«Nuova puntata nella restituzione della Edisud Spa, editrice della Gazzetta del Mezzogiorno, a Mario Ciancio Sanfilippo. A seguito delle dimissioni del Consiglio di amministrazione e del Collegio sindacale, senza che la famiglia Ciancio avesse nominato i nuovi organi (eccependo un difetto di forma nella convocazione dell'assemblea societaria) e dopo la decisione del Tribunale di Catania di prorogare il Cda dimissionario per far eseguire all'editore le nomine di propria competenza previste dalla legge, Ciancio Sanfilippo ha comunicato la volontà di porre in liquidazione la società editrice del giornale». Così si legge sul sito web del quotidiano a introduzione del comunicato sindacale, che riportiamo di seguito, con il quale il Comitato di redazione della Gazzetta aggiorna i lettori sul 'calvario infinito' che giornale e giornalisti, insieme con tutti i lavoratori della Gazzetta, stanno vivendo in questi mesi.
Al loro fianco la Federazione nazionale della Stampa italiana e le Associazioni regionali di Stampa di Puglia e di Basilicata, che fanno appello alla classe imprenditoriale del territorio affinché «si faccia avanti, anche tramite cordata, per salvare la Gazzetta del Mezzogiorno dal baratro del fallimento cui sembra condannata».
PER APPRONFONDIRE
Di seguito il comunicato di Fnsi e Assostampa di Puglia e di Basilicata. A seguire il comunicato del Cdr della Gazzetta del Mezzogiorno e, infine, la presa di posizione dell'Ordine dei giornalisti di Puglia e dell'Ucsi regionale e la solidarietà di Esecutivo Usigrai e Cdr e fiduciari Rai.
Gazzetta del Mezzogiorno, Fnsi e Assostampa di Puglia e di Basilicata: «Gli imprenditori del territorio si facciano avanti per salvarla»
«Il tempo degli incontri istituzionali, delle solidarietà o delle passerelle mediatiche è finito: è tempo che la classe imprenditoriale di Puglia e Basilicata si faccia avanti, anche tramite cordata, per salvare la Gazzetta del Mezzogiorno dal baratro del fallimento cui sembra condannata». È l'appello delle Associazioni di Stampa di Puglia e Basilicata, insieme con la Federazione nazionale della Stampa italiana, dopo che l'editore - tornato in possesso del giornale a seguito del dissequestro deciso dal Tribunale di Catania – ha annunciato la volontà di mettere in liquidazione la Edisud spa.
«A fine mese - proseguono la Fnsi e le Assostampa - il Tribunale di Bari sarà chiamato ad esprimersi sulla eventuale continuità dell'azienda. Ma a un anno e mezzo dal sequestro deciso dai giudici di Catania, il giornale è riuscito a sopravvivere sinora solo grazie alla caparbietà di giornalisti e poligrafici, che hanno continuano a lavorare e così a garantire l'uscita quotidiana in edicola anche quando non veniva loro pagato lo stipendio. Quei sacrifici, ora, rischiano di andare persi dinanzi alla volontà dell'editore di dismettere il principale organo di informazione della Puglia e della Basilicata, dopo averne provocato il dissesto tramite un management rimasto alla guida finanche durante la procedura giudiziaria e aver allontanato per anni ogni offerta di acquisto che consentisse la tutela e il futuro della testata».
«Dinanzi a tale situazione - conclude il sindacato - gli imprenditori pugliesi e lucani non possono rimanere silenti spettatori. Occorre un impegno forte e chiaro da parte del territorio che, per 135 anni, è stato raccontato dal giornale con professionalità ed equilibrio. La Gazzetta è un bene di tutti ed è dovere da parte di tutti i pugliesi e lucani provare a difenderlo».
Gazzetta del Mezzogiorno, Ciancio vuole mettere in liquidazione la società. Il Cdr: «Beffa mortale per il nostro giornale»
Vergogna. Mario Ciancio Sanfilippo ha gettato la maschera del vecchio gentiluomo siciliano per rivelare il volto del comandante che abbandona la nave nella tempesta. Anzi, che insieme con i suoi eredi la porta sugli scogli prima di scendere. Con una mossa a sorpresa dietro l'altra, l'editore sta esplicitando il suo totale disinteresse per la Gazzetta. L'ultima è di ieri, quando ha dichiarato al Cda uscente la volontà di porre in liquidazione la società editrice del giornale, quella Edisud Spa di cui ha tenacemente chiesto la restituzione al Tribunale di Catania, evidentemente con l'unico scopo di riabilitare – legittimamente – la sua immagine dopo le imputazioni per presunto concorso esterno in associazione mafiosa, in un processo peraltro ancora in corso.
Ci eravamo illusi che diciotto mesi di battaglie legali lo avessero motivato a dimostrare all'Italia intera che la famiglia Ciancio Sanfilippo era pronta a ripartire. E ci eravamo illusi non sulla base di una ingenua e astratta fantasia. Negli ultimi diciotto mesi noi lavoratori della Gazzetta (giornalisti, poligrafici e quasi tutti gli amministrativi) abbiamo accettato pesanti sacrifici: tagli progressivi e strutturali alle buste paga, intere mensilità perdute nel calderone dei debiti societari, quote ingenti di contributi e trattamento di fine rapporto nella stessa fornace debitoria. E questo dopo che per tutti gli anni della gestione Ciancio abbiamo comunque subìto stati di crisi, prepensionamenti, contratti di solidarietà e riduzioni di stipendio che puntualmente ci venivano prospettati come manovre indispensabili e definitive «per mettere i conti in sicurezza». E il tutto a fronte di un impegno professionale sempre crescente. Pensavamo che la tenacia dell'editore nel rivolere indietro il giornale si potesse sposare con la fiducia dimostrata dai lavoratori nell'accettare sacrifici al buio.
Che cosa c'è di peggio che tradire la fiducia di chi ha creduto sulla parola? A questo punto si incastrano perfettamente tutti i pezzi del mosaico. La situazione debitoria accumulata dalla Edisud ben prima del sequestro imposto dal Tribunale di Catania nell'ambito dell'inchiesta su Mario Ciancio Sanfilippo, conferma - alla luce degli ultimi atti - la consapevolezza da parte dell'azionista di quanto facevano i manager da lui nominati a cominciare da Franco Capparelli.
Ora serve nuova luce per capire come si siano inspiegabilmente deteriorati i bilanci degli ultimi anni, così come restano inesplicabili alcune scelte gestionali. Non volevamo credere a quel che vedevamo: un editore che assiste incurante alla distruzione di un giornale come pochi ce ne sono in Italia per storia, diffusione e radicamento nel proprio territorio.
Adesso abbiamo capito che non era solo noncuranza. Era consapevole avallo e forse il tempo ci rivelerà anche a quale disegno risponde questa sistematica demolizione. Abbiamo il dovere di dirlo ai nostri Lettori e a tutti i protagonisti sociali e istituzionali di Puglia e Basilicata. Abbiamo, anche, il dovere di dire agli imprenditori pugliesi e lucani, ai quali la Gazzetta ha sempre dato voce e visibilità, che questo accade quando si consente che le risorse della propria terra finiscano in mani estranee. Un discorso che vale tanto per il nostro giornale, quanto per altri valori e istituzioni nevralgiche della società nella quale si ambisce a prosperare.
L'immediata e primaria conseguenza della volontà della famiglia Ciancio Sanfilippo di porre in liquidazione la Gazzetta è intanto l'aggravamento della situazione economica della società editrice. In questo aggravamento, si inserisce anche l'inevitabile disordine organizzativo e a seguire la mancanza di governance nella quale il giornale è proiettato. Questi tre fattori comportano giorno per giorno - e adesso ancor di più - un ulteriore progressivo peggioramento del pregiudizio dei diritti dei creditori.
Cari Lettori, l'ultima cosa che vorremmo fare noi giornalisti e lavoratori della Gazzetta sarebbe decretare la morte del quotidiano dei pugliesi e dei lucani. E, invece, abbiamo la sgradevole sensazione di venire spinti verso questa macabra beffa: essere presi per sfinimento dopo quasi due anni di battaglie legali - con sordi veri e sordi che, forse, non volevano neanche sentire - affinché la parola 'fine' la scrivano coloro che condividono con voi l'amore per il giornale. E, invece, c'è chi sta dimostrando di volerlo solo gettare via come un fazzoletto usato.
Odg Puglia: «Mettere in campo tutte le energie per impedire che si perda un presidio di democrazia»
«La richiesta di liquidazione della Edisud, proprietaria della Gazzetta del Mezzogiorno, non era la chiarezza che auspicavamo dall'editore Mario Ciancio Sanfilippo all'indomani della restituzione della società da parte del Tribunale di Catania». È quanto si legge in una nota diffusa dall'Ordine dei giornalisti della Puglia in merito al comunicato del Cdr della Gazzetta del Mezzogiorno.
«Ora che è caduta anche questa, speriamo ultima, maschera - continua la nota - è necessario andare oltre la solidarietà e mettere in campo tutte le energie per impedire alla Puglia e alla Basilicata di fare a meno di un presidio di democrazia. Questo territorio non può permettersi di rinunciare a un pezzo della sua storia e deve avere la forza, la capacità, la creatività di individuare una via di futuro non solo per i giornalisti, i poligrafici, gli amministrativi ma per l'intera comunità del giornale che è rappresentata dai cittadini-lettori». (Ansa)
Ucsi Puglia: «Inaccettabile che scompaiano dal panorama dell'informazione nazionale voci che hanno una così lunga storia»
L'Ucsi Puglia condivide l'appello che i colleghi della Fnsi e dell'Assostampa rivolgono agli imprenditori del territorio perché si impegnino a salvare la Gazzetta del Mezzogiorno. «In un momento storico in cui il lavoro dei giornalisti è tanto e rischioso, come non ha mancato di sottolineare Papa Francesco oggi durante la messa a Santa Marta, non si può accettare il rischio che scompaiano dal panorama dell'informazione nazionale voci che hanno una così lunga storia e soprattutto garantiscono lavoro a tanti colleghi. Facendo nostre - si legge in una nota del gruppo regionale - le parole del Santo Padre: "Preghiamo per gli uomini e le donne che lavorano nei mezzi di comunicazione... Che il Signore li aiuti in questo lavoro di trasmissione, sempre, della verità"».
L'Esecutivo Usigrai e l'Assemblea dei Cdr e dei fiduciari Rai: «Solidarietà ai lavoratori della Gazzetta del Mezzogiorno»
I Cdr e i fiduciari della Rai esprimono «piena solidarietà» ai dipendenti della Gazzetta del Mezzogiorno. «Il quotidiano è rimasto in piedi fino ad ora grazie all'impegno e ai sacrifici delle lavoratrici e dei lavoratori. Ora - si legge in una dichiarazione conginute - non possono continuare a pagare loro il conto. Quindi, diciamo con chiarezza che siamo al fianco dei dipendenti della Gazzetta del Mezzogiorno e al fianco della Fnsi per tutte le iniziative che si intenderà mettere in campo».