , io non ho alcun dubbio. E tuttavia - sottolinea - le scelte redazionali che da giorni taluno continua accanitamente a perseguire nei vari notiziari dicono a me, uomo di media, che la bufera è lungi dall'attenuarsi e che la pervicace volontà  del sopraffattore è di darsi ragione anche contro la ragione". 
  "E mentre sento sparare i colpi sopra la mia testa - osserva - mi chied io che c'entro con tutto questo? In una guerra tra gruppi editoriali, tra posizioni di potere cristallizzate e
prepotenti ambizioni in incubazione, io - scrive ancora - che c'entro? Perchè devo vedere disegnate geografie ecclesiastiche che si fronteggerebbero addirittura all'ombra di questa mia piccola vicenda?".   Poi un ammonimento a a chi lo ha costretto a questo passo "Feltri non si illuda, c'è già dietro di lui chi, fregandosi le mani, si sta preparando ad incamerare il risultato di questa insperata operazione; bisognava leggerli attentamente i giornali, in questi giorni, non si menavano solo fendenti micidiali: l'operazione è presto diventata qualcosa di più articolato". Infine, nel ringraziare la Chiesa nella sua solidarietà  corale, un'ultima annotazione: "so bene che qualcuno, più impudico di sempre, dirà  che scappo, ma io in realtà resto dove idealmente e moralmente sono sempre stato". Boffo è stato direttore di 'Avvenire' per quindici anni. (ANSA).
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“Un gesto estremo a difesa della libertà".  Così Franco Siddi, segretario generale della Fnsi, ha commentato le dimissioni del direttore di Avvenire. Questa la dichiarazione di Siddi: "Dino Boffo, con le sue dimissioni da direttore di Avvenire e delle altre testate cattoliche della Cei, ha risposto con un atto di grande dignità intellettuale e di libertà che merita alta considerazione e che ci addolora e – penso – addolori tutti i giornalisti che credono nel rispetto delle persone e delle idee di tutti. In questo si esprime e si misura anche lo spessore umano e professionale di Dino Boff il suo è un gesto estremo e doloroso a tutela della propria libertà, di quella del suo giornale e del suo editore particolare, i vescovi italiani. ertamente, grande è il disagio per questa vicenda in cui un’informazione palesemente fatta e costruita per “pareggiare” conti improponibili, ha visto manifestarsi in forma pesante un’espressione di giornalismo che si fa arma impropria contro giornali o giornalisti non più concorrenti ma considerati nella sostanza nemici, se possibile da colpire o rimuovere. Sono convinto che i vescovi italiani e il loro giornale, i giornalisti delle testate edite dalla Cei non rinunceranno alla propria libertà di testimonianza nella propria fede e di missione editoriale secondo i propri, autonomi convincimenti. Ogni ingerenza diversa sarebbe, altrimenti, una ferita alla libertà di tutti, che vive sul pluralismo delle idee e sul rispetto delle scelte culturali, religiose e politiche di ognuno. Intimidazioni e vendette sulla stampa sono sempre ferite gravi per la libertà.” ________________________________________________________________________

 E per l'Ucsi (Unione Cattolica Stampa Italiana) quelle che sta vivendo sono "Giornate orribili per il giornalismo italiano. Si usano i giornali come strumenti di lotta politica e come pugnali per colpire alla schiena gli avversari del momento, come ha fatto Vittorio Feltri contro Dino Boffo". Lo afferma l'Ucsi (Unione Cattolica della Stampa Italiana) in una nota con la quale i giornalisti esprimono al direttore di Avvenire "piena solidarietà umana e professionale". "La tecnica di infangare chi esprime legittime e libere posizioni anche scomode per determinati poteri, utilizzando fonti anonime e non controllate - quando la veridicità delle fonti è notoriamente un principio base del giornalismo _ si legge nella nota dell'Ucsi _ è stata usata come un avvertimento minaccioso, forse diretto in particolare al mondo cattolico italiano. E’ una tecnica ripetibile che deve essere stroncata sul nascere prima che dilaghi nella lotta politica, rischiando di uccidere un giornalismo che innanzitutto rispetti la dignità della persona, il diritto dei lettori ad essere correttamente informati, la pluralità delle posizioni e non consideri le “notizie” come un manganello". Intanto - e sembra quasi che le due vicende mostrino un sospetto sincronismo - si preparano interventi diretti a limitare l’autonomia professionale dei giornalisti, in un Paese in cui le libertà per ora ci sono, ma non sempre - come anche questa vicenda dimostra - vengono utilizzate nel modo migliore. Tuttavia dobbiamo insistentemente ripetere che la libertà di informazione in una democrazia avanzata deve essere giocata tra media professionali - cioè privi di finalità diverse da quelle editoriali - e che i giornalisti devono rispettare la deontologia e gli statuti professionali, in un’ottica di civil servant. Queste non sono utopie, ma necessità funzionali della democrazia. I giornalisti cattolici italiani, riuniti nell’UCSI, sono fortemente motivati a operare verso questo obiettivo. Giornate orribili per il giornalismo italiano. Si usano i giornali come strumenti di lotta politica e come pugnali per colpire alla schiena gli avversari del momento, come ha fatto Vittorio Feltri contro Dino Boffo, al quale i giornalisti dell’UCSI esprimono piena solidarietà umana e professionale. La tecnica di infangare chi esprime legittime e libere posizioni anche scomode per determinati poteri, utilizzando fonti anonime e non controllate - quando la veridicità delle fonti è notoriamente un principio base del giornalismo - è stata usata come un avvertimento minaccioso, forse diretto in particolare al mondo cattolico italiano. E’ una tecnica ripetibile che deve essere stroncata sul nascere prima che dilaghi nella lotta politica, rischiando di uccidere un giornalismo che inna. nzitutto rispetti la dignità della persona, il diritto dei lettori ad essere correttamente informati, la pluralità delle posizioni e non consideri le “notizie” come un manganello

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Il Comitato di redazione di Sat2000 ha appreso con dolore e amarezza delle dimissioni del direttore Dino Boffo, "oggetto di un'aggressione mediatica personale,
brutale e senza precedenti, che ha il sapore e la sostanza di un'intimidazione alla libera stampa ed ai mezzi d'informazione cattolici". Lo dichiara il comitato di redazione di Sat 2000 che rinnova a Dino Boffo "tutta la solidarietà , umana e professionale, nonchè la fiducia e la stima dell'intera redazione, ringraziandolo del lavoro svolto insieme e degli insegnamenti ricevuti in questi anni".  Il Cdr "assicura il proprio impegno nel portare avanti il lavoro quotidiano di ricerca e diffusione delle notizie, sempre nel rispetto per la persona umana, che mai dovrebbe essere maltrattata, infangata, vilipesa dai mezzi di comunicazione, come invece è avvenuto in questi giorni". 

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