Gedi in vendita? Mobilitarsi da subito su due piani: sindacale, con un raccordo stretto fra Fnsi, Cdr e Assostampa regionali per azioni di lotta mirate a tutelare posti di lavoro e dignità del lavoro, dei dipendenti e dei collaboratori; e politico-istituzionale per sensibilizzare governo e parlamento e i rappresentanti dei cittadini, dai sindaci ai presidenti delle Regioni, affinché prendano posizione per la tutela di insostituibili presìdi territoriali di pluralismo e di democrazia, nella convinzione che l'informazione – e nella fattispecie quella locale – sia un patrimonio che non appartiene solo all'editore di turno ma anche alle comunità di cui narra e con cui è cresciuta.
E in questa battaglia è fondamentale la voce della cittadinanza, delle associazioni, degli altri sindacati, delle università, delle istituzioni civili e religiose.
Questo, in sintesi, il ruolino di marcia emerso nella riunione operativa di lunedì 20 febbraio 2023 fra il coordinamento dei Comitati di redazione del Gruppo Gedi e la neoeletta segretaria generale della Federazione nazionale della Stampa italiana, Alessandra Costante, invitata dai Cdr all'incontro al quale hanno partecipato anche i responsabili delle Assostampa regionali di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Liguria.
«La scelta, non smentita, da parte della proprietà di mettere sul mercato le testate nordestine (la Nuova Venezia, il Mattino di Padova, la Tribuna di Treviso, il Corriere delle Alpi, il Piccolo di Trieste e il Messaggero Veneto) conferma la determinazione di smantellare quello che fino a poco tempo fa era il vanto di una delle realtà più solide dell'editoria italiana: il sistema delle testate e delle gazzette locali che si sviluppava dal Trentino alla Sardegna», ha rilevato il Sindacato giornalisti Veneto in un resoconto dell'incontro pubblicato sul proprio sito web.
«Il sindacato non può impedire a un editore di vendere – ha detto, fra l'altro, Costante – ma può e deve attivare tutti gli strumenti sindacali e politici a disposizione per dare voce alle giornaliste e ai giornalisti Gedi e per vigilare su cessioni che mettano in pericolo non solo la continuità aziendale ma anche l'agibilità informativa».
Sulla vicenda sono intervenute anche le Assostampa di Lazio, Piemonte e Lombardia. «Nell'editoria italiana, per anni considerata un utile fiore all'occhiello di grandi famiglie e cordate il cui core business era altrove, è arrivata l'era delle dismissioni: irrispettose della storia dei giornali, del valore dell'informazione e pure, ovviamente, dei posti di lavoro dei colleghi», il commento dell'Associazione Lombarda Giornalisti, dell'Associazione Stampa Romana e dell'Associazione Stampa Subalpina che, in una nota, «si impegnano a mettere in atto quanto in loro potere per difendere le testate Gedi presenti sul loro territorio».
Le Assostampa, «pronte a sostenere qualsiasi iniziativa che i colleghi del gruppo Gedi vorranno intraprendere», ritengono inoltre che sia «necessario chiedere un incontro urgente alle istituzioni politiche, anche locali» e affermano «con forza che uno dei gruppi editoriali più importanti del panorama nazionale non può trincerarsi dietro la riservatezza per un'operazione finanziaria senza chiarire le proprie reali intenzioni. In gioco non ci sono solo i posti di lavoro di decine e decine di colleghi, ma anche la difesa dell'informazione».
La Fnsi, ha rassicurato nel corso dell'incontro del 20 febbraio la segretaria generale Costante, «richiede un tavolo istituzionale al governo per affrontare il caso delle testate Gedi. Il gruppo - ha concluso - rischia uno smantellamento che bisogna impedire».