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Cronaca 24 Mag 2008

Il direttore del Corriere di Livorno e il cronista Giacomo Niccolini indagati dalla magistratura livornese per pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale coperto da segreto

Liuzzi e Niccolini chiamati a rispondere anche di rivelazione e utilizzazione di segreti d'ufficio. I due sono accusati di avere pubblicato atti relativi all'indagine sulla Porto 2000, la società mista che gestisce il traffico turistico del porto, in cui sono indagati per associazione a delinquere finalizzata al peculato il suo ex presidente Bruno Lenzi, l'ex direttore Bruno Crocchi, e il responsabile amministrativo Luca Garzelli

Liuzzi e Niccolini chiamati a rispondere anche di rivelazione e utilizzazione di segreti d'ufficio. I due sono accusati di avere pubblicato atti relativi all'indagine sulla Porto 2000, la società mista che gestisce il traffico turistico del porto, in cui sono indagati per associazione a delinquere finalizzata al peculato il suo ex presidente Bruno Lenzi, l'ex direttore Bruno Crocchi, e il responsabile amministrativo Luca Garzelli

Il Corriere di Livorno ha pubblicato oggi stralci delle intercettazioni telefoniche disposte dal pm Antonio Giaconi e trascritte dalla Guardia di Finanza in un apposito capitolo denominato “Bruno Crocchi e i suoi contatti con la massoneria”. Dalle intercettazioni pubblicate emergerebbe l'attivismò di Crocchi per cercare di avere notizie sull'indagine. In particolare Crocchi avrebbe contattato Piero Di Francesco, ex segretario dell'Udc, coinvolto nell'indagine sulla massoneria del pm potentino Henry John Woodcock, che lo avrebbe rassicurato dicendo: «Ho chiamato un generale della Guardia di Finanza. Dice che è tutto a posto... è partito l'ordine dall'interno di stare calmi». Il pm Giaconi, nel 2007 aveva disposto il sequestro di tutte le liste massoniche livornesi per accertare l'eventuale intreccio affaristico tra gli ex amministratori della Porto 2000 e alcuni massoni. Il direttore del Corriere di Livorno, Liuzzi, ha commentato: «Abbiamo pieno rispetto del lavoro della Procura, ma noi ci siamo limitati a svolgere il nostro, informando la città di quanto è avvenuto all'interno di una società finanziata per gran parte con soldi pubblici». (ANSA)

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