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I Cdr al Gruppo 24 Ore: «Fate presto»
Cdr 03 Ott 2016

I conti del Gruppo 24 Ore, i Cdr: «L'editore dica dove vuole andare». Fnsi, Alg e Stampa Romana: «Si faccia chiarezza»

Dopo la pubblicazione della relazione semestrale dei conti del Gruppo 24 Ore, che certifica, il primo semestre 2016, un risultato netto negativo di 49,8 milioni, i Cdr del Sole 24 Ore, di Radiocor Plus, di Radio24 e la Rsu poligrafica dell'editrice hanno diramato un duro comunicato congiunto. «L'editore ora dica dove vuole andare, abbiamo bisogno di verità  e di progettualità  di lungo termine per costruire il futuro», scrivono.

Dopo la pubblicazione della relazione semestrale dei conti del Gruppo 24 Ore, che certifica, il primo semestre 2016, un risultato netto negativo di 49,8 milioni, i Cdr del Sole 24 Ore, di Radiocor Plus, di Radio24 e la Rsu poligrafica dell'editrice hanno diramato un duro comunicato congiunto.

Al fianco dei giornasti del gruppo si schierano la Federazione nazionale della stampa, l'Associazione lombarda dei giornalisti e l'Associazione Stampa Romana.

Ecco il comunicato congiunto di Fnsi, Alg e Stampa Romana.
La situazione che si è creata al Sole 24 ore preoccupa non solo la redazione, ma tutto il sindacato. Occorre dire con chiarezza che se non ci sarà un rilancio serio della testata sarà presto a rischio il futuro di un pilastro dell’informazione economica, finanziaria e normativa del nostro Paese.
Le perdite di 50 milioni nel primo semestre del 2016 e di 300 milioni in 7 anni e mezzo, l’erosione del patrimonio netto e le recenti dimissioni del presidente e di parte del Cda disegnano uno scenario gravissimo, che è stato a lungo occultato anche con proclami tesi a esaltare l’eccellenza e l’innovazione del prodotto, e pongono domande che richiedono risposte. In questi anni i giornalisti hanno accettato responsabilmente sacrifici, ma i gravi errori gestionali rischiano adesso di rendere tutto inutile.
La Federazione nazionale della Stampa italiana, l’Associazione lombarda dei giornalisti e l’Associazione Stampa Romana si uniscono ai Cdr del Gruppo 24 ore e alla redazione per chiedere prima di tutto chiarezza e trasparenza. Chiarezza su come si sia arrivati a questa situazione, che mette a repentaglio un giornale, la sua redazione e il grande patrimonio di competenza che la caratterizza. Trasparenza su come si intenda rilanciare Il Sole 24 Ore definendo un piano industriale serio e credibile.
Il sindacato è a fianco dei colleghi nel chiedere che il giornale non diventi territorio di scontri di potere, che devono essere messi da parte in nome di un ben più alto interesse, quello a un’informazione indipendente e di qualità. (Roma, 3 ottobre 2016)

Di seguito, invece, la nota dei Comitati di redazione e della rappresentanza sindacale aziendale dei poligrafici.
«Abbiamo rimesso in moto una macchina straordinaria caratterizzata da grandi competenze. Se guardo al 2013 non posso che congratularmi con la squadra. I ricavi sono cresciuti, l'indebitamento è stato abbattuto e resta agiatamente dentro i covenants, cosa che non tutte le società riescono a rispettare, è stato fatto un ottimo lavoro sul contenimento e la razionalizzazione dei costi. Va dato atto del grande lavoro realizzato dal nostro direttore editoriale, Roberto Napoletano: è un direttore straordinario e infaticabile. Ha dimostrato capacità creativa e innovativa ideando un sistema multimediale unico in Europa e Usa. L'altra artefice dei risultati raggiunti è la dottoressa Donatella Treu, l'amministratore delegato: grande capacità a creare la squadra, si è dedicata a questo gruppo come poche persone ho visto nella mia vita da imprenditore. In definitiva sono molto soddisfatto di aver legato il mio impegno al rilancio strutturale del Gruppo 24 Ore. Siamo a tre quarti del percorso e abbiamo l’ultimo miglio da coprire, notoriamente quello più difficile, proprio nell’anno in cui festeggiamo i nostri 150 anni». (Benito Benedini, 16 marzo 2016)

«Il margine operativo lordo dopo svariati anni, prevediamo possa tornare positivo e anche analizzando l'andamento dell'assorbimento di cassa possiamo aspettarci un risultato 2015 quasi dimezzato rispetto all'esercizio precedente e comunque nettamente più basso da molti anni a questa parte. In altre parole, la gestione 2015 ha iniziato a generare cassa invece che bruciarla segnando un sensibile miglioramento del cash flow dell'attività operativa: altro segno evidente di discontinuità rispetto al passato gestionale di questo Gruppo. Aggiungo, sempre per tranquillizzare i tanti osservatori "interessati" alle sorti contabili della nostra azienda, che nel 2016 abbiamo previsto un ulteriore e sensibile miglioramento dell'Ebitda e della Posizione Finanziaria Netta». (Benito Benedini, 3 marzo 2016)

«Il sistema multimediale carta-web integrato e il sito in formula paywall varati tre anni fa, un sistema unico nel panorama nazionale ed internazionale, non solo ci hanno portato a essere il primo quotidiano digitale in Italia e il secondo per diffusione totale carta+web, ma ci hanno anche consentito il sorpasso nel 2015 dei ricavi digitali da contenuto informativo sui ricavi da contenuto in versione cartacea». (Roberto Napoletano, 7 marzo 2016)

Leggete le date, sono passati soltanto 6 mesi. Eppure il film è completamente cambiato. La semestrale approvata ieri certifica un rosso di 49,8 milioni di euro. Questo fa salire l'amara contabilità delle perdite del gruppo a oltre 300 milioni di euro in 7 anni e mezzo. Al netto dei toni retorici della comunicazione, più volte propinati non solo alle redazioni e a tutti i dipendenti ma anche al mercato, con conseguenze e approfondimenti adesso ovvi e in sedi diverse trattandosi di una società quotata, le redazioni e tutti i dipendenti assistono stupefatti a un totale cambiamento dello storytelling aziendale. Dall'"ultimo miglio" siamo passati all'orlo del baratro. Con la continuità aziendale improvvisamente a rischio. Come tutto questo sia stato possibile, come sia stato possibile compromettere a questo punto la solidità di un'offerta informativa che ancora è punto di riferimento nel dibattito pubblico, ci riserviamo di capirlo prima e di spiegarlo poi ai lettori che hanno il diritto di essere informati anche e soprattutto su tutto quello che ci/li riguarda.
Quello sin da ora evidente è un fallimento su più livelli. La strategia, quella dell'espansione dei volumi, sia sul digitale sia sulla carta, con marginalità assai dubbia; anzi, a vedere i risultati, ovviamente oggetto di confronto, negativa. La governance, quella formale con il pasticcio delle deleghe esecutive sovrapposte tra presidente e amministratore delegato, con conseguente difficoltà a identificare il capoazienda e quella sostanziale, con l'impropria assunzione di un ruolo manageriale da parte di chi manager non è. La proprietà, con un'associazione degli imprenditori che ha lasciato gestire il suo asset principale con logiche tutt'altro che imprenditoriali; da "basso impero" piuttosto.
Prima di affrontare qualsiasi discussione su un piano industriale che ancora deve essere presentato, e di verificare la coerenza dei (nuovi?) progetti editoriali, almeno due nodi devono essere sciolti. Quello delle responsabilità della voragine certificata ieri dal consiglio di amministrazione, responsabilità da cercare a tutti i livelli, soprattutto quelli più alti, cui andranno chiamati tutti coloro che hanno gestito la società in questi anni di agonia.
Ma è soprattutto l'azionista che deve chiarirsi identità e progetti. Vuole ancora fare l'editore? Intende mettere a disposizione le risorse necessarie per corroborare il piano industriale? Lo stato evidentemente critico dei conti rende assai probabile la necessità di una ricapitalizzazione e apre tuttavia a scenari del tutto incogniti.
Di sicuro l'attuale presidenza di Confindustria deve avere chiaro che non le sarà possibile fare come è stato fatto sino ad ora: buttare un po' di spazzatura sotto il tappeto per sfangare i canonici 4 anni di mandato per poi passare il cerino del Sole 24 Ore al nuovo presidente. Ora non c'è più tempo e le questioni da risolvere vengono in agenda tutte insieme, quando invece si sarebbe potuto fare di più e di meglio, convertendo per esempio in investimenti sul futuro di questo gruppo i soldi della quotazione, la vendita di Esa Software, i risparmi ottenuti dalle azioni di contenimento dei costi dalle quali anche le redazioni, come tutti i dipendenti, non si sono tirate indietro. L'emergenza obbliga a un ribaltamento totale della prospettiva: abbiamo bisogno di verità al posto della realtà parallela e di progettualità di lungo termine per costruire il futuro. FATE PRESTO. (Milano, 1 ottobre 2016)

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