Il calcio è ancora calcio o è diventato lucida follia
Di Antonello Faini Un giornalista che conduce una trasmissione dedicata al Livorno su un’emittente televisiva di Pisa, rispondendo ad un telespettatore che voleva sapere come e perché alcuni giornalisti sono stati aggrediti nella tribuna stampa dello stadio pisano, ha risposto che si trattava di folclore. Vogliamo sperare che quel giornalista, che peraltro lui stesso quel giorno ha fatto ricorso alla scorta della polizia per uscire dallo stadio, non abbia capito la domanda, magari preso dall’emozione per il roboante successo degli amaranto nel derby, perché in quel pomeriggio di domenica 17 febbraio, come alcuni hanno scritto sulla stampa locale ed altri giornalisti hanno commentato in altre trasmissioni su altre emittenti, allo stadio di Pisa non c’è stato solo il folclore, purtroppo, ma è accaduta anche una cosa seria, brutta, ignobile. Alcuni giornalisti livornesi che erano lì a lavorare, fra cui un paio dei nostri, sono stati provocati, offesi, aggrediti e colpiti, sia nella tribuna stampa che sulle scale che portano dalla tribuna alla sala stampa e infine nei settori attigui alla sala stampa, solo ed esclusivamente perché livornesi. Inoltre si è tentato, in modo veramente scorretto, di stravolgere la realtà e di far apparire le vittime come dei provocatori, forse perché il non aver ragione, a volte, fa brutti scherzi. E’ triste che ciò sia accaduto, ma la verità spesso è cruda e fa male, perché mette di fronte a realtà che non vorresti vedere. E la cosa brutta e triste è che due o tre giornalisti livornesi, quel pomeriggio, si sono imbattuti in una decina di violenti travestiti da tifosi del Pisa. Un episodio che è accaduto a Pisa, ma che poteva accadere ovunque, anche a Livorno, perché la mamma dei violenti, sia chiaro, è sempre incinta e dappertutto. Tuttavia, prima di soffermarsi su questi fatti, è doveroso ricordare che nei giorni successivi sono capitate cose davvero spiacevoli. Un giornalista che collabora con l’emittente televisiva per la quale lavora la giornalista nostra collaboratrice offesa e colpita a Pisa, ad esempio, rispondendo ad uno spettatore che chiedeva se una redattrice di tale emittente era stata aggredita, ha avuto il coraggio di smentire categoricamente. E il bello, anzi il brutto, è che lui, quel giorno, a Pisa non c’era. Comprendiamo il tentativo di trarre fuori l’emittente dalla vicenda, ma dire simili castronerie, onestamente, è sconcertante. E si commenta da solo il rifiuto di rettificare la corbelleria da parte dell’emittente! Sui cui schermi, peraltro, si è fatto anche di peggio, quando nel corso di una trasmissione dedicata al Pisa un altro conduttore, in diretta da Tirrenia, ha permesso che un telespettatore, via telefono, infamasse senza motivo uno dei giornalisti livornesi aggrediti, facendo nome e cognome e addirittura indicando la testata per la quale questo professionista lavora, forse al fine di giustificare l’ingiustificabile. E tutto ciò è avvenuto sotto lo sguardo divertito dell’occhialuto conduttore il quale si è guardato bene dall’interromperlo o dal prenderne le distanze. Complimenti! Ma tralasciamo gli esempi di pessimo giornalismo, come quell’articoletto sulla prima pagina della cronaca pisana di un quotidiano stampato a Firenze che racconta con prolifica fantasia i fatti avvenuti distorcendoli completamente, e torniamo a quel triste pomeriggio di Pisa perché lì, nei settori riservati alla stampa, sono accaduti i fatti più gravi. Alcuni giornalisti livornesi, infatti, sono stati prima ostacolati nel loro lavoro dall’addetto stampa del Pisa, poi sono stati sistemati in piedi in un angolo della balaustra che sorregge la tribuna stampa a strettissimo contatto con un gruppo di tifosi alquanto esagitati, quindi in un luogo non sicuro, di conseguenza esposti alle ironie, alle pesanti battute e alle offese, finché al pareggio del Pisa questi esagitati, forse per scaricare una rabbia antica, hanno preso a lanciare oggetti, sputi, carta ed offese verso i giornalisti, i quali avevano l’unico torto di non essere della loro città. E quando i giornalisti livornesi hanno chiesto spiegazioni, ed hanno detto di essere lasciati in pace, sono stati aggrediti anche fisicamente. In quel momento l’emittente pisana cui abbiamo fatto cenno, che stava effettuando una diretta dallo stadio, tramite il suo inviato che ha dato la parola al citato addetto stampa e ad altri giornalisti ha inscenato una gratuita aggressione televisiva ai danni dei giornalisti livornesi, forse nel tentativo di trovare un pretesto polemico con l’emittente presso cui lavora una delle persone aggredite, che è concorrente. Così è stato costruito uno spettacolo indegno ed è stata raccontata una verità inventata, diffamando ed infamando uno dei giornalisti vittime dell’aggressione. E oltre al danno c’è stata anche la beffa. Tanto che un solerte poliziotto, mostrando un comportamento assai poco professionale, ha avuto l’ingenuità di dar credito all’addetto stampa del Pisa, il cui unico scopo in quel momento era evidentemente quello di screditare i giornalisti aggrediti per giustificare un pomeriggio di pura follia, come dimostra anche l’aggressione al sindaco di Livorno, con l’assurda conseguenza che questo poliziotto, invece di mettere il buon per la pace, si è letteralmente scagliato contro uno dei giornalisti livornesi per redarguirlo e dirgli che lo avrebbe cacciato fuori dallo stadio. Un’assurdità! Eppure un’assurdità che è costata cara ai nostri giornalisti in quanto quel gesto, sommato al comportamento di alcuni giornalisti pisani, ha contribuito a legittimare la violenza. Il cronista di una stazione radiofonica della provincia di Pisa, non a caso, si è scagliato contro i giornalisti livornesi a fine partita alzando le mani. E un gruppo di pseudotifosi ha teso un vero e proprio agguato agli sfortunati livornesi i quali sono stati così anche colpiti. Non è tutto. Altre violenze, altri tentativi di aggressione, si sono avuti nelle aree attigue alla sala stampa e nella sala, nonostante i giornalisti livornesi fossero in stato di choc. In questa fase, peraltro, alcuni addetti della società del Pisa, fra cui il solito, avrebbero voluto fare uscire i giornalisti dall’area riservata per darli in pasto ad un gruppo di tifosi intenzionati a malmenarli. Ed altri li hanno nuovamente aggrediti. Un incubo. Allucinante. Ben quattro volte i giornalisti livornesi hanno chiamato i numeri dell’emergenza, il 112 e il 113, ma senza esito. Solo il casuale intervento di una dirigente della squadra mobile di Pisa ha permesso ai malcapitati di lasciare lo stadio, ovviamente scortati. Eppure nei giorni successivi si è dovuto ascoltare e leggere commenti falsi e tendenziosi. Crediamo che, tranne qualche caso, solo la scarsa professionalità abbia indotto a dire o scrivere cose inventate, o verità di comodo, senza preoccuparsi di verificare i fatti. Invece, se avessero chiesto spiegazioni, tali cronisti avrebbero scoperto che i giornalisti livornesi sono stati aggrediti da alcuni esagitati, che certo non possono essere confusi con la grande maggioranza dei tifosi pisani, solo perché livornesi e quindi, per loro, nemici. Una vicenda triste che fa pensare. E mette dubbi. Ma cos’è diventato il calcio?