Il Comitato di redazione dell'agenzia di stampa Apcom denuncia la perduranti e ripetute violazioni degli accordi aziendali in vigore con l'azienda e il progressivo impoverimento di una redazione giornalistica che, negli anni, s'è segnalata per puntualità, precisione e indipendenza dell'informazione.
In assenza di un chiaro indirizzo sul futuro dell'agenzia, il nuovo azionista di maggioranza - Gruppo Abete - ha comunicato mesi fa al Cdr l'intenzione di procedere con un piano di ristrutturazione con esuberi e con la possibilità di ricorrere ad ammortizzatori sociali. Intanto però, in assenza di qualsivoglia piano, l'azienda ha proceduto restringendo il corpo redazionale e non completando i processi di stabilizzazione previsti da un accordo firmato nel 2006 e ribadito nel 2008 dalla proprietà del momento (Gruppo Telecom Italia) e dal sindacato. Una violazione, questa, ingiustificabile, visto che la redazione di Apcom ha puntualmente rispettato gli impegni assunti con quegli accordi.
Il mancato rispetto dal parte dell'azienda di quegli accordi aziendali pone inquietanti punti interrogativi su quali siano le strategie che il Gruppo Abete (e il suo socio di minoranza gruppo Telecom, responsabile di quelle intese che ora non vengono rispettate e che nulla ha fatto finora per farle valere, avvalorando il legittimo sospetto, certo non dimostrato, che Abete faccia da schermo a un'operazione utile a Telecom Italia Media per venire meno ai propri impegni formali) vuole mettere in campo per Apcom. L'azienda sostiene che intende puntare sulla multimedialità per dispiegare il potenziale di Apcom sul mercato, ma intanto cerca di ri-precarizzare o di espellere i giornalisti necessari per sviluppare questo settore. Contemporaneamente, per quel che riguarda i servizi giornalistici "tradizionali", che ancora rappresentano la fetta principale dei ricavi, l'azienda continua a privarsi di preziose professionalità, erodere progressivamente il prodotto e a richiedere insostenibili ritmi e carichi di lavoro, nonostante a più riprese abbia assicurato di non voler ridimensionare l'agenzia.
L'agenzia Apcom è la più giovane tra le grandi agenzie di stampa nazionali. Dalla sua nascita, nel 2000, sconta un forte sottodimensionamento nei contributi governativi al settore, come dimostrato anche dalla recente risposta del governo a una interrogazione in Parlamento. Ciononostante, è stata capace di farsi largo in un mercato difficile e concorrenziale, grazie alla professionalità dei suoi giornalisti e a una strategia fondata sulla competizione di prodotto con la concorrenza, che sul mercato ha pagato ma che invece pare non essere condivisa dal nuovo azionista di maggioranza. Ad oggi manca chiarezza sul futuro dell'agenzia da parte della proprietà, che continua a parlare di tagli e a operare tagli, violando gli accordi. Il Cdr ricorda che, all'atto della cessione di Apcom al Gruppo Abete da parte di Telecom Italia Media (Gruppo Telecom Italia), l'azienda fu ricapitalizzata dalla vecchia proprietà "per 10,5 milioni di euro al fine di dotarla di adeguati mezzi finanziari per il processo di risanamento" (come da comunicato TIMedia). La nuova proprietà spiegò, in una serie di incontri informali, che quel denaro servirà per il rilancio dell'agenzia. Al momento, però, non si ha alcun sentore di investimenti nonostante il fatturato sia in crescita, le spese generali siano state ridotte e anche le stime del costo del lavoro fatte da parte della stessa azienda dimostrino una costante e significativa tendenza alla riduzione.
La redazione di Apcom ha reagito finora con senso di responsabilità alle violazioni della proprietà. Altrettanto senso di responsabilità la redazione s'attende dal management, dalla direzione, dal Gruppo Abete come socio di maggioranza e dal Gruppo Telecom Italia come socio di minoranza, affinch é venga ristabilita una corretta dinamica di rapporti sindacali e venga dimostrata nei fatti l'intenzione di dare un futuro all'agenzia al di là delle chiacchiere sui presunti nuovi mercati.
L’Associazione Stampa Romana condivide le preoccupazioni espresse dal Cdr dell’agenzia Apcom sullo stato dei rapporti sindacali all’interno dell’azienda e sul futuro della stessa. Il nuovo azionista di riferimento (Gruppo Abete) ha esordito male nel campo delle relazioni sindacali, non applicando un accordo di stabilizzazione dei colleghi precari che è tuttora in vigore. Ma anche sulla prospettiva l’attuale management è deficitario, o per lo meno non ha ancora chiarito alla rappresentanza sindacale quale sia la strategia e l’impostazione editoriale che intende seguire. Il sindacato non può accettare la pratica che la dirigenza di Apcom ha fin qui disinvoltamente messo in opera: tergiversare sul fronte del confronto e del rispetto dei patti per ridurre indirettamente l’organico e mettere il Cdr di fronte al fatto compiuto sotto il profilo dell’organizzazione del lavoro delle competenze professionali e dei nuovi assetti redazionali. Tutto questo, come da contratto, è materia di confronto fra le parti, ogni azione che lo vanifica, anche se dissimulata o ammantata di necessità più o meno contingenti, è di fatto comportamento antisindacale. L’Asr si associa al richiamo del Cdr a una maggior responsabilità da parte della dirigenza aziendale: il sindacato non chiede di meglio che si apra immediatamente un confronto sulle tematiche sollevate dalla rappresentanza sindacale. Nello stesso tempo avverte che ulteriori dilazioni, specie se associate a decisioni unilaterali e punitive nei confronti della redazione, saranno lette come un attacco inaccettabile alle prerogative professionali e sindacali dei colleghi di Apcom.