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Cdr 08 Lug 2010

Il Cdr dell’Adige: “Contro il bavaglio, un silenzio carico di rumore”

Domani l'Adige, come la maggior parte dei quotidiani italiani non sarà in edicola. Domani, le radio, le tv pubbliche e private, nazionali e locali, non diffonderanno notiziari. Domani, i siti di informazione, piccoli e grandi, non saranno aggiornati. Domani, in Italia l'informazione starà in silenzio. I giornalisti italiani indosseranno "il bavaglio" per un giorno, per non essere costretti a metterselo mai più. Lo indosseranno per protestare contro la volontà del governo, e della maggioranza che lo sostiene, di negare ai cittadini il diritto di sapere e ai giornalisti il dovere di informare.

Domani l'Adige, come la maggior parte dei quotidiani italiani non sarà in edicola. Domani, le radio, le tv pubbliche e private, nazionali e locali, non diffonderanno notiziari. Domani, i siti di informazione, piccoli e grandi, non saranno aggiornati. Domani, in Italia l'informazione starà in silenzio. I giornalisti italiani indosseranno "il bavaglio" per un giorno, per non essere costretti a metterselo mai più. Lo indosseranno per protestare contro la volontà del governo, e della maggioranza che lo sostiene, di negare ai cittadini il diritto di sapere e ai giornalisti il dovere di informare.

Un diritto-dovere garantito dall'articolo 21 della Costituzione italiana: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure".
Lo sciopero di domani deciso dalla Fnsi, il sindacato unitario dei giornalisti italiani, per una volta non è contro gli editori, che anzi in questa battaglia sono al fianco dei giornalisti. E' contro la limitazione di un diritto di cui ogni democrazia si nutre: solo la piena conoscenza dei meccanismi del potere, delle sue storture, delle sue deviazioni, può infatti formare un'opinione pubblica in grado di compiere scelte consapevoli e mature. Scelte che portano un Paese a crescere, non a regredire.
Invece, il potere vuole cittadini anestetizzati, vuole cervelli spenti, che si accontentano delle "veline" di regime. A questo punta il governo Berlusconi con il disegno di legge che, già approvato dal Senato, mira a limitare in modo importante le intercettazioni e ad impedire ai giornalisti - anche mandandoli in carcere - di pubblicare questi atti giudiziari, che raccontano scandali come quelli della "cricca" degli appalti (le risate degli imprenditori la notte del terremoto in Abruzzo, al pensiero degli affari per la ricostruzione), di una sanità che per soldi gioca sulla pelle di uomini e donne (la clinica Santa Rita, di Milano, dove si operavano persone sane solo per ottenere i rimborsi del servizio sanitario nazionale), di un ambiente violentato per profitto (il caso trentino della discarica Monte Zaccon).

Domandiamoci tutti cosa accadrebbe, in un’Italia che già oggi figura al 72° posto nel mondo per libertà di stampa (rapporto 2010 Freedom House), al 45° posto nella classifica dei Paesi meno corrotti (secondo Transparency International) e al 156° posto per l’efficienza del sistema giudiziario (rapporto Doing Business della Banca Mondiale) se certe notizie non potessero più essere pubblicate, almeno fino alla chiusura dei procedimenti giudiziari.

Per questo, domani, staremo in silenzio. Per questo chiediamo ai lettori di dare voce alla nostra protesta.

 

Il Cdr dell’Adige

@fnsisocial

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