"Il caso-Travaglio, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti, ripropone uno scenario mediatico, ormai consolidato, assai avvilente e grave per il nostro Paese, oltre che per il servizio pubblico, dove sembra che abbiano diritto di stare in campo solo gli estremisti, i professionisti della radicalizzazione e della provocazione".
E' quanto si legge in una nota del consigliere Sandro Curzi che aggiunge: "Percio', in qualche caso al di la' delle stesse intenzioni di molti dei dichiaratori di queste ore, si stanno intrecciando e confondendo quattro livelli di problematiche che dovrebbero invece restare nettamente distinte: 1) il contenuto delle affermazioni del giornalista, percepito nell'area politico-culturale che va da Santoro, a Di Pietro e a Grillo, come giornalista e scrittore tranchant e documentato; 2) l'opportunita' di quelle dichiarazioni, in quella sede, in quelle forme, senza contraddittorio e condite non da legittime e severe valutazioni ma da intenti provocatori e parole insultanti; 3) la strumentalizzazione politica di quell'episodio; 4) il tentativo di piegarlo a occasione e giustificazione per un'accelerazione di cambiamenti gestionali in Rai. Al primo livello, ciascuno dovrebbe semplicemente assumersi le proprie responsabilita'. E come cittadino, sono interessato - e credo sia interessata per prima la seconda carica dello Stato - a un completo e definitivo chiarimento dei fatti asseriti". "Al secondo livello - a parte le iniziative giudiziarie di tutela e di autotutela che si riterranno necessarie - l'azienda non poteva e non può rimanere inerte: bene ha fatto la direzione generale (e lo stesso Fazio) a prendere le giuste distanze e a chiedere formalmente scusa al presidente del Senato, e bene fare mercoledì il Consiglio di amministrazione ad ascoltare con attenzione le valutazioni del direttore generale. Sono invece sconcertato per alcune prese di posizioni, a proposito del terzo e del quarto livello, che avrebbero senso se a Travaglio (per non parlare di Fazio) si potessero riconoscere caratteristiche di soggetto politico. E cosi' invece non e'. Ma sono ancora piu' immotivate - e frutto di strumentalizzazioni che non fanno onore a nessuno - le conclusioni che si e' inteso trarre sulla gestione della Rai, sulla direzione di RaiTre e persino sul complesso itinerario che dovrebbe portare a breve a cambiamenti gestionali e persino legislativi. Tutte questioni con le quali le esternazioni di Travaglio, per quanto indebite, non hanno nulla a che fare. E' sconfortante che, a furia di rimestare nella confusione, l'unico risultato concreto del caso sembra dover essere proprio quello che tutti a parole condannano e che in molti concorrono, sistematicamente, a determinare: il diretto coinvolgimento dei partiti nel servizio pubblico radiotelevisivo. Tutti, a cominciare dai sedicenti moralizzatori e fustigatori del malcostume Rai". (ITALPRESS).