"Parafrasando Longanesi potremmo dire che non è la libertà di stampa che manca in Italia, pur con i problemi che sappiamo: mancano i giornalisti liberi. Ma quelli che ci sono, e non sono pochi, illuminano una professione fondamentale se vogliamo nutrire ancora la speranza di migliorare il nostro Paese".
Lo dice il presidente del Senato Pietro Grasso alla
presentazione del premio di giornalismo di inchiesta "Giustizia e verità -
Franco Giustolisi". Grasso spiega poi che "in Italia i giornalisti
veri corrono dei rischi quotidianamente: ci sono regioni in cui chi cerca di
descrivere la realtà senza veli rischia la vita, in cui si combatte una battaglia quotidiana tra il dovere
dell'informazione e la pretesa del silenzio, in cui si arriva a minacce,
intimidazioni, querele temerarie".
"Il lavoro del giornalista, quando non è asservito al potere o al potente
di turno, è un lavoro prezioso per la democrazia, per l'opinione pubblica, per
i cittadini", puntualizza il presidente Grasso che indica in Franco
Giustolisi un esempio, evidenziandone "il coraggio, la passione, la
determinazione, lo scrupolo della verifica, il non piegarsi anche quando si sa
di pagare un prezzo o correre un rischio, il non avere timore né dei padroni né
dei padrini".
E ripercorrendo il percorso umano di Franco Giustolisi, autore delle inchieste
sull'"armadio della vergogna", Grasso sottolinea: "era un
giornalista vero, scomodo, che ha dedicato la sua vita a scoprire il lato
oscuro del potere e della società attraverso le sue inchieste, iniziando su
Paese Sera, poi a L'Ora di Palermo, un giornale eretico che tra le sue firme ha
visto ben tre giornalisti uccisi dalla mafia: Cosimo Cristina, Mauro de Mauro e
Giovanni Spampinato".
"Andò poi al Giorno - ricorda ancora Pietro Grasso - da lì alla Rai, dove
fu impegnato nei primi approfondimenti televisivi con inchieste dure di
informazione e di denuncia, poi all'Espresso, dove ha lavorato per più di 30
anni".