I lettori sappiano quest non vedrete più la cronaca giudiziaria sui nostri giornali. Via le inchieste, spariti gli arresti, cancellate le intercettazioni che hanno permesso di scoprire anche chi rideva sotto le coperte la notte del terremoto all’Aquila. La mannaia del silenzio di Stato calerà sul nostro Paese, rendendolo esattamente come lo vogliono i nostri attuali governanti: una sorta di Paese delle Meraviglie. Ma i giornalisti non sono né vogliono essere Alice.
L’approvazione del disegno di legge sulle intercettazione da parte del Senato non è degna di un Paese civile. Mettere il silenziatore alle notizie, impedire per legge che i cittadini siano informati su chi delinque, sul perché delinque e su come delinque rappresenta l’antitesi della democrazia e della libertà. Per tutto ciò i giornalisti italiani stanno combattendo questa battaglia, sostenuti anche dai loro editori e dai colleghi delle democrazie di tutto il mondo. Oggi protestiamo perché si sta mettendo il bavaglio alle notizie, si nega ai cittadini la possibilità di conoscere la verità dei fatti, di avere un giudizio, di farsi un’opinione e di scegliere, con l’unico obiettivo di far scomparire per legge le notizie sgradite al manovratore. Col conforto di sapere che i lettori saranno al nostro fianco nella battaglia per difendere il loro diritto a essere informati e il nostro dovere a informarli, lanciamo un appello ai deputati della Camera, che verrà chiamata a controfirmare il testo della legge, un appello che rivolgiamo anche ai deputati che ieri erano giornalisti e oggi siedono a Montecitorio: abbiate il coraggio e la dignità di ribellarvi a una legge che distrugge il sacrosanto principio della libera stampa come bastione della democrazia. Noi non accetteremo mai il silenzio di Stato.
Il coordinamento dei comitati di redazione de La Nazione-Il Resto del Carlino-Il Giorno-Quotidiano Nazionale